Energia

Eni va a braccetto con i fondi, dopo Enilive è il turno di Plenitude

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Eni e le sue controllate mettono a segno un altro punto con i fondi di private equity. Energy Infrastructure Partners (EIP) ha deciso di investire altri 209 milioni in Plenitude. L’operazione avviene tramite un aumento di capitale riservato che, considerando i 588 milioni versati lo scorso marzo, fa lievitare a quota 800 milioni la scommessa del realtà svizzera Eip nella società green di Eni, di cui avrà il 10% circa.

L’operazione riconosce un equity value di Plenitude post money di circa 8 miliardi e un enterprise value di oltre 10 miliardi. Ma soprattutto segue di poche settimane il biglietto di ingresso da 2,9 miliardi comprato dall’americana Kkr in cambio del 25% di Enilive, la società in cui Eni ha concentrato i servizi per la mobilità de futuro, incluse stazioni di rifornimenti e le auto rosse in sharing di Enjoy.

I due accordi rafforzano il modello di sviluppo satellitare scelto dall’amministratore delegato Claudio Descalzi, dando vita a un grappolo di società indipendenti a valle dell’albero di Eni che siano abbastanza forti da trovare in autonomia cofinanziatori specializzati sul mercato pur restando nel perimetro del gruppo.

L’obiettivo di questo modello, precisa Eni, è quello di creare le condizioni per una crescita indipendente dei business a elevato potenziale, garantendo l’accesso a nuovi bacini di capitale strategico e dando evidenza del loro effettivo valore di mercato.

Naturalmente, c’è poi l’esigenza di fare cassa per governare il debito e trovare nuove risorse da investire in altri ambiti. Insomma, è lo stesso meccanismo che finora in ambito di esplorazioni upstream e trivelle ha portato Eni a cedere quote di minoranza dei nuovi pozzi di petrolio e gas.

Vale a pena ricordare che Kkr è lo stesso fondo che ha rilevato la rete fissa da Telecom Italia, creando una società che in prospettiva dovrebbe fondersi con Open Fiber in un unico operatore infrastrutturale.

Quanto alla società di tlc guidata dall’amministratore delegato Pietro Labriola, cedendo la rete ha sicuramente rinunciato a un asset prezioso ma ha anche di fatto risolto il problema del debito macigno che prima ne paralizzava le scelte. Tanto che ora non nasconde di guardarsi intorno per alcune acquisizioni chirurgiche così da rafforzarsi nei servizi.

Tornando alla galassia Eni, l’operazione Enilive con Kkr presuppone invece da una valutazione post-money pari a 11,75 miliardi in termini di equity Value per il 100% del capitale sociale. L’accordo prevede altresì che prima del completamento dell’operazione il big energetico che fa capo al Tesoro effettui un aumento di capitale di Enilive pari a 500 milioni per azzerarne la posizione finanziaria netta.

“Questo accordo rappresenta un nuovo e importante passo avanti nella nostra strategia di business legata alla transizione energetica. Enilive, insieme a Plenitude, è fondamentale per il nostro impegno nel fornire soluzioni energetiche decarbonizzate e ridurre progressivamente le emissioni generate dall’uso finale dei nostri prodotti”, aveva rimarcato Descalzi lo scorso 24 ottobre in occasione della firma. con Kkr.

Sia Enilive sia Plenitude “hanno incontrato un grande interesse da parte di partner internazionali di primo piano e conseguito valutazioni di mercato importanti, e questo significa che c’è apprezzamento per come stiamo affrontando la transizione energetica”, aveva notato l’ad di Eni, convinto che la strada di sviluppo intrapresa sia quella corretta: creare dei business low o zero carbon che rispondano a una domanda reale ed esistente di prodotti energetici e crescano in modo autonomo, in ragione del successo dei loro modelli e dei loro prodotti.