Finanza

Banche, consulenti ed etica: lo stato dell’arte nell’era della finanza globale

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Soldi ed etica, o se preferite, denaro e morale, sono come il diavolo e l’acquasanta, praticamente agli antipodi a tal punto che la loro convivenza è imposta per legge, nonostante ciò esistono ancora dei disallineamenti tra i paletti normativi e gli atteggiamenti concreti di istituzioni bancarie e finanziarie.

Soltanto se si pensa che nel dire comune i soldi sono definiti sporchi e l’etica rappresenta un concetto pulito si comprende la difficoltà di convivenza tra due entità, di cui una materiale e l’altra virtuale o spirituale, che leggi e regolamenti cercano di tenere insieme nonostante la natura umana che riporta alla mente un famoso detto … homo homini lupus, oggi terribilmente attuale.

C’è da aggiungere anche, a dire il vero, che chi ha legiferato ha pensato più ad agevolare le istituzioni finanziarie che i fruitori dei loro servizi, siano essi inerenti al credito o agli investimenti.

Ciò per una ragione molto semplice, non etica e tantomeno morale, che è rappresentata dal dato di fatto che lo Stato italiano, date le costanti precarie condizioni economico-finanziarie, ed i grossi interessi politici in tema di risoluzioni di criticità di grosse aziende, ha sempre bisogno del supporto di banche ed istituzioni finanziarie e pertanto, come in un do ut des, lo Stato (inteso come i politici che amministrano la cosa pubblica) agevola le banche per mantenere sempre le porte aperte in caso di necessità, e come sempre a farne le spese sono i cittadini.

Nonostante l’ammorbidimento normativo imposto dalla UE, sia in tema di crediti che di investimenti, le normative vigenti, al netto ovviamente del rispetto delle norme di base che regolano il settore, sono tarate comunque a favorire gli istituti piuttosto che agevolare gli utenti.

Pensiamo ad esempio ai tassi soglia in tema di usura, ad esempio il tasso soglia per gli affidamenti in conto corrente fino a 5.000 euro (secondo trimestre 2022) è il 16,8375%, oltre i 5.000 il 13,4750%, per il credito revolving il 23,7500%, cessione del quinto dello stipendio 17,7500% e 12,7750% per la pensione.

È pur vero che si tratta di tassi soglia, ovvero oltre i quali non si può andare, ma ciò autorizza le istituzioni preposte ad applicarli senza infrangere le regole, e ciò è appunto un esempio di norme non etiche; altro discorso sono poi i singoli modus operandi delle banche ognuna delle quali risponde per se e viene giudicata dagli utenti in base ai costi dei servizi ed alla loro efficienza ma di certo per le cosiddette carte revolving viene non di rado applicato il tasso soglia e non poche sono anche le controversie per anatocismo.

Se in materia di crediti, che ricordo essere un volano fondamentale per la crescita di un paese, considerando soprattutto che le banche utilizzano i soldi dei cittadini, che sono l’unica risorsa che hanno per vivere, non vi sono adeguati controlli da parte degli enti preposti alla sorveglianza lo stesso discorso vale per il settore del risparmio ed investimento.

Non sono pochi i casi infatti di istituti che hanno raggiunto il default bruciando miliardi di euro di investitori e risparmiatori proprio perché non si sono rispettate le normative in materia di investimenti e gestione dei rischi nonostante fossero blande sebbene con una parvenza di severità.

Il paradosso dell’etica in ambito finanziario è tutto racchiuso in due considerazioni di carattere generale ma che rende l’idea di come il sistema su cui poggia la finanza è perfettamente legale ma non etico

Se un individuo contrae un finanziamento (che per la banca è un investimento) e poi non paga, per qualsiasi ordine di motivi esclusa la truffa ovviamente, viene immediatamente assalito dalle società di recupero crediti, che sono un’altra anomalia del sistema perché chi conosce il cliente è l’istituzione che ha erogato il finanziamento e non queste società che spesso agiscono in modo scorretto.

Viceversa, se un risparmiatore/investitore deposita o investe cifre importanti e subisce delle perdite è parte del rischio ed è regolamentato dalle norme vigenti; corretto, ma come per le banche è un investimento un finanziamento così per un cliente è un investimento conferire la gestione del proprio patrimonio a società d’investimenti tramite le banche o alle banche stesse.

È tutto perfettamente legale ma tutto perfettamente non etico e non bilanciato, e questa obiezione è supportata da tre dati di fatto inconfutabili, il primo è che le banche utilizzano i soldi dei cittadini, il secondo è che li gestiscono anche ed il terzo è che sono responsabili dello sviluppo di una nazione e pertanto non è come trattare qualsiasi altro bene o servizio perché i soldi sono diventati una risorsa vitale, come l’acqua e l’aria.

Il sistema finanziario decide di fatto della vita delle persone, come una banca del sangue i cui gestori utilizzano le donazioni per far vivere altri, il paragone sarà anche forzato ma rende benissimo l’idea trattandosi di risorse vitali.

Altra materia da approfondire è la predisposizione di molti istituti a forzare la vendita di alcuni prodotti e servizi, a volte anche al limite delle norme, ovvero non rendendo perfettamente edotti i clienti sulla reale natura delle operazioni che vengono poste in essere.

Questo è ovviamente lavoro di dipendenti e consulenti il cui operato, regolamentato dai codici di condotta, dovrebbe tendere a recepire le esigenze dei clienti ed adeguare la vendita di prodotti e servizi alle stesse e pertanto non forzare la vendita di ciò di cui i clienti non hanno bisogno.

Interviene qui la famosa educazione finanziaria che dovrebbe essere introdotta quale materia di base sin dalle elementari e soprattutto provata come test prima di instaurare qualsiasi genere di relazione con istituzioni finanziarie in modo tale che un cliente sia padrone della materia, ma non parliamo del famoso questionario Mifid, bensì della capacità di un individuo di comprendere la natura dei prodotti e servizi bancari.

Infine una considerazione sui sistemi di controllo che non sempre sono efficaci e sono accompagnati da un ennesimo paradosso, ovvero che l’istituzione deputata a controllo dell’operato delle banche, ovvero la Banca D’Italia, è partecipata dalle istituzioni controllate e pertanto viene meno il carattere di imparzialità che dovrebbe essere alla base del sistema.

Tutto perfettamente legale … ma anche tutto perfettamente non etico, sta al comportamento di ogni addetto ai lavori assumere atteggiamenti consoni nonostante le indebite pressioni da parte dei loro datori di lavoro ma è una cosa molto difficile in quanto (spesso è così) se ci si comporta bene si è considerati cattivi dipendenti.

 

Antonino Papa, 14 settembre 2022