“Buy in may and go away”. Nei mercati falcidiati dal coronavirus, e forse già pronti a mollare nei mesi precedenti, si può provare a cambiare il ciclo delle stagioni e delle leggende (“Sell in may and go away”) e comprare ora aspettando un probabile – non certo – rimbalzo nei prossimi mesi. La tentazione di acquistare sui minimi e caricarsi di azionario è forte; il risparmiatore potrebbe commettere l’errore di inforcare gli stessi occhiali utilizzati finora. Se state confrontando i parametri di Borsa confrontandoli con il passato buttateli nel cestino elettronico. “A questi prezzi il rischio è minimo – è la frase comune – quello che veniva valutato 10 ora è disponibile a 5. Perchè non approfittarne?”. Qualche esempio fra i tanti e solo per restare fra i più conosciutii. italiani, con visibilità e liquidità massima. Generali è fra i 12 e i 13 mentre era 19 a metà febbraio; Enel è sui 6 euro a confronto con i quasi 9 di febbraio, Mediobanca, Intesa, Unicredit hanno dimezzato il valore di mercato. E così via.
“Buy in may and go away” O no?
State guardando il listino di dicembre, sostituitelo. Buttate i p/e di dicembre, vi confondono.
Questo modo di pensare è già troppo italiano (la Penisola purtroppo è stata fra le più colpite, resterà segnata) e la visione di insieme deve essere più europea e internazionale.
Il rischio più grave è però un altro: ritenere i titoli a buon mercato gli stessi su cui si era messo l’occhio prima della pandemia. Non sono gli stessi titoli anche se sembrano uguali. Molti gruppi dovranno ricostituire il business, altri dovranno adattarlo, pochi potranno approfittare della fase nuova. Comprare a man bassa non distinguendo titoli del travel /luxury dal farmaceutico o tecnologico vuol dire avere sul naso le lenti del 2019. Inutili, forse anche dannose. Un po’ più di azionario mirato ci sta e, senza forzare la mano, l’esposizione con un buon fondo denominato in euro può avere senso.
1) Il titolo che sto comperando è molto legato ai consumi non alimentari ? Prima che si riprendano occorreranno mesi. E’ legato al turismo e al movimento delle persone? Anche qui prudenza.
2) Il titolo che curavo da tempo è in un settore che soffre e soffrirà della congiuntura economica? Ad esempio le banche che erano già alle prese con il lento smaltimento dei crediti non esigibili e simili? La superliquidità significa tassi bassi.
3) La società che mi è sempre piaciuta è molto legata a Paesi entrati in rallentamento (Cina e altri) o in crisi (SudAmerica e aree legate al petrolio)?
4) Vale ancora la garanzia di un patrimonio fortemente legato al real estate e ai grandi immobili quando i flussi di lavoro e di vita tendono a cambiare con una ricomposizione dei valori immobiliari?
5) Quanto peserà la non contendibilità di alcuni titoli diventati strategici e per questo sottoposti all’intervento del Golden Power. L’evoluzione in corso non va verso le public company. Le azioni non sono tutte uguali e fra voto multiplo, finanziamenti pubblici, ruolo delle finanziarie regionali la speranza di capital gain si affievolisce.
6) Fino a che punto tecnologici, salute, agroalimentare, nuovi stili di vita potranno trascinare un listino molto centrato su credito e utility?
7) Quanta attenzione verrà posta dagli istituzionali nel prendere o lasciare un titolo con un cash flow debole e con le agenzie di rating in allerta?
8) L’attenzione crescente a criteri Esg e in generale alla responsabilità sociale delle aziende quotate ne taglia fuori alcune e ne premia altre?
Le opportunità di acquisto ovviamente ci sono. Listini, panieri e indici di settore sono gli stessi di dicembre. E’ solo cambiato il mondo.
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