Questo importante segmento del Made in Italy deve affrontare numerose sfide di natura normativa, economica ma anche ideologiche. Tema caldo per il neoministro dell’Agricoltura e Sovranità Alimentare, Francesco Lollobrigida. A difendere il settore ora iniziano a mobilitarsi i consorzi, il mondo della cooperazione ma anche quello della cultura.
Il vino è un prodotto naturale fortemente legato al territorio del bel paese che da millenni è alla base della dieta mediterranea oltre ad essere parte integrante della nostra cultura e tradizione. E’ un alimento che va tutelato dagli attacchi di quanti intendono demonizzare il vino come fosse un prodotto dannoso alla salute, senza fare alcuna distinzione tra l’uso moderato del vino come alimento che accompagna i pasti e l’abuso di alcol. Il vino è prodotto da un solo ingrediente, l’uva, e non viene realizzato tramite una ricetta come invece accade per la birra e i super alcolici. In quanto tale non va equiparato alle altre bevande alcoliche e non va certamente demonizzato.
A causa di un approccio semplicistico e non supportato da dati, in Europa ma anche in numerosi altri Paesi del mondo, si sta delineando una scuola di pensiero che accusa anche il vino di essere dannoso per la salute al pari delle altre bevande alcoliche. Questo minaccia la sopravvivenza di un settore che affonda le radici nella nostra cultura e nella nostra storia e che sostiene la biodiversità e l’economia. E’ evidente che l’intero settore deve essere unito, fare sistema e coinvolgere anche il mondo scientifico e politico nella discussione con azioni di sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Per questo la corretta comunicazione, la divulgazione scientifica e l’informazione svolgeranno un ruolo fondamentale.
Da vari studi emerge che bere vino durante i pasti con moderazione è salutare e fa vivere più a lungo. L’eccesso nel consumo di alcol è ovviamente dannoso come il comportamento negativo di berlo lontano dal cibo. Il riferimento è agli studi che ne analizzano il processo biotecnologico di fermentazione e dal quale si ricavano nutrienti (resveratrolo, antocianine, proantocianidine, polifenoli, etc.) importanti per il corretto funzionamento del nostro organismo. Siccome il problema dell’alcolismo affligge molto i paesi anglosassoni, il nord Europa e il sud America, si è introdotta una politica imperante di «tolleranza zero» che ha coinvolto non solo i produttori di birra e superalcolici ma anche e purtroppo quelli di vino. Come dice il Prof. Luigi Moio, Presidente dell’OIV (Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino) “bisogna distinguere il vino dalle altre bevande alcoliche nonostante ci sia, ovviamente, una presenza di alcol anche nel vino.
Il vino è un prodotto mono ingrediente, tutti i componenti necessari per produrlo sono all’interno del grappolo d’uva, l’alcol si forma naturalmente durante la fermentazione e circa l’85-86% del contenuto del vino è acqua. Come bevanda alcolica è unica per il modo in cui viene ottenuta e per i forti legami con i territori in cui nasce tant’è vero che il vino si sta imponendo come fenomeno mondiale in quanto modello di diversità. Tra l’altro, il vino consumato durante i pasti, a piccoli sorsi e in modo responsabile e corretto, non crea i problemi soprattutto legati ai superalcolici. Inoltre il suo grado di acidità, l’alta presenza di acqua e di tannini, contribuiscono a ripulire la bocca conferendo ulteriore sapore al cibo.
Occorre però distinguere l’abuso dal consumo responsabile un concetto che non può essere recepito se non si avviano processi di educazione per coloro che si avvicinano alla bevanda. Per i Paesi storicamente produttori, come Italia, Francia o Spagna, il consumo è di norma più corretto perché vino e vigna fanno parte della tradizione culturale. Ma nei Paesi che non hanno avuto la fortuna di coltivare la vite e produrre vino occorre attivare programmi di formazione che facciano comprendere l’altissima valenza culturale di questo prodotto e promuovano il consumo responsabile soprattutto durante i pasti”.
Un concetto importante che va evidenziato è quello che non si combatte l’abuso proibendo ma facendo informazione. Tutti i consumi eccessivi sono dannosi e occorre investire nell’educazione rispetto ad un consumo moderato e consapevole. Stiamo lavorando intensamente e su questo fronte occorre lavorare insieme, per trasferire il concetto di vino come alimento e qual è il modo giusto di consumarlo come ad esempio è stato fatto dal MAVV – Museo Arte Vino Vite di Portici che ha avviato il programma con il mondo dell’istruzione e della scuola denominato “Bere Consapevole”.
Al centro va anche messo un altro tema di interesse prioritario per il sistema vino, ossia l’economia circolare e il ruolo dell’agricoltura per la transizione ecologica. Un vigneto produce una massa di prodotto di cui solo una parte diventa vino, una parte diventa vinaccia e feccia (inferiore al 20%) e sfalci di potatura. Quanto più riusciamo a recuperare prodotti ed energia anche dagli scarti, tanto più riusciamo a ottemperare alla nostra missione. Il modello di economia circolare è semplice, parte dalla vigna e alla vigna torna.
Per chiudere questo cerchio è molto importante utilizzare un fertilizzante che va a nutrire la terra da cui nasce l’uva. Le politiche circolari sono un valore con un modello aziendale efficiente e in armonia con la legislazione e le necessità del Paese. “La lotta alla campagna di demonizzazione di cui è vittima il vino (nella sua identificazione con l’alcol) non significa la mera difesa di una quota rilevante del nostro PIL e del nostro export”- conferma Giovanna Sangiuolo (giurista dell’agroalimentare con un percorso di approfondimento nel diritto vitivinicolo che ha avviato con il MAVV un lavoro di elaborazione e di proposte al Mediterranean Wine Art Fest, svoltosi a metà settembre a Napoli, per contribuire ad un tavolo di programmazione sulla filiera vitivinicola) – aggiungendo che “l’ostruzionismo indiscriminato al vino dimentica il ruolo che la vigna e la cantina possono svolgere nel disegno e nel governo del territorio con nuove modalità in termini di rigenerazione del tessuto sociale, valorizzazione del patrimonio tangibile e intangibile dei luoghi, incremento della redditività locale. Difendere il vino significa difendere anche il contributo della filiera vitivinicola agli obiettivi di sostenibilità declinata come sostenibilità ambientale, economica e sociale e culturale.
E d’altra parte, in termini di programmazione del sistema Paese, il vino ha delle ricadute anche sui meccanismi di governance ampliando naturalmente la possibilità di istituzionalizzare la co-progettazione a livello locale e di moltiplicare le reti tra i diversi gruppi di interessi specifici della filiera, costruendo nuove relazioni tra produttori, imbottigliatori, distributori, consumatori, presidi gastronomici, eccellenze della tradizione artigianale, ristorazione, accoglienza ma anche poli culturali e scientifici, siti museali e paesaggistici, parchi archeologici. Il Vino esprime un valore relazionale da sempre oggetto di lettura secondo matrici culturali ma destinato a divenire fattore di produzione e di economia.
Ovviamente l’attuale disegno istituzionale della Politica Agricola Comune con la riduzione degli spazi incentivanti a favore degli spazi regolatori impone la valorizzazione della politica come momento decisionale in ordine alle priorità, agli obiettivi e agli strumenti. Con tutto ciò che implica anche in relazione alle sinergie tra Istituzioni a livello regionale e nazionale”. In un paese come l’Italia, che ha fatto della cultura del vino uno dei suoi punti di forza nel mondo, non è certo facile da accettare la demonizzazione del settore e anche il nuovo mercato dei vini “dealcolizzati” che si sta affermando come nuova tendenza.
In Italia si è indietro su questo trend, che per ora ha come principali mercati di riferimento gli Stati Uniti, il Regno Unito, il Giappone ma è indubbio che il tema delle bevande poco o per niente alcoliche sia uno dei comparti beverage su cui si lavora di più, con più convinzione e con buoni margini di guadagno. A livello internazionale la pandemia ha innegabilmente portato i consumatori a orientarsi verso scelte considerate più salutiste. Insomma il mondo del vino tradizionale non esiste più prepariamoci ai cambiamenti facendo sana e corretta informazione mettendo al centro il concetto del “Bere Consapevole” per salvare con innovazione la nostra tradizione del vino.
Eugenio Gervasio, 1 novembre 2022