Il nucleare vale 50 miliardi di Pil, entro fine anno il quadro normativo

Servono 20 mini-reattori per coprire il 10% del fabbisogno nazionale. Attesi 117mila nuovi posti di lavoro

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Nucleare PIL

All’interno dell’atomo ci sono 50 miliardi di euro pronti a riversarsi sul Pil nazionale in termini di valore aggiunto se l’Italia deciderà, come tutto lascia pensare, di ritornare all’energia nucleare.

Tutto passerebbe non dalla rinascita delle maxi-centrali modello Caorso, ma dallo sviluppo dei cosiddetti Small Modular Reactor (SMR) o Advanced Modular Reactor (AMR). In sostanza dei mini reattori che per cubatura potremmo paragonare a quella di un monolocale e destinati a essere installati dove è più alta la richiesta di energia. O anche a galleggiare al largo delle coste nazionali così da evitare la sindrome “non nel mio cortile”.

In particolare per soddisfare almeno il 10% della domanda elettrica al 2050 e aiutare occorrerebbero fino a 20 mini-impianti, si legge in una ricerca presentata al Formum Teha di Cernobbio da parte di Edison, Ansaldo Nucleare e Ambrosetti.

I vantaggi? Lo studio stima fino a 117.000 occupati diretti, indiretti e indotti dal 2030-35 al 2050. E, appunto, un impatto economico positivo per il Paese superiore a 50 miliardi. A conti fatti significa il 2,5% del Pil.

Non solo il nuovo nucleare pulito, basato suoi mini-reattori con potenza tra 100MW e 450MW, può produrre energia decarbonizzata, programmabile e modulabile, che è complementare alle fonti rinnovabili intermittenti. Avvicinando così gli obiettivi della lotta climatica fissati in sede internazionale e la resilienza energetica del nostro Paese rispetto agli approvvigionamenti internazionali.

Grazie alle sue caratteristiche peculiari, si legge nello studio, il nuovo nucleare è oggi una soluzione chiave per affrontare le sfide della decarbonizzazione abilitando benefici in termini di sostenibilità, sicurezza strategica e competitività.

Ecco in estrema sintesi, secondo gli esperti del settore, quali sono i principali punti forti che caratterizzano gli Small Modular Reactor:

  • La modularità che riduce i tempi ed i costi di costruzione;
  • la sicurezza rafforzata;
  • la scala dimensionale che minimizza consumo idrico e del suolo;
  • la capacità di combinare produzione elettrica e calore.

Tutto questo dovrebbe permettere di ottimizzare i costi di sistema e quindi anche assicurare bollette meno pesanti ai clienti finali.  A beneficio quindi delle famiglie ma  soprattutto delle aziende energivore.

Pensiamo per esempio alla siderurgia o alla partita dell’acciaio dove il Paese è impegnato nel difficile rilancio e salvataggio dell’ex Ilva dopo la fallimentare gestione degli indiani di Arcelor Mittal voluta dal governo Conte.

“Il nuovo nucleare non è soltanto una risorsa preziosa per raggiungere gli obbiettivi di transizione energetica al 2050, ma costituisce una vera e propria occasione di rilancio industriale per il Paese, contribuendo a massimizzare la competitività di tutto il sistema. Lo studio condotto dimostra i benefici attivabili dal nuovo nucleare, un settore strategico dove l’Italia ha l’occasione di essere protagonista, se da subito viene definito un piano industriale di medio-lungo periodo per garantire un futuro energetico stabile, sicuro e competitivo per il nostro Paese”, ha commentato Nicola Monti, amministratore delegato di Edison. “Edison ha già mosso alcuni passi concreti per essere pronta, qualora si creassero le condizioni. Siamo parte della Piattaforma Nazionale per un nucleare sostenibile, voluta dal Mase, e attraverso la sottoscrizione di molteplici intese siamo impegnati con i nostri partner a sviluppare le competenze necessarie e a individuare le soluzioni appropriate per l’adozione delle nuove tecnologie nucleari a beneficio degli obiettivi di decarbonizzazione e di sostenibilità economica e sociale per il sistema-Paese”.

Non per niente il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin ha promesso entro la fine dell’anno un disegno di legge per gettare le basi delle normativa per riportare l’atomo in Italia, inclusi i soggetti regolatori. Fatto questo passo dipenderà dal Parlamento e dalla volontà popolare cogliere o rifiutare l’occasione, ma il governo avverte che è questa la sfida del futuro.

“Per l’Italia si riapre una nuova riflessione sul ruolo benefico che le nuove tecnologie nucleari disponibili o in via di sviluppo possono giocare nel mix energetico italiano, integrando le energie rinnovabili e assicurando la continuità e la sicurezza della fornitura elettrica”, ha commentato Daniela Gentile, amministratore delegato di Ansaldo Nucleare.Con grande resilienza numerose aziende italiane, non solo il nostro gruppo, hanno mantenuto e sviluppato capacità nel settore nucleare ed hanno ora l’opportunità di divenire protagoniste nello sviluppo del nuovo nucleare nel più ampio mercato europeo ed internazionale e supportare la fondamentale azione di informazione trasparente a tutti i livelli, per creare un ampio consenso sul quale fare affidamento per sviluppare un affidabile programma nazionale”.

Giova ricordare che lo sviluppo tecnologico del nuovo nucleare si inserisce in un contesto energetico in cui la fissione continua ad avere un ruolo cruciale e vive oggi una fase di espansione a livello mondiale, con 61 progetti di nuovi reattori in fase di costruzione.

La produzione nucleare ha  fornito il 12,5% dell’energia elettrica su scala mondiale negli ultimi 50 anni e ancora oggi rappresenta la prima fonte di generazione in seno all’Unione Europea con un contributo prossimo al 22% del totale.

Il tutto in attesa che non diventi realtà la frontiera della fusione nucleare, che Eni sta esplorando insieme al Mit di Boston con la prospettiva di accendere sulla Terra tanti minuscoli Soli capaci di produrre energia pulita in quantità sostanzialmente infinita. Le sperimentazioni sono in uno stato avanzato: il salto tecnologico, con il primo impianto pilota, potrebbe avvenire tra un decennio.

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Non solo il nuovo nucleare conta attualmente, a livello globale, oltre 80 progetti in via di sviluppo. In un contesto di forte competizione internazionale, l’Europa sta adottando misure concrete per promuovere lo sviluppo del nuovo nucleare, che è stato infatti inserito tra le tecnologie chiave per la transizione nel Net Zero Industry Act. A marzo 2024 è stata inoltre lanciata l’European Industrial Alliance sugli SMR a cui anche l’Italia ha aderito – che mira a promuovere un programma europeo comune e creare le migliori condizioni per la diffusione degli SMR in tutta l’Unione Europea.

 

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