Il diktat europeo sulle case green potrebbe costringere gli italiani ad affrontare 270 miliardi di lavori per rimettere a norma almeno 5 milioni di edifici che punteggiano la Penisola, ma forse in totale potrebbero anche 7,6 milioni i palazzi coinvolti, tra privati e della Pubblica amministrazione.
La direttiva fresca di approvazione al Parlamento Ue prevede infatti, non solo che le nuove costruzioni siano a impatto zero. La norma dispone anche che il patrimonio edilizio già esistente, quindi gli appartamenti e le villette in cui oggi abitiamo e ci svegliamo ogni mattina prima di andare al lavoro, migliorino di molto i propri consumi energetici: l’obiettivo da raggiungere, ha ordinato Bruxelles, è -16% entro il 2030.
Sono state previste alcune eccezioni, come per gli edifici storici, e saranno conteggiati anche i cantieri collegati al Superbonus 110% ormai sostanzialmente terminato. E’ facile, tuttavia, prevedere che la direttiva Ue si tradurrà in un’altra stangata sul mattone a tutto danno dei proprietari e di chi sta pagando un mutuo per acquistare la casa di residenza o magari trovare una soluzione per le vacanze.
Ad appesantire la bastonata sui cittadini sarà non solo l’elevatissimo numero di immobili da ristrutturare, come hanno stimato Unimpresa e Fillea Cgil guardando alle classi energetiche più basse (quindi F e G), ma anche il fatto che ad oggi sono proprio queste soluzioni immobiliari giudicate “più inquinanti” a dominare il mercato delle compravendite.
A fare i conti è stato l’Ufficio Studi del Gruppo Tecnocasa in base agli affari conclusi dalla propria rete di agenzie lo scorso anno. Il risultato lascia dubbi pochi dubbi: oltre sette abitazioni su dieci di quelle oggetto di un rogito (72%) erano relegate nell’inferno delle classi energetiche più basse (F e G).
Le soluzioni abitative che meritavano un posto nel Purgatorio del mattone green (classi energetiche intermedie C-D-E) superavano di poco quota due su dieci (20,8%) sempre a livello di compravendite, mentre appena 6 su 100 riguardavano soluzioni in classe energetica elevata (A-B).
Cioè quello che i talebani dell’ambiente europeo considerano essere il Paradiso a cui siamo tutti condannati ad arrivare, sborsando somme da capogiro per rottamare la caldaia, sostituire gli infissi, montare panelli fotovoltaici o qualsiasi altra diavoleria che si suppone riduca le emissioni.
Senza contare l’assurdo logico che siano un politico o un travet di Bruxelles a dirci quando dobbiamo ristrutturare casa nostra o magari quella lasciataci in eredità dai nostri genitori dopo mille sacrifici per acquistarla.. Del tutto evidente, infatti, che soprattutto in grandi città come Milano o Roma, per la tartassata classe media non sia certo facile permettersi neppure un trilocale di nuova costruzione visti i prezzi al metro quadro pesanti come piombo.
Ma questo poco importa ai nostri politici e soprattutto alla sinistra ambientalista che ammanta di verde il mantra del socialismo e sbraita in piazza contro il ritorno dell’Italia al nucleare. Cioè contro una tecnologia che non solo non emette alcun gas serra ma che ad oggi appare l’unica ad avere le forza di ridurre davvero le bollette di famiglie e imprese. Visto che non possiamo certo credere alla favoletta che bastino pale eoliche e pannelli solari a soddisfare il nostro fabbisogno nazionale.
Al danno si aggiunge poi la beffa perché, complice lo stallo del mercato immobiliare provocato dai maxi-tassi di interesse con cui la Bce di Christine Lagarde ha deciso di bombardare in modo ossessivo l’inflazione senza curarsi delle macerie che avrebbe provocato a livello di investimenti e Pil, la quota di abitazioni disponibili in classe energetica A e B risulta persino in calo rispetto al 2021.
Per approfondire leggi anche: Euribor manipolato, ecco come scoprire se si ha diritto a farsi rimborsare le rate del mutuo dalla banca.
Non per nulla, anche gli ultimi dati diffusi dall’Agenzia delle Entrate nel 2023 evidenziano un calo delle compravendite di nuove costruzioni del 19,6% rispetto al 2022. Quanto alla classifica per la città maglia rosa è Verona, che ottiene la percentuale più alta di compravendite in classe energetica A e B, quindi seguono Milano, Bologna, Roma e Torino. Molto peggio si collocano Firenze e Bari, ma soprattutto Palermo, Genova e Napoli.