Pane, latte e pasta: speculazione o carenza?

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Stangata del 40-50% sugli allevatori e nei pubblici esercizi, prezzi in salita del 3%. La crisi in Ucraina, insieme al caro-carburanti e al salasso-bollette, stanno spingendo in alto i prezzi di molti prodotti di largo consumo come latte, pane e pasta.

L’impennata dei prezzi nella grande distribuzione è in atto da settimane e le previsioni a medio termine con studi di settore di possibile crisi per i conti delle famiglie, già messi a dura prova per il caro bollette energetiche; ma anche per molti operatori e tante imprese della ristorazione.

Una tempesta perfetta con i trend dei prezzi in continuo aggiornamento. «I rincari di pasta, pane e latte sono molto gravi anche perché trattandosi di prodotti comunque meno cari in valore assoluto rispetto a carne e pesce colpiscono anche le fasce più deboli della popolazione, quelle che non riescono ad arrivare a fine mese» sottolinea Massimo Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.

Solo a febbraio, secondo l’Istat, la pasta (secca e fresca) è salita del 14,6%, il pane fresco del 4,6%, il latte conservato del 3,4%. A rincarare le previsioni tutt’altro che ottimistiche è la Federalimentare: “l’alimentazione del bestiame è in difficoltà estrema in questo periodo – spiega Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare -. Si scontra con l’irreperibilità di materie prime destinate al mangime degli animali”.

Per Vacondio c’è il rischio di un calo di offerta di latte che automaticamente porterà a un aumento dei prezzi. Questo perché gli allevatori si troveranno costretti a dover ridurre il numero di animali in stalla. A pesare sono però anche i costi di produzione e l’impatto delle bollette avrà i suoi effetti che saranno pesanti. Adesso gli incrementi dei costi per gli allevatori sono nell’ordine del 40-50%.

Cosa succederà al prezzo del latte nei prossimi mesi? «Difficile fare una previsione – dice Vacondio -. Certo è che la salita potrà essere a doppia cifra percentuale». Ma gli altri attori nel mondo della ristorazione, esercenti pubblici e nel settore alberghiero cercano di attutire la crisi… Intanto aspettano gli interventi del governo. «I nostri prezzi sono ancora piuttosto moderati – dice Luciano Sbraga, vice direttore generale e responsabile ufficio studi di Fipe che a febbraio ha misurato una salita media dei prezzi del 3% -. Nonostante stiano subendo la pressione dei prezzi, la gran parte delle imprese sono ancora molto caute nel trasferire gli aumenti. Alcune hanno ritoccato i listini all’insù ma perché non potevano fare altrimenti».

Anche la ricettività legata al turismo è in allarme. «In questa fase gli operatori sono profondamente preoccupati – dice Mauro Bussoni, segretario generale di Confesercenti -. Cercano di tenere duro il più possibile e di non trasferire gli aumenti alla clientela ma senza interventi da parte del governo sarà difficile riuscire a proseguire su questa linea». I primi effetti della stagione di rincari già si vedono. E non riguardano soltanto il contesto dei beni alimentari. A incidere è infatti anche il caro-carburanti. E se l’anno scorso, nella crisi generale una boccata di ossigeno arrivava dai week and trascorsi fuori porta dalle famiglie alle prese con i taglio del budget per le vacanze estive, adesso con il pieno di benzina arrivato alle stelle il rischio è di veder diminuire anche questo canale.”

 

Lorenzo Palma, 2 aprile 2022

 

 

 

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