Cari ambientalisti, l’unico antitodo a caro-bollette ed emissioni è il nucleare

Dall’atomo 117mila posti di lavoro e 10 miliardi di risparmi

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nucleare bolletta

Quello in corso sarà un anno “molto duro” per le bollette delle famiglie e delle imprese italiane, ha detto il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin. Il prezzo del gas, infatti, continua a restare decisamente elevato al mercato di Amsterdam, sopra i 50 euro al megawattora, con la conseguenza di trascinare con sè il costo dell’elettricità.

Questo avviene perchè l’Italia, mandate in soffitta le vecchia centrali a carbone, brucia metano per produrre buona parte dell’elettricità di cui ha bisogno. Insomma, le rinnovabili da sole non sono sufficienti, il resto viene importato dall’estero, dai paesi che usano il nucleare. A partire dalla Francia.

A fornire la controprova è l’Arera. L’Autority dell’energia calcola che a febbraio le bollette del gas siano rincarate di un altro 3%. Il riferimento è ai clienti cosiddetti vulnerabili – come anziani e persone in difficoltà economica – perchè tutti gli altri utenti sono ormai finiti nel mercato libero, ma il problema è generalizzato.

A mettere il dito nella piaga per le imprese è stato il presidente di Confindustria,  Emanuele Orsini. I conti sono presto fatti: la Penisola oggi spende 33,5 miliardi per pagare una bolletta complessiva di 312 Twh di consumi, mentre se ricorresse al nucleare abbatterebbe l’esborso a poco più della metà: 18 miliardi circa.

Interessante lo studio diffuso da EY, che ribadisce come l’energia nucleare stia riemergendo come una risorsa chiave nella transizione energetica italiana. Il tutto in un contesto mondiale caratterizzato dalla necessità di ridurre le emissioni di carbonio e garantire la sicurezza degli approvvigionamenti.

Ecco un paragone con i paesi a noi più vicino (e più ricchi):

  • la Francia ha una capacità nucleare installata di circa 61 GW con cui copre il 70% della domanda elettrica nazionale;
  • la Germania ha disattivato le proprie centrali nucleari, ma sta valutando la possibilità di fare dietrofront.

In sintesi, ambientalisti e sinistrorsi permettendo, l’Italia non può fare a meno dell’atomo se vuole dare un sospiro di sollievo alle famiglie sul fronte della corsa dei prezzi e rimanere competitiva con le sue aziende nel mondo. Soprattutto nel mercato deglobalizzato e bersagliato dai dazi di Trump.

La strategia del governo, che ha appena presentato la nuova legge quadro per riportare l’atomo in Italia, è quella di offrire al Paese un mix energetico, dove il nucleare possa coprire in prospettiva circa il 20% del fabbisogno ricorrendo non alle vecchie grandi  centrali, ma ai mini reattori di nuova generazione.

Si tratta dei cosiddetti Small Modular Reactors, reattori avanzati con una capacità massima di 300 MWe per unità ovvero circa un terzo della potenza di un reattore convenzionale. Sono gli stessi cui sono al lavoro realtà come Enel, Leonardo, Ansaldo Energia o Newcleo.

Le prospettive per il 2025 indicano che gli investimenti nel nucleare potrebbero avere un impatto economico complessivo di 50 miliardi, beneficiando di 35,5 miliardi di ricadute indirette e indotte, con un risparmio annuo stimato tra 8 e 10 miliardi di euro sulle importazioni di energia, calcola la stessa EY.

Non solo, lo sviluppo del nuovo nucleare in Europa e Italia potrebbe generare un mercato complessivo di circa 46 miliardi per la filiera industriale italiana, con un valore aggiunto di 14,8 miliardi e la creazione di circa 117.000 nuovi posti di lavoro.

Quanto sopra,  in attesa che diventi realtà la fusione nucleare, un traguardo futuristico che vede impegnata l’Eni insieme al Mit di Boston. Al momento siamo nella fase della sperimentazione embrionale, ma quando il sogno diventerà realtà sarà come accendere sul nostro pianeta tanti Soli in miniatura, virtualmente capaci di produrre energia pulita all’infinito.

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Naturalmente tutto questo sarà possibile unicamente se la volontà popolare lo permetterà, ribaltando il referendum che quasi mezzo secolo fa ha portato l’Italia fuori dal nucleare. Il sistema Paese dovrà inoltre investire per formare l’intero spettro di figure professionali necessarie all’atomo di nuova generazione: dagli ingegneri agli operatori del settore, dalla progettazione degli impianti, alla gestione operativa dei reattori fino allo smaltimento sicuro dei rifiuti radioattivi.

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