Economia

Stellantis, si schianta la produzione in Italia

Nei primi sei mesi un crollo del 36% per le sole vetture e del 25% considerando i furgoni. Urso all’attacco sugli incentivi

Stellantis

Altro che un milione di auto prodotte in Italia. Stellantis non è neppure a un terzo del risultato auspicato dal governo. La denuncia è del sindacato Fim Cisl, secondo cui da gennaio a giugno dagli impianti di Stellantis sono usciti in tutto 303.510 veicoli. Per un crollo del 25,2% rispetto a un anno prima, quando le unità prodotte erano state circa 405mila. Se tutto andrà bene, a dicembre potremmo essere poco oltre quota 500mila, cioè la metà del target prefissato.

Una situazione da semi-coma, che contagia tutti i siti Stellantis, con le sole eccezioni di Pomigliano e Atessa che hanno un bilancio in progresso, seppur con meno energia rispetto allo scorso anno. Caustico il monito di Adolfo Urso: in mancanza di un cambio di passo da parte del gruppo franco italiano, che vede Exor azionista con circa il 16% del capitale, il governo indirizzerà “diversamente” gli incentivi dei prossimi anni, così da sostenere “in gran parte” gli investimenti produttivi della filiera dell’automotive in Italia.

In particolare le sole autovetture, il comparto con più difficoltà, accusano un crollo del 35,9% pari a 186.510, mentre tengono i veicoli commerciali (+2% a 117mila pezzi prodotti). Ma se, analizzando da vicino le macchine, il sito di Pomigliano D’Arco avanza del 3,5% e sforna ormai da solo più della metà della produzione, Melfi e Mirafiori precipitano nel vuoto. Le perdite, complici le chiusure forzate fino a settembre con relativi tagli occupazionali, sono pari rispettivamente al 57,6% e al -63%. In particolare il polo torinese, lo stabilmento orgoglio della Fiat ai tempi degli Agnelli, perde volumi sia sulla 500 elettrica sa sulla Maserati

In generale, tutti i siti italiani di Stellantis subiscono la mancanza di nuovi modelli, dopo la decisione dell’ad Carlos Tavares di affidarne la realizzazione ai più competitivi impianti del resto d’Europa. Pesa poi, dice il sindacato, il ritardo con cui sono stati varati gli incentivi. Il gruppo auto presieduto da John Elkann, il principale erede dell’Avvocato, si è detto “pienamente consapevole” dell’impatto che l’andamento del mercato italiano, e più in generale Europeo, sta avendo sulla produzione nazionale, con particolare riferimento ai veicoli elettrici e, nel caso di Mirafiori, alla 500 elettrica.

In sostanza, la crisi del mercato dell’auto elettrica con il flop delle immatricolazioni sommata alla feroce concorrenza cinese e alla risposta europea con i maxi-dazi, obbliga Stellantis a “procedere e operare con unità di intenti e visione, attraverso aiuti diretti e indiretti, per competere a livello internazionale”. Tradotto: servono scelte difficili e bisogna arrangiarsi a mitigare l’occupazione con iniziative come il Mirafiori Automotive Park 2030 per la transizione e l’economia circolare.

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Peccato che sia un po’ come pretendere di curare un malato in terapia intensiva con un anti-influenzale. La battaglia di Stellantis con il governo  per ottenere nuovi aiuti di Stato procede. L’unica cosa da fare è rendere il nostro Paese attrattivo per chi vuole davvero investire.

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