Economia

Vi racconto lo smog digitale

Come l’educazione può condurre ad uno consapevole degli strumenti tecnologici

Economia

Talvolta, forse per eccesso di ottimismo e fiducia nei confronti del progresso, siamo portati a considerare il digitale come la migliore delle soluzioni possibili anche in termini di sostenibilità ambientale.

In effetti, ricorrere a soluzioni digitali permette di ottimizzare le risorse, semplificare le procedure e, a tutti gli effetti, rendere interi processi maggiormente sostenibili. Ciò non significa, tuttavia, che anche la trasformazione digitale e il costante ricorso agli strumenti che la permettono non abbia dei costi o non produca un impatto ambientale.

Il tema della sostenibilità digitale è, quindi, finora ancora poco battuto ma, per quanto i vantaggi siano indubbiamente di gran lunga superiori ai limiti è bene tenere presente che anche nell’utilizzo degli strumenti digitali è opportuno un approccio etico e consapevole, anche perché moltissimi di noi non hanno alcuna contezza dell’impatto ambientale legato alle proprie web abitudini.

Ora, non dobbiamo certo passare da un estremo all’altro, il digitale è anche il nostro principale alleato nella sfida della sostenibilità ambientale. Perché se è vero che ha un suo impatto è chiaro che contribuisce ad abbattere l’incidenza di tutte le altre componenti che contribuiscono ad appesantire il nostro ecosistema.

Nel mondo, stando ai dati 2020 raccolti da We Are Social, gli utenti connessi alla rete internet sono oltre 4,5 miliardi, per una penetrazione del 59% sulla popolazione globale. Anche se non ce ne rendiamo conto, internet produce un notevole impatto ambientale. L’ecosistema della rete, ad esempio, produce il 3,7% dei gas serra. Un singolo tweet impatta per 0,2 grammi di emissioni serra e un messaggio per 0,014 grammi, mentre il 60% del traffico totale dei dati su internet genera oltre 300 milioni di tonnellate di gas serra ogni anno.

I maggiori utilizzatori di email, invece, possono produrre fino a 1,6 chilogrammi di CO2 al giorno. È evidente che col crescere della popolazione connessa, lo sviluppo di nuove reti veloci e l’utilizzo intensivo su internet questi siano numeri destinati a crescere e ad impattare ulteriormente. Inoltre, da tali dati, è evidente anche la tendenziale mancanza di una vera cultura della sostenibilità da parte della gran parte della popolazione mondiale.

Questo tema, infatti, rientra a pieno titolo nell’alveo dell’educazione digitale denunciando una forbice di carenza ed inconsapevolezza, se possibile, addirittura maggiore di quella relativa al solo utilizzo degli strumenti digitali.  Da una ricerca svolta dal Digital Transformation Institute, infatti, emerge che il 35% degli utenti internet intervistati non ha idea che “consumare giga” implichi anche consumare energia e impattare significativamente sull’ambiente con l’immissione di CO2 nell’ecosistema.

A questo proposito, non è certo un caso che la stessa Unione Europea abbia associato al grande progetto del Green deal una maggiore e più decisa penetrazione da parte degli strumenti digitali, perché è evidente che nell’attuale società queste due componenti siano (nel bene) strettamente legate.

Lungi quindi dal condannare la presenza del digitale nella società, nella PA e nelle imprese, che anzi in Italia è semmai spesso o assente o mal indirizzata, ritengo necessaria un’azione sistematica e forte per creare cultura (digitale e non solo) nelle persone affinchè nuove e vecchie generazioni imparino ad utilizzare gli strumenti digitali in maniera corretta adottando un approccio consapevole e rispettoso dell’ambiente. Perché possedere competenze digitali non è solo saper fare una “storia”, navigare od acquistare un biglietto o la spesa online, ma avere la piena padronanza delle proprie azioni e delle implicazioni che comportano.

 

Maurizio Pimpinella