Tartassati di Irpef, nessuno paga più di noi in Europa

Milano in testa. E l’Italia resta quinta per pressione fiscale complessiva

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L’Irpef preleva ogni anno 174 miliardi dalle tasche di 42 milioni di contribuenti. Di questi,  23,3 milioni sono lavoratori dipendenti, 1,6 milioni autonomi, 14,5 milioni pensionati e altri 1,6 milioni presentano altri redditi per esempio da affitti e terreni o ancora rendite mobiliari.

In media il salasso si attesta a 5.300 euro a testa e assegna agli italiani il poco invidiabile primato in tutta la zona euro, quando si considera il peso dell’imposta sui redditi delle persone fisiche.

Malgrado le parziali riforme fiscali abbozzate dal governo, solo Francia, Belgio, Danimarca e Austria fanno peggio quando si tratta di pressione fiscale. L’erario italiano si mangia infatti il 42,5% dei redditi, contro una media Ue che si ferma al 40,3%.

Quest’anno il ministero del Tesoro promette di scendere al 42,1% ma per avere conferma che di certo non basta per sostenere i consumi e il Pil, si può confrontare il dato italiano con il 45,8% di Parigi, il 40,6% di Berlino e il 37,8% di Madrid.

Torniamo ora alla sola Irpef. E’ nella città metropolitana di Milano che vivono i più tartassati d’Italia, con un salasso pro-capite pari a 8.527 euro. Seguono Roma, Monza-Brianza, Bolzano e Bologna, mentre i meno “vessati” dal fisco sono i residenti della Sud Sardegna con 3.338 euro.

Le cifre si riferiscono al 2022 e sono state raccolte dalla Cgia di Mestre analizzando i versamenti Irpef delle 107 province italiane. Va detto che l’esborso è già depurato:

  • da una ventina di miliardi di detrazioni come spese mediche, tasse scolastiche, interessi passivi sul mutuo prima casa o bonus edilizi.
  • da altri 28 miliardi di oneri deducibili come i contributi alla previdenza integrativa per costruirsi una pensione di scorra in grado di arrotondare un assegno Inps che promette di essere sempre più magro.

 

Calcolatrice alla mano, senza detrazioni e deduzioni, l’Irpef è quindi un bagno di sangue da oltre 220 miliardi per i contribuenti italiani. Dato che il sistema tributario poggia sul criterio di progressività, i cittadini che pagano di più dovrebbero corrispondere a quelli più abbienti.

Una premessa questa tuttavia, vera solo in parte, vista la piaga miliardaria del sommerso e dell’evasione malgrado il grande fratello fiscale. Come detto il versamento Irpef medio è stato di 5.381 euro, ma sempre su scala nazionale quasi sette contribuenti su dieci hanno dato di meno all’Erario.

Percentuale di contribuenti sul totale regionale che versano un importo Irpef inferiore a quello medio nazionale pari a 5.381 euro.

La zona dello Stivale che presenta la percentuale più bassa di “micro-contribuenti”, pari al 60%, è la Provincia Autonoma di Bolzano, quindi Lazio, Lombardia, Valle d’Aosta, Emilia Romagna e Liguria.

Leggi anche: La Germania arranca sul Pil, ma crocifigge l’Europa sul rigore.

La regione, invece, dove l’Irpef viene più spesso risolta con micro-assegni è la Calabria, dove quasi 8 contribuenti su 10 versano meno della media nazionale, quindi Provincia autonoma di Trento e  Marche.

Evidente che sarebbe necessaria una reale riforma fiscale che abbassi le tasse anche a chi ha redditi capienti, così da alimentare i consumi e quindi la crescita. Una impresa però semi-impossibile a causa della soma del debito pubblico.

A meno di non cambiare le regole di una Europa che ci sta strozzando, anche con il nuovo Patto di Stabilità e con un diktat sulle case green che ci costerà come quattro Pnrr.

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