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Allarme utili per Stellantis. E’ la pandemia dell’auto elettrica

Crolla il titolo in Piazza Affari

Stellantis © Boris25 e RicAguiar tramite Canva.com

Scatta l’allarme sui conti di Stellantis, che resta fulminata alla colonnina di ricarica dell’auto elettrica e crolla del 15% in Borsa, cadendo sotto la soglia dei 15 euro, ai minimi da due anni. Il gruppo franco-italiano, che vede Exor della famiglia Agnelli al 14%, ha tagliato le stime per l’anno in corso.

Stellantis addita la colpa ai “problemi” avuti nel fondamentale mercato Nord americano, dove l’amministratore delegato Carlos Tavares è apertamente contestato dal potente sindacato Uaw per non aver mantenuto le promesse, e al “deterioramento nelle dinamiche globali del settore”. In sostanza a pesare è la transizione green che, prosegue Stellantis, vede l’accresciuta concorrenza cinese.

Il profit warning rappresenta un’altra debacle strategica e industriale per Tavares, per cui il presidente Jonh Elkann avrebbe già avviato la ricerca del successore sebbene il suo mandato scada solo nel 2026.

L’allarme finanziario lanciato nelle sale operative segue infatti il fermo degli impianti per mancanza di nuovi modelli da produrre. Fino al caso limite di Mirafiori a Torino, l’ex stabilimento simbolo degli Agnelli, ancora paralizzata e alla figuraccia rimediata con l’idea di proporre agli operai di acquistare una Maserati in saldo.

Visti i tanti problemi e, verrebbe da dire, gli ancora più numerosi errori commessi, quest’anno il risultato operativo adjusted non sarà più a doppia cifra ma sarà compreso tra un più modesto 5,5-7% e il free cash flow industriale finirà in rosso tra 5 e 10 miliardi.

Stellantis assicura di aver provveduto a intervenire negli Usa per risolvere le eccessive scorte e si dice convinta che le azioni di recupero poste in essere si tradurranno migliori performance operative dal prossimo anno in avanti.

Il mercato però non ci crede. Emblematico, inoltre, che Stellantis abbia diramato l’allarme utili lo stesso giorno della comunicazione con cui l’alleata cinese Leapmotors ha avviato la raccolta ordini in Europa per la city car T03 e il SUV C10.

Caustico il ministro dei Trasporti Matteo Salvini, secondo cui Stellantis ha fatto il peggio possibile sotto ogni aspetto. Da qui, ha aggiunto il vice-premier, la necessità di rivedere subito la messa al bando Ue delle auto elettriche e di rivedere già nel 2025 il percorso.

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Quella dell’auto elettrica è infatti ormai una pandemia di cui si avvantaggiano solo il Dragone e i suoi costruttori. Un diktat bocciato dagli automobilisti e che ha già mietuto vittime eccellenti come Volkswagen, Bmw, Mercedes e persino una icona del lusso a quattro ruote come Aston Martin, che ha associato le sue fuoriserie ai film di James Bond.

Per risolvere il caso non occorre tuttavia scomodare l’agente segreto di sua Maestà britannica o risolvere supposti intrighi internazionali della Spectre, sarebbe bastato non imporre a tutti così rapidamente l’uso dell’automobile solo con la spina.

Per evitare di distruggere l’industria dell’auto europea sarebbe bastato il buonsenso di capire che il produttori del vecchio continente  mantenevano un vantaggio competitivo sui motori a scoppio e che la Cina è invece egemone indiscussa nelle batterie. Il pericolo sarebbe apparso chiaro anche a un bambino. I politici Ue e i manager del settore hanno finto di non accorgersene.