Il prezzo del Gas alle stelle riaccende il dibattito politico sul Nucleare. Draghi?

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C’è solo una cosa che in questo momento sembra crescere più velocemente di Omicron, la nuova variante del Covid_19 di origini sudafricane, il prezzo del Gas. Il rialzo del prezzo del gas, materia prima a cui tutto o quasi tutto gira intorno a questo Mondo in questi ultimi mesi è stato straordinariamente consistente e veloce.

Quando parliamo di crescite consistenti facciamo riferimento a valori di oltre il 400% nell’arco degli ultimi 12 mesi.

Abbiamo più volte scritto, nelle ultime settimane, dei perché di quello che sta accadendo. Politica, ripresa economica, temperature invernali, rapporti di forze internazionali, gli impatti della Pandemia, e soprattutto del lockdown dello scorso anno, l’utilizzo di nuovi gasdotti, la dismissione di alcuni di quelli vecchi.

C’è di tutto ad incidere sul prezzo del gas, persino il piatto di pasta che vi siete mangiati oggi a pranzo, o che vi mangerete a cena. Il prezzo del gas sta poi incidendo su tutta la filiera produttiva. E’ logico che parallelamente sia cresciuto il prezzo di tutte le altre fonti di approvvigionamento energetico con conseguenze sempre più incidenti, in termini percentuali, sul violento rialzo dell’inflazione che stiamo registrando proprio in questi ultimi giorni.

Provate a pensare. Se voglio produrre un bene lo farò in una fabbrica, con tutti i macchinari necessari a farlo. Ma le macchine per girare hanno bisogno di energia e se l’energia ha avuto un rialzo consistente di prezzo a causa dell’aumento di quello delle materie prime che servono a generarla, ecco che, quell’aumento di prezzo in bolletta, in qualche modo si scarica percentualmente anche sul prodotto realizzato in quella fabbrica. Ecco perchè quando andaimo a comperarlo a

Ma non finisce qui.

Se quel prodotto voglio farlo arrivare al consumatore finale, dovrò prelevarlo dalla fabbrica in cui è riposto e trasportarlo, con mezzi adeguati, fino al centro di distribuzione logistico e poi fino al negozio in cui verrà venduto.

Ma tutto questo processo di “trasporto” è estremamente energivoro. E’ tanto energivoro che, anche in questo caso, una parte della maggiorazione di costo del prezzo dell’articolo finale sarà stata causata proprio da problemi energetici che stiamo vivendo.

Inflazione. L’ultimo parametro misurato nel Vecchio Continente è pari al 3%, ma di questo 3% di risalita dell’inflazione ben 2/3 sono rappresentati da cosasti le dati all’energia. Ma il problema centrale resta il gas, resta la mancanza o la probabile mancanza di materia prima necessaria a far girare macchine e produzione. 

Naturalmente questo rimette l’accento sulla dipendenza tutta italiana dagli approvvigionamenti energetici che arrivano da altri Paesi. Il gas arriva da Russia, Norvegia e Nord Africa, una condizione che espone il nostro Paese a rischi di approvvigionamenti anche dettati da situazioni geopolitiche che non sembrano coinvolgerci ma che invece, dal punto di vista dei processi energetici creerebbero non poche difficoltà.

Torna così l’attenzione sulle possibili soluzioni interne. Il dibattito politico si sta spostando di nuovo verso scelte legate alla realizzazioni di centrali nucleari che permetterebbero di sviluppare una quantità di energia “autoctona” in grado di far vivere il Paese in condizioni di minor incertezza e minor peso “economico” su conti pubblici e cittadini.

Le bollette si stanno gonfiando dei rincari del gas. Se dovesse continuare in questi termini anche nelle prossime settimane, se la tensione tra Russia ed Ucraina dovesse salire, se i tedeschi non dovessero dare l’ok a Gazprom per l’apertura del secondo Gasdotto, ne vedremo delle belle.

Il tema è estremamente serio.

Oggi più che mai.

I numeri ci indicano una situazione di costo in crescita, di rischi di mancate erogazioni che potrebbero portare le tensioni politiche interne a crescere oltre ogni misura ed a pesare anche sul governo di Mario Draghi.

Leopoldo Gasbarro, 14 dicembre 2021

 

 

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