Finanza

Brexit: la Borsa di Amsterdam conquista il primato europeo e sorpassa quella londinese

Colpa delle regole non più omogenee tra Londra e Ue, ma per gli analisti non è la fine di un’era

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Nel mese di gennaio la “vecchia” Borsa di Amsterdam – che appartiene al circuito Euronext in cui, dalla scorsa estate, rientra anche Borsa italiana – ha superato la piazza britannica per volume di azioni giornaliere scambiate, arrivate a 9,2 miliardi di euro, il quadruplo rispetto a dicembre 2020.
La notizia del sorpasso olandese è arrivata niente meno che dal “Financial Times”, il quotidiano simbolo della City.

 

La borsa olandese

La capitale olandese, che ospita la Borsa più antica al mondo, fondata nel 1602, è diventata la principale piazza europea, superando il London Stock Exchange dove lo scambio di azioni è sceso del 50%, passando da 17,5 miliardi di euro scambiati al giorno a 8,6 miliardi di euro.

La storia si ripete, visto che Amsterdam può essere considerata la culla della finanza moderna. Il 20 marzo del 1602 venne aperta la Amsterdam Beurs, la prima Borsa al mondo, per permettere alla Compagnia olandese delle Indie orientale di trovare i capitali necessari per l’espansione commerciale nell’Estremo Oriente, non priva di rischi. Fu la prima Ipo – offerta pubblica iniziale – della storia.

Una vera e propria rivoluzione del capitalismo: per la prima volta tutti i cittadini potevano investire in Borsa, senza distinzioni né limiti. La finanza e le società per azioni divennero pubbliche. Poiché il denaro era bloccato per dieci anni, venne precisato che le azioni della Compagnia potevano essere cedute o vendute a terzi.

Quattro secoli dopo Amsterdam riconquista il primato in Europa a causa della Brexit, che ha ha reso certe regole di vigilanza, quelle britanniche e quelle continentali, improvvisamente eterogenee. Nonostante l’accordo di libero scambio firmato lo scorso dicembre, Bruxelles ha posto il veto sull’equivalenza finanziaria per far operare le compagnie finanziarie britanniche in Ue e con clienti Ue. Dopo questa decisine Londra ha messo al bando le società europee di brokeraggio. La conseguenza è stata una migrazione delle transazioni verso le piazze finanziarie continentali, soprattutto verso la Borsa di Amsterdam.

 

Gli analisti affermano però che non tutto è perduto per la capitale del Regno Unito. Un dato: per quanto riguarda il mondo del lavoro, dopo la Brexit si sono spostati in Ue solo 7mila posti a fronte di una stima di 50mila. Gli analisti sottolineano poi che ad attirare l’attenzione dei gestori di fondi saranno più la disponibilità di liquidità e i costi di collocamento di un’operazione che la sede fisica da dove verranno eseguiti gli ordini.

 

Una cosa è certa: il duello tra Londra e Bruxelles non finirà tanto presto.