Latte, farina, uova e carne: prezzi da gioielleria

4.9k 0
generica_porro_1200_5

Come riporta Askanews, il pranzo di Natale, quest’anno, costerà di più. Le analisi di Unioncamere-BMTI (Borsa Merci Telematica Italiana, il mercato telematico regolamentato dei prodotti agricoli, agroalimentari ed ittici.) sui dati rilevati dalle Camere di Commercio confermano un rialzo dei prezzi all’ingrosso dei prodotti agroalimentari, con molti prodotti che mostrano una crescita a doppia cifra rispetto all’anno scorso.

In particolare, i prezzi delle carni bovine hanno registrato un prolungato aumento nella seconda parte dell’anno, conseguente anche alla ripartenza del canale Ho.re.ca., tornando al di sopra dei livelli degli ultimi due anni. L’incremento si attesta su un +15% sia per la carne di vitellone che per la carne di vitello e su un +13% per la carne di pollo e 17% per la carne di tacchino rispetto al 2020.

L’aumento della domanda conseguente alle festività ha poi contribuito anche al rialzo del prezzo delle uova, che è salito del 10% rispetto al 2020.
La CUN (Commissione Unica Nazionale) attesta i prezzi delle uova allevate in gabbie intorno al 1,40/Kg e quelli delle uova allevate a terra in natura intorno al 1,54/Kg.

Anche il latte, complice la ridotta disponibilità del prodotto proveniente dalla Germania, ha registrato un notevole aumento nell’ultimo trimestre dell’anno, con i prezzi del latte spot di origine nazionale a ridosso dei 0.50/Kg, livello superato solo una volta nell’ultimo decennio e più alto di oltre il 30% rispetto al 2020.

Sempre rispetto al 2020, raddoppia il prezzo del burro a causa della minore disponibilità e salgono i prezzi all’ingrosso della semola e della farina. Tra i formaggi, sostanziale tenuta per il Parmigiano Reggiano e il Grana padano.

 

A FIANCO AL SETTORE AGROALIMENTARE, SI REGISTRA UN AUMENTO ANCHE PER I PREZZI DI GAS ED ELETTRICITA’.

La Francia, per far fronte alla domanda nazionale, ha interrotto le forniture di energia per il resto d’Europa. Ritenuta la principale esportatrice di energia, la Francia stessa sta aumentando le importazioni di elettricità e sta bruciando olio combustibile, nonostante gli obiettivi prefissati con il Net-zero (“zero emissioni nette”).  La crisi ha raggiunto il suo picco a seguito della dichiarazione della EDF (Electricite de France SA) di fermare quattro reattori, i quali rappresenterebbero il 10% della capacità nucleare della nazione.

Ad inasprire la situazione è quindi la ridotta disponibilità di energia dai principali esportatori in concomitanza con la ripresa economica, le temperature invernali e l’impatto del lockdown a seguito della pandemia. A causa quindi della manutenzione degli impianti, quasi il 30% della capacità nucleare francese sarà fuori uso all’inizio di gennaio.

Ma la Francia non è l’unica. La Germania chiuderà quasi la metà delle sue capacità nucleare entro la fine dell’anno e Il prezzo della potenza tedesca è salito a 278,50 euro a megawattora.

Martedì 21dicembre la crisi energetica è peggiorata anche a causa della carenza di gas naturale, delle interruzioni nucleari e del calo della produzione di energia eolica. Il prezzo del gas ha infatti registrato un aumento del 400% nel corso dell’ultimo anno.


Emanuela Affatato, 22 dicembre 2021

 

 

Ti è piaciuto questo articolo? Leggi anche

Seguici sui nostri canali
Exit mobile version