Secondo un credo comune, purtroppo errato, si attribuiscono le colpe di pesanti perdite genericamente ai mercati o ad istituzioni finanziarie; niente di più sbagliato perché operare in autonomia richiede un’approfondita conoscenza tecnico-specialistica ed una costante informazione circa ciò che accade nel mondo non solo in ambito economico-finanziario, appunto, ma anche a livello geopolitic.
Ecco perché il primo consiglio per tutti gli investitori è quello di farsi seguire da un private banker ed affidarsi al risparmio gestito e, se proprio si decidesse di voler operare per conto proprio, destinare al trading non più del 10/15% del totale della propria liquidità basandosi sulle proprie tasche tenendo conto degli impegni assunti e soprattutto ripetere a se stessi fino alla noia che le performances sono strettamente legate al rischio, sia profitti che perdite.
Riterrei inoltre alquanto superfluo consigliare di non dare alcun credito a chi promette alti guadagni con minimo rischio perché è un formula magica che non esiste.
Ciò premesso andiamo dritti al punto che nell’approfondimento affrontato in questo articolo è il citato rischio e come ridurne l’incidenza.
Partiamo da un dato certo ed inconfutabile, ovvero che i mercati hanno soltanto due direzioni, su e giù, tradotto in numeri significa che ogni operazione parte con il 50% di probabilità di successo o profitto oppure, se si vuol vedere il bicchiere mezzo vuoto, con il 50% di probabilità di insuccesso o perdita, sia operando long (al rialzo) o short (al ribasso).
Stabilita questa base il nostro compito è trovare i metodi più efficaci al fine di abbassare il più possibile livello di rischio e consentirci di entrare nei mercati con probabili chances di profitto per ogni operazione che decidiamo di porre in essere.
Per raggiungere tale traguardo bisogna prendere in considerazione molteplici variabili ognuna delle quali, se attentamente studiata ed applicata, contribuisce a rendere le nostre operazioni meno rischiose e di conseguenza con maggiore probabilità di uscirne in profitto.
Questo esercizio è utile non solo per abbassare il livello di rischio come precauzione a se stante bensì è una pratica che allena la mente a ragionare correttamente e saper adottare soluzioni o prendere decisioni in frazioni di secondo perché il tempismo nei mercati è una delle chiavi del successo; un po’ come cercare di schematizzare, per quanto possibile, le situazioni più critiche in cui ci si può trovare ed adottare per ognuna di esse la strategia più adeguata per uscirne indenni, in profitto o limitare le perdite.
Prima di approfondire il discorso sulle variabili occorre stabilire un modus operandi che prevede innanzitutto il non sentirsi forzati ad entrare nei mercati ogni giorno e tantomeno quando non sussistono condizioni tali da garantirci una capacità decisionale in piena tranquillità.
In parole povere se non ci sentiamo pronti o non sappiamo come districarci in determinate situazioni non dobbiamo assolutamente entrare, o, se proprio si vuole, bisogna armarsi di molta più pazienza del previsto ed attendere il momento giusto; e durante 8/12 ore di momenti giusti ne capitano abbastanza; il nostro trading però non deve diventare uno stress altrimenti la mente perde lucidità e possiamo dire addio alle performances.
Pertanto operiamo soltanto quando riteniamo di essere psicologicamente in grado di farlo e non perché siamo forzati a guadagnare per un qualsiasi motivo, non bisogna avere fretta perché i mercati non smettono di esistere e di conseguenza le opportunità.
Vige esattamente il contrario del detto non rimandare a domani ciò che puoi fare oggi perché per i mercati esiste sempre un domani ed in ogni domani esistono delle opportunità, ciò che può mutare è l’entità dei profitti o delle perdite ma le opportunità ci saranno sempre.
In pratica dobbiamo non solo abbassare il livello di rischio ma anche tenere a bada lo stress altrimenti tutti i potenziali vantaggi di questa attività vengono meno.
In definitiva keep calm e go only when you are ok.
Dopo questa doverosa ulteriore premessa veniamo al nocciolo della questione, ovvero le principali variabili per la mitigazione del rischio che possiamo elencare come segue:
- informazione
L’informazione è fondamentale, sapere cosa accade minuto per minuto sia a livello globale che locale è di vitale importanza in quanto ci consente di capire come si muovono i mercati, quali, che tipo, quante opportunità potremmo avere ed attraverso quali strumenti; possiamo attribuire all’informazione costante un ipotetico punteggio di 6, ovvero una corretta e costante informazione abbassa il livello di rischio di circa il 6%.
- analisi tecnica
Altra variabile da prendere in considerazione è l’utilizzo dell’analisi tecnica in quanto, soprattutto nel trading intraday, ma anche per operazioni a breve e medio termine, fornisce, attraverso decine di studi e modelli, preziosissime informazioni su momenti, volumi, psicologia degli operatori in determinati periodi, trends, previsioni e molto altro ed è bene avvalersi dei vari mezzi messi a disposizione, a maggior ragione se oggi il tutto è demandato a software che seguendo i mercati restituiscono dei valori che poi noi dobbiamo imparare ad interpretare e dar loro il giusto peso.
Attribuiamo quindi all’analisi tecnica un ipotetico punteggio di 8, ovvero quale componente di mitigazione del rischio con un parametro del 8%.
- condizione psicofisica
La condizione psicofisica è il presupposto base per affrontare i mercati in ottica di trading intraday o a breve, la stabilità emotiva e la capacità di non lasciarsi trascinare dagli eventi avversi perdendo la calma (e la lucidità) sono elementi vitali.
Infatti accade spesso che un errore, inteso come un attimo fondamentale in cui la nostra mente non ha risposto alle esigenze operative del momento, possa compromettere anche giorni di profitto e portare sconforto e depressione che sono due stati d’animo in antitesi con il trading.
Chi opera costantemente sui mercati sa benissimo che bisogna saper reagire ad eventi avversi ed accettare eventuali perdite perché sono parte di questo lavoro, bisogna essere preparati emotivamente e non perdere lo smalto e la concentrazione; soprattutto bisogna essere precisi come dei chirurghi e rispettare gli obbiettivi che ci si pone.
Attribuiremo alla condizione psicofisica un punteggio di 7, pertanto avremo una riduzione media del rischio del 7%.
Applicando pedissequamente i dettami derivanti dall’analisi di questi tre elementi è molto probabile che non rientreremo tra l’85% dei traders che sono sempre in perdita. Avremo virtualmente abbassato la componente rischio al 29% il ché non significa avere il 71% di probabilità di successo bensì di non chiudere in perdita.
Per concludere sottolineo che operare sui mercati non è come giocare al lotto e pertanto è essenziale porsi dei limiti oltre i quali non spingersi, anche in caso di profitto perché questo modo di ragionare abitua la mente ad agire quando necessario in ottica di protezione e di conservazione del profitto.
Pertanto la componente emotiva deve essere limitata al minimo in quanto è molto semplice cadere nel sentimento di rivalsa, quando si subiscono perdite, o di avidità, quando si è in profitto; utilizziamo quindi spesso gli strumenti che i software, freddi e privi di emozioni, ci mettono a disposizione: stop-loss e take-profit per limitare i danni e non perdere un eventuale profitto minimo programmato.
Antonino Papa, 13 aprile 2022