Il rapporto sull’inflazione Usa di giugno è stato per lo più in linea con le aspettative degli economisti, mentre il dato core su base annua ha superato di poco le stime. Questa lettura dovrebbe comunque mostrare progressi sufficienti sull’inflazione per giustificare un taglio dei tassi da parte della Fed nel terzo trimestre, con la riunione di settembre come previsione di consenso.
Sebbene l’inflazione core su base annua sia risultata leggermente superiore alle attese, infatti, il rapporto non ha evidenziato alcun elemento che possa far pensare a un’inattesa riaccelerazione dell’inflazione. Per ottenere un taglio dei tassi, gli investitori e la Fed dovevano solo evitare un dato sull’inflazione disastrosamente alto.
Ora tutti gli occhi si sposteranno sul presidente Powell alla riunione della Fed della prossima settimana, con la speranza e l’aspettativa che ponga le basi per un taglio dei tassi a settembre. Negli ultimi anni, la Fed è stata molto trasparente, anticipando di molto le sue azioni e aggiungendo maggiore certezza al mix, e i mercati amano la certezza.
Nel frattempo, prosegue la stagione delle trimestrali. Ciò che appare chiaro è che l’asticella sia particolarmente alta quando si parla di big tech. Con le elevate valutazioni del settore tecnologico, gli investitori sono eccessivamente sensibili a qualsiasi notizia negativa per la narrazione della crescita degli utili delle società. Questo è esattamente ciò che stiamo vedendo con Alphabet, dove tutto ciò che non è perfetto scatena un sell-off. Il recente sell-off è tutto incentrato sul sentiment, mentre i fondamentali sono rimasti invariati.
Ma con i “magnifici 7” che rappresentano circa il 30% del valore di mercato dell’S&P 500, il movimento di questi giganti tecnologici può, in apparenza, muovere l’indice, mettendo a disagio molti investitori. Il sentimento negativo negli Stati Uniti, il cui mercato rappresenta circa il 60% del valore di mercato mondiale, si è rapidamente diffuso nel continente europeo. Questo nonostante i fondamentali invariati.
Abbiamo assistito a un episodio simile all’inizio di aprile, quando molti mercati hanno perso circa il 5% in poche settimane. È importante ricordare che le correzioni di mercato possono essere del tutto naturali e salutari. In media, l’indice S&P 500 ha registrato tre piccole flessioni di oltre il 5% all’anno.
I grandi nomi della tecnologia hanno ancora molti punti a loro favore. Ma con i margini di profitto già elevati e le valutazioni “a caro prezzo”, il rialzo per questa sezione del mercato appare più impegnativo da qui in avanti. Teniamo presente che questo avviene dopo un’aggressiva corsa al rialzo dei giganti tecnologici durata più di un anno e mezzo, e una continuazione allo stesso ritmo non sembra sostenibile.
Al contrario, altri settori del mercato potrebbero guadagnare slancio. Con il vento di coda dei prossimi tassi d’interesse più bassi e, finalmente, la crescita degli utili nell’Europa meno tecnologica, dopo oltre un anno di “recessione degli utili”, i rendimenti del mercato potrebbero spostarsi verso il vecchio continente.
Un piccolo allontanamento dal settore tecnologico statunitense, dominante e altamente valutato, potrebbe essere utile anche per i mercati più piccoli e meno valutati che finora sono rimasti indietro.