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Israele bombarda Gaza, cosa succede alle nostre bollette?

Il gas ha messo a segno il rialzo settimanale più forte da agosto 2022. E il mercato tutelato sta per finire

Gli stoccaggi italiani di gas si avviano ormai alla saturazione e lo stesso vale per quelli europei. Il pericolo di passare un inverno al gelo è quindi scampato, ma non quello di un’altra stangata sulle bollette di casa. Il motivo è presto detto: la guerra lanciata da Israele contro i tagliagole di Hamas infiamma un’area del Pianeta che, insieme a quella russa, occupa una posizione strategica per le riserve di fonti fossili a livello mondiale. Così, tra il conflitto in Ucraina che si protrae ormai da 20 mesi e quello a Gaza, si fatica a garantire il buon funzionamento delle forniture di gas e petrolio. Ultimo segnale di tensione è la recente decisione di Chevron di stoppare la piattaforma Tamar, uno dei suoi due giacimenti a Israele.

I mercati, che hanno il naso per gli affari più sensibile di quello di un lagotto quando va con il padrone nel bosco alla ricerca di tartufi, lo sanno benissimo. E sono tornati a spingere il prezzo del gas a un soffio dai 54 euro al megawattora sul listino Ttf di Amsterdam, che fa da bussola per tutta l’Europa. Non solo, il gas nella settimana appena conclusa ha messo a segno un balzo del 35%: si tratta del dato più alto, calcolano gli analisti, da agosto dello scorso anno.

 

Sia chiaro: al momento i prezzi restano molto distanti dai livelli emergenziali dello scorso inverno. Se il conflitto israeliano si protraesse molto nel tempo o, ancora peggio, se si allargasse a Paesi come l’Iran, allora il quadro muterebbe innescando impennate ai prezzi di gas e petrolio potenzialmente senza fine. La conseguenza sarebbe una nuova stangata in bolletta per famiglie e piccole e medie imprese. Un po’ meglio dovrebbe invece andare alle big che, di norma, firmano contratti di fornitura sul lungo termine e sono più avvezze a utilizzare derivati o altri prodotti finanziari come scudo da eventuali brutte sorprese sul fronte delle materie prime.

 

Quanto alla situazione attuale a lanciare l’allarme sul trend in atto sono le associazioni dei consumatori. In particolare, avverte il Codacons, gli italiani dovranno affrontare un inverno “terribile”: se il gas si manterrà sulle attuali quotazioni, già a dicembre  la bolletta media delle famiglie potrebbe toccare i 235 euro per poi salire a 300 a gennaio, di norma più freddo; senza contare il rischio di una stangata di 350 euro se il gas facesse una escalation fino a 70 euro al megawattora.

 

Naturalmente si tratta di statistiche, basate su consumi medi e temperature medie che in questo momento il meteo sembra fortunatamente ignorare del tutto, regalando alla Penisola un prolungamento dell’estate. Vale tuttavia la pena fare una riflessione. Soprattutto per quanti sono rimasti ancora clienti del mercato tutelato, quello dove è l’Arera (l’Authority per l’energia) a fissare le tariffe in base ai corsi delle materie prime e non la libera concorrenza tra gli operatori come Eni, Enel, Edison o le multiutiity come A2a, Acea, Iren o Hera. Il mercato tutelato dovrebbe cessare di esistere, al meno come lo conosciamo oggi, dal prossimo gennaio. Un problema ben chiaro anche al governo che per fine mese dovrebbe predisporre uno scadenziario che tenga conto delle peculiarità dei cosiddetti utenti “fragili”. Tutto questo, in attesa di soluzioni strutturali per emancipare il nostro Paese dalle fonti fossili; un percorso strategico che, accanto alle rinnovabili, non potrà che includere anche il nucleare di nuova generazione, pulito, sicuro, e basato su piccoli reattori. Naturalmente se le norme lo permetteranno e i cittadini lo vorranno.