Sulle Borse mondiali regna l’incertezza e quindi la volatilità, cioè repentini strappi sia al ribasso sia al rialzo delle quotazioni. Per averne conferma basta dare un’occhiata a cosa è accaduto in Piazza Affari dopo l’ultimo lunedì nero e all’indice Vix, considerato il termometro della paura.
Oggi, dopo il rimbalzo avvenuto ieri, è un’altra giornata difficile: mentre scriviamo l’indice FtseMib sta cedendo poco più dell’1%. Viaggiano però pesanti sia le banche sia il settore del lusso, complici le crescenti tensioni internazionali attorno all’Iran e a Israele.
Vediamo insieme al big del risparmio gestito Schroders quali sono i tre “Orsi” che stanno dando la zampata estiva ai listini mondiali dopo un lungo periodo di “Toro” che li aveva spinti ai massimi storici.
Il punto da cui partire è tuttavia proprio questo: le Borse mondiali erano reduci da un forte rally, alimentato dalle promesse dell’intelligenza artificiale e di Nvidia. Un po’ come un pallone gonfiato troppo velocemente, la cui valvola fatica a tenere quando è preso a calci e quindi sfiata.
A essere cambiata è però anche la percezione del mercato su quanto potrebbe accadere. Il precedente scenario da “Riccioli d’oro”, fatto da un’inflazione in calo e una crescita economica positiva ha lasciato posto alla paura della recessione. Insomma siamo passati da una fiaba al più classico dei thriller.
Il primo gruppo è composto dagli hedge fund che speculano al ribasso e sono rimasti imprigionati nei movimenti dello yen, in particolare sul cosiddetto “carry trade“, cioè sulla pratica di prendere in prestito denaro nella valuta nipponica per puntare su un’altra. Il recente cambiamento della politica della Banca del Giappone e le aspettative di un taglio dei tassi da parte della Federal Reserve hanno infatti minato le aspettative sul differenziale dei tassi tra gli Stati Uniti e il Sole Levante, portando al taglio delle posizioni in diversi carry trade. L’impatto dovrebbe tuttavia esaurirsi presto.
Il secondo gruppo di orsi sono i trader sistematici che hanno seguito l’onda come farebbe un segnavento: si tratta, essenzialmente, di una reazione all’aumento della volatilità. Ad amplificare il fenomeno sono poi i software che vendono in automatico e in modo indifferenziato per limitare le perdite secondo precise stop loss. Tutti questi investitori restano quindi esposti al rischio di marcate perdite.
Il terzo gruppo di orsi è quello degli investitori che si basano sui fondamentali: cioè sui risultati di bilancio. In questo caso la prospettiva non è quella del trader giornaliero ma quella del medio termine e quindi a pesare il rischio recessione. In sintesi, mentre si avvicina il simposio di Jackson Hole, gli occhi sono fissi sulle mosse della Fed e della Bce per capire quante volte taglieranno i tassi e con quale urgenza.
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Finché il mercato del credito e quello del lavoro reggeranno, secondo l’esperta di Schroders Johanna Kyrklund, sebbene le valutazioni correnti in Borsa non siano abbastanza convenienti da giustificare l’acquisto di asset a prescindere dall’esito ciclico, la correzione in corso toglie un po’ di eccesso dai mercati e ne migliora le prospettive di rendimento in vista dell’autunno.