Sì o no ai vaccini? Sì o no a vaccinare anche i bambini con età inferiore ai 12 anni?
Sarebbe bello poter rispondere a queste due domande, tuttavia credo che per farlo bisognerebbe avere le competenze giuste. Non credo neanche nella capacità discernitiva di un medico qualunque, ci vorrebbero degli specialisti. Tuttavia quelli bravi latitano, non perché non ve ne siano, per carità, ma perché quelli bravi difficilmente perdono tempo con gli organi di stampa, normalmente, per loro, il miglior modo d’impiegare il tempo è quello di far ricerca all’interno dei loro laboratori.
Quindi, se proprio volete una risposta alle domande del titolo non è ad un giornalista come il sottoscritto che dovete rivolgere i vostri interrogativi e neanche ad amici che non hanno professionalità in questo settore. Ma nemmeno dovete lasciarvi condizionare da articoli che arrivano fino a voi, spesso e volentieri dai social, articoli per i quali, sia per una fazione che l’altra, è difficile comprendere soprattutto l’autenticità delle fonti e l’autorevolezza e l’affidabilità di chi scrive.
Ed allora a chi porre le nostre domande? Quello che invece appare difficilmente manipolabile sono i dati ufficiali emessi dalle organizzazioni e dagli enti internazionali e nazionali, dati, che, scendendo nel dettaglio su scala sempre più piccola, permettono di tener più facilmente sotto controllo tutti i fenomeni epidemiologici.
I numeri ci dicono la verità… ci dicono cosa stia succedendo
Ieri il mio amico Dario Donato, giornalista di Mediaset, su Linkedin ha postato una grafica che dovrebbe lasciare spazio a pochissimi dubbi e che potrebbe aiutarci a descrivere in una direzione o nell’altra il fenomeno che stiamo misurando. La grafica è costruita in maniera puntuale ed estremamente utile dal professor Paolo Spada su dati del servizio sanitario nazionale. Numeri…
Una volta un gestore mi ha detto che i numeri… “se li strizzi ti dicono sempre ciò che desideri sentirti dire”, come a sottolinearne la possibile interpretazione. Tuttavia i numeri che stiamo per vedere ci permettono invece di dare una risposta abbastanza netta ad entrambe le domande con cui abbiamo titolato questo nostro articolo.
Cominciamo con la prima tabella che ci fa vedere con degli istogrammi abbastanza chiari come si sono mossi i contagi nel corso degli ultimi 23 giorni. In pratica il 50% dei contagi è nella fascia di età tra i 10 e i 30 anni, e i contagi tendono a diminuire drasticamente con l’età.
Se i maggiori contagi avvengono tra i giovani, come vediamo dalla prossima slide, la maggior parte dei decessi, in pratica il 95% avviene sopra i 50 anni ma è dai 70 anni in poi che ne ritroviamo l’80%. Invece nella fascia d’età più bassa non ci sono decessi e le pochissime terapie intensive che troviamo sono di persone senza vaccini.
Ma da tutto questo cosa possiamo imparare? Innanzitutto che la fascia più a rischio resta sempre quella fragilissima delle persone più avanti con l’età ma che si stanno contagiando di meno perché isolate, più accorte e più informate e più vaccinate.
I giovani invece sembrano essere più “menefreghisti” ed è proprio tra di loro che stanno salendo, anche di tanto i contagiati, per un menefreghismo che è suffragato da un’indice di mortalità che dagli zero ai 49 anni non tocca nemmeno il 3%. il 2,70% per la precisione, ma che è praticamente nullo da 0 a 40 anni.
Prendendo in considerazione anche la prossima slide il quadro si fa più chiaro. In questa grafica il colore fucsia più scuro rappresenta le persone che hanno completato il ciclo vaccinale, quello rosa fa riferimento a chi ha fatto solo la prima dose di vaccino, mentre l’azzurro rappresenta la quota di non vaccinati.
Cominciamo dai nuovi contagi (nuovi positivi). La maggior parte sono nella fascia dai 12 ai 40 anni. Aumenta la voglia di fare, di uscire, di essere promiscui, di lasciarsi andare. Così anche chi è vaccinato o semi-vaccinato, in questa fascia d’età rischia di contagiarsi, ma come vediamo sono praticamente nulli i decessi; ci sono poche terapie intensive e sono a totale appannaggio dei non vaccinati di questa corte ed anche sulla questione ricoveri ci sarebbe poco da considerare se non che quelli più a rischio sono quelli senza vaccini.
E’ evidente dagli istogrammi successivi che la fragilità cresce al crescere dell’età, ma soprattutto cresce (ricoveri, terapie e decessi) al diminuire delle coperture vaccinali.
Tutto questo porta in un’unica direzione. La risposta alla prima domanda non può che essere affermativa:
Vaccini sì o vaccini no? Vaccini sì
E per la domanda su successiva? Se vaccinare o non vaccinare i piccoli? Bhe anche in questo caso i numeri sono molto chiari:
in questa fascia di età ci si contagia facilmente;
La stragrande maggioranza di questi quasi non si accorge di averlo;
Decessi e ricoveri sono praticamente nulli anche senza vaccino in questa fascia d’età.
Bambini vaccinati o bambini senza vaccino?
Guardando bene l’ultima tabella e facendo riferimento alle precedenti posso dire che alla domanda:
AI bambini si o no? Ci troviamo ancora nelle condizioni di poter dire no.
Tutto così semplice? Se fosse per i numeri soltanto certamente. Tuttavia quello che molte volte conta, anche qui, come in finanza, è il nostro stato emotivo che ci fa commettere errori che non dovremmo. Quindi, vanno bene i numeri e le risposte che ci forniscono, tuttavia per essere tranquilli la regola aurea da seguire è quella di affidarsi a professionisti (medici) competenti in grado di guidare i nostri comportamenti sanitari.
C’è un’ultima considerazione da fare secondo voi visti numeri e grafica i vaccini stanno funzionando?
Leopoldo Gasbarro