Economia

Un miliardo di euro per il “cibo pubblico”: perché le mense scolastiche entrano nel PNRR

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Il “cibo pubblico”, quello che lo Stato cucina per i propri cittadini, entra nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Un investimento di circa un miliardo di euro, infatti, è stato destinato per il periodo 2021-2026 con lo scopo di realizzare 1.000 nuove mense scolastiche, con particolare attenzione al Sud Italia.

L’iniziativa è maturata nelle ultime settimane grazie alla sollecitazione congiunta di una serie di realtà che operano nel campo della ristorazione collettiva, dell’educazione alimentare e dell’agricoltura e grazie alla consapevolezza maturata al Ministero dell’Istruzione e in alcune componenti parlamentari della valenza strategica per il futuro del Paese, anche a livello sanitario, della responsabilità di dover garantire un cibo buono e sano ai propri giovani cittadini.

Un cibo di qualità e che incida anche sulla salute degli studenti è dunque un imperativo. Soprattutto alla luce dell’emergenza alimentare scaturita dalla chiusura delle mense durante l’ultimo anno di scuola e che ha portato a una crescita esponenziale di disagio e povertà alimentare tra alunni e studenti ogni ordine e grado. Secondo un rapporto di Save the Children Italia è stato calcolato che a causa della pandemia oltre 160.000 bambini in Italia abbiano perso il loro unico pasto completo.

Il parlamento all’inizio dello scorso aprile, sensibilizzato dal rapporto citato e dalla interlocuzione con diversi protagonisti del settore che da mesi argomentano sulla necessità di rivoluzionare il paradigma della ristorazione collettiva, ha approvato una mozione di maggioranza sul tema delle riaperture delle scuole composta di 15 punti. Uno in particolare ha impegnato il governo Draghi a realizzare un progetto di riqualificazione delle mense scolastiche, così da offrire cibo di qualità agli studenti e formali sul tema della corretta alimentazione.

Pochi giorni dopo il direttore generale di Save the Children Italia, Daniela Fatarella e il vice direttore della FAO, Maurizio Martina in una una lettera aperta al Corriere della Sera hanno chiesto al governo italiano di utilizzare parte dei fondi del Recovery Plan sul tema dell’alimentazione a scuola. Le sollecitazioni parlamentari e pubbliche hanno dunque prodotto un esito positivo, spingendo il governo ad accoglierle e inserirle nel PNRR.

Ora per finalizzare il progetto operativo che definirà il piano grazie al quale il Ministero dell’Istruzione realizzerà questa iniziativa, nel mese di maggio la componente parlamentare Facciamo Eco, dietro sollecitazione dell’on. Alessandro Fusacchia, ha programmato una iniziativa di dibattito pubblico in sede parlamentare denominata “Nutrirsi a Scuola – Cibo di qualità, mense scolastiche, educazione alimentare” che prevede incontri online pubblici cui parteciperanno esperti e rappresentanti di organizzazioni interessate alla nutrizione scolastica, per discutere insieme di proposte concrete, tese a ripensare completamente la nutrizione a scuola, il sistema delle mense scolastiche, il ruolo dei cuochi della ristorazione collettiva, l’educazione alimentare. Diversi soggetti coinvolti, tra i quali Cittadinanzattiva, Legambiente, Angem, EducAzioni, Slow Food Italia, Teach for Italy, Save The Children, Legacoop, Niko Romito Campus.

Sarà proprio il Campus di Ricerca e Alta formazione dedicato alla ristorazione collettiva disegnato dallo chef 3 stelle Michelin Niko Romito, in collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma, a cogliere la sfida di ridare dignità alla figura dei cuochi delle mense pubbliche.

Questi cuochi, spesso poco considerati dal mercato del lavoro e dalla società, con il loro lavoro quotidianamente preparano pasti per milioni di persone e svolgono dunque un ruolo dall’alta responsabilità sociale che incide in modo sempre più significativo sulla transizione ecologica del pianeta e sulla qualità della vita e sulla salute dei cittadini.

Sostenibilità ambientale ed ecologica, economia circolare, accesso democratico al cibo di qualità con ricadute positive sulla salute pubblica, formazione e sensibilizzazione delle giovani generazioni. Questo nuovo approccio al “cibo pubblico” potrà essere un driver strategico della transizione ecologica dell’Italia, intercettando la capacità del mondo agricolo e dell’agro-industria di dialogare in modo intelligente con il mondo della ristorazione collettiva pubblica, che finalmente si è data un nuovo ambizioso obiettivo: far mangiare bene i propri studenti, abbattere i costi della sanità pubblica legati alla cattiva alimentazione, educare i cittadini di domani su come alimentarsi bene nel rispetto delle biodiversità e della stagionalità degli alimenti.

 
Antonello Barone