Se guardiamo ai conti italiani con lo specchietto retrovisore non va così male: l’anno scorso l’economia è cresciuta del 6,5% e pur con un aumento del debito di 105 miliardi – erano stati 163 nel 2020 – chiudiamo il 2021 con un rapporto debito/PIL intorno al 150%, verosimilmente 149,5%, in discesa di 6 punti dal 155,6% dell’anno precedente.
Eppure, già ora vi sono una serie di criticità che potrebbero condizionare pesantemente il cammino di recupero dopo questi due anni di pandemia.
La crisi Russia-Ucraina
Oltre a costituire una criticità dirompente negli equilibri geopolitici internazionali, le conseguenze le stiamo pagando già ora sulla nostra pelle: il gas europeo, bene essenziale per le attività industriali e per produrre energia, è passato dai 20 euro al Megawattora di un anno fa a 75 euro, dopo un picco di 180 euro a dicembre.
Ma anche il petrolio ha fatto la sua parte arrivando a superare i 90 dollari il barile e facendo dimenticare quel famoso 20 aprile di due anni fa quando precipitò a -37,6 dollari il barile. Proprio così, i produttori di petrolio in quel giorno dovettero pagare per poterlo vendere!
Le nostre bollette
In questi giorni stanno arrivando le bollette del primo bimestre 2022 e gli aumenti sono davvero impressionanti, da una ricognizione sull’utenza personale di energia elettrica la spesa totale è aumentata del 40% rispetto alla bolletta precedente.
Aumenti pubblicati dall’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) per le tariffe di maggior tutela
Se si osserva la tabella qui sopra che riporta gli aumenti pubblicati dall’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) per le tariffe di maggior tutela, si osserva che gli aumenti sono in corso da diversi trimestri e sono estremamente superiori ai cali della prima fase della pandemia nel 2020.
Infatti, per i clienti a maggior tutela le bollette della luce sono cresciute del 286% dal terzo trimestre del 2020, mentre quelle del gas sono rincarate del 228% dal quarto trimestre del 2020; il governo ha cercato di porvi rimedio, seppur parzialmente, azzerando gli oneri di sistema – sul gas sono ancora parzialmente presenti – e abbassando l’Iva al 5%.
Tutti questi aumenti – petrolio, gas, energia elettrica – incidono già ora in tutte le nostre attività: il pieno di benzina, gli acquisti alimentari e di altri beni essenziali e anche il costo della nostra doccia giornaliera.
Se poi si pensa che la spesa per beni energetici percentualmente incide di più sulle famiglie meno abbienti ne consegue che aumenterà la disuguaglianza rispetto alle famiglie benestanti e, in prospettiva maggiore, disuguaglianza porta a minori consumi e quindi a minor crescita.
I minori acquisti della BCE
La Banca Centrale Europea terminerà il mese prossimo il PEPP – Programma di acquisto per l’emergenza pandemica – e sta già riducendo gli acquisti; a solo titolo di esempio a gennaio ha acquistato titoli di Stato europei per 69 miliardi contro i 95 miliardi di settembre. Con questi acquisti la BCE fino a poco tempo fa ha assorbito tutte le maggiori emissioni italiane necessarie a finanziare l’aumento del debito, arrivando a detenere il 31% dei nostri titoli governativi.
Acquisti di tale entità non saranno più possibili e infatti i rendimenti del BTP decennale si sono alzati all’1,9% e anche lo spread viaggia intorno a 160 punti base, segno di una maggiore percezione del rischio da parte degli investitori. Ciò significa che la spesa per interessi aumenterà e indicativamente ogni mezzo punto percentuale di rendimento comporta maggiori costi tra i 2 e i 2,4 miliardi l’anno.
La crescita italiana
In un contesto dove Unione Europea, Ocse e Fondo monetario internazionale hanno rivisto al ribasso le previsioni di crescita, quella italiana potrebbe aggirarsi intorno al 4,1% nel 2022 e potrebbe aumentare di ulteriori 0,2-0,3 punti qualora togliessimo velocemente tutte le limitazioni relative al Covid (stime Mazziero Research).
Dall’altro lato inflazione e caro energia stanno colpendo pesantemente tutti i settori dell’economia e la crescita potrebbe rallentare sensibilmente. A complicare ulteriormente le cose, non si vede una reale azione di contenimento del debito e ormai tutti chiedono sostegni. La sola azione per mitigare il caro bolletta richiederebbe diversi miliardi, sperando che andando verso la bella stagione anche i prezzi energetici si calmierino.
Le forze politiche sono entrate in fibrillazione e sono ormai protese verso le elezioni del 2023, anche il supporto al Governo presenta smagliature sempre più evidenti. A questo punto Mario Draghi avrebbe sbottato: “Se ci sono le condizioni bene, altrimenti si chiude qui”.
Non servono grandi politologi o economisti per capire cosa ciò significherebbe.
Maurizio Mazziero – Mazziero Research, 18 febbraio 2022