Tutti noi aspettavamo con trepidazione la decisione del Governo di aprire nuovamente alla libertà di circolazione, alla possibilità di prendere un aperitivo con gli amici o – semplicemente – di andare a mangiare al ristorante (più che mai ovviamente gli operatori del settore).
E così l’altra sera a cena mia figlia mi diceva: domani (venerdì) uscirò con i miei amici dell’Università a prendere un aperitivo, però sono arrabbiata perché qualcuno vuole andare in un bar noto perché poco rispettoso delle regole già nel periodo del lockdown e famoso per l’assembramento davanti al locale senza alcun rispetto per le distanze di sicurezza e per le tante persone spesso senza mascherina.
Avendolo detto già mia figlia mi sentivo abbastanza tranquillo, inoltre la notizia mi arrivava a pochi minuti dall’inizio della partita Manchester United-Roma (poi rivelatasi una catastrofe) e non ho dato peso particolare alla storia.
La notte dopo la partita, avendo qualche problema a prendere sonno (chissà perché…) verso le 3 ero lucidissimo e ho ripensato a quanto lei mi aveva detto e, a quel punto, ho avuto una visione chiarissima che voglio riportare.
Nella vicenda della pandemia purtroppo non possiamo eliminare il rischio di prendere il virus Covid19, sicuramente però possiamo avere dei comportamenti corretti che tendano a minimizzare i rischi di contagio.
E qui ho visto la grande analogia con l’investimento nei mercati finanziari: come ho scritto più volte in passato, nel momento stesso in cui decido di investire nei mercati (sia azionari che obbligazionari) assumo su di me un rischio di mercato, il cosiddetto Rischio Sistematico, “che rappresenta quella parte di variabilità del prezzo di ciascun titolo che dipende dalle fluttuazioni del mercato e non può essere eliminato per il tramite della diversificazione”.
Posso evitare però un comportamento sbagliato eliminando il Rischio Specifico, “quel rischio cioè che dipende dalle caratteristiche peculiari dell’emittente e che può essere diminuito sostanzialmente attraverso la suddivisione del proprio investimento tra titoli emessi da emittenti diversi (diversificazione del portafoglio)”. https://www.consob.it/web/investor-education/rischi-dell-investimento
Qual è l’altro motivo per cui riporto questa riflessione? Perché poi questi comportamenti sbagliati inducono a degli errori e le conseguenze, oltreché gravi, durano anni.
Lasciamo stare la pandemia e parliamo di investimento: l’altro giorno ho incontrato un potenziale investitore; parlando delle sue precedenti esperienze mi ha detto: “io ho investito sempre e soltanto in titoli di stato, non ho mai acquistato azioni anche perché i miei amici che l’hanno fatto hanno perso un sacco di soldi e quindi ne sono sempre stato lontano”.
Ovviamente non mi sono fermato a questa affermazione ma ho cercato di approfondire chiedendo quale tipo di azioni avessero acquistato i suoi amici ma, soprattutto, se questo investimento fosse passato attraverso l’acquisto di singole azioni oppure tramite uno strumento di risparmio gestito (fondi o sicav); naturalmente parlavamo i singoli titoli, e – altrettanto naturalmente – di azioni italiane.
Badate bene, non ho nulla contro le azioni italiane ma questa era la rappresentazione plastica degli errori più comuni commessi dai risparmiatori che perdono soldi non perché i mercati vadano male ma a causa dei loro comportamenti.
Scarsa diversificazione (sempre pochi i titoli acquistati e spesso di settori simili), nessuna competenza tecnica né fondamentale sull’opportunità dell’inserimento in portafoglio di quelle azioni/aziende, concentrazione dell’investimento nel mercato italiano nella falsa convinzione (il bias cognitivo noto come home bias) di conoscere meglio il nostro mercato perché domestico, nessuna considerazione sul peso dell’investimento in azioni italiane (spesso preponderante) cioè di un’economia che rappresenta poco più del 2% del Pil mondiale rispetto ad un approccio globale.
Massimiliano Maccari