Eni fa cassa con Enilive. Il big energetico italiano ha siglato un accordo in esclusiva per cedere tra il 20 e il 25% della sua controllata per la mobilità al fondo americano Kkr.
Quest’ultimo si prepara, quindi, a mettere a segno un altro maxi-investimento nel nostro Paese dopo l’avvenuta conquista dell’ex rete di Telecom Italia in partnership con il Tesoro come garante del destino di un asset che è strategico.
L’operazione infatti valorizza Enilive tra 11,5 e 12,5 miliardi, contro attese degli analisti che in media di fermavano a quota 10 miliardi. I brand presenti nel perimetro della società più noti al grande pubblico sono:
- Enjoy, quindi il auto rosse a benzina ed elettriche offerte in sharing nelle nostre città;
- la catena di distributori EniStation. In sostanza quelle che una volta avevano il marchio Agip e il cane a sei zampe dalla lingua infuocata.
Il business di Enilive spazia tuttavia anche nel green, per esempio con le attività di bio-raffinazione e di bio-metano.
La scelta del big dell’energia italiano di individuare un socio finanziario per Enilive ricalca la strategia già seguita dall’amministratore delegato Claudio Descalzi per Plenitude. Si tratta del polo delle energie rinnovabili di Eni, dove ha fatto il suo ingresso con il 7,6% il fondo Eip, staccando un assegno da 588 milioni.
Questo processo di valorizzazione delle società satellite, così come la vendita di quote di minoranza delle nuove esplorazioni di gas e petrolio andate a buon fine, aiuta Eni a raccogliere le risorse finanziarie necessarie a sostenere i nuovi investimenti. Per avere una idea, sono 27 i miliardi previsti dal piano industriale al 2027.
Non solo il denaro raccolto fornisce un’ottima base di partenza, insieme alla rotazione dei prestiti obbligazionari a tassi più vantaggiosi e magari green, per rafforzare la cassa e quindi tenere salda la guardia sul debito.
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Tutto questo, naturalmente, in attesa di un probabile successivo approdo in Piazza Affari perlomeno di Plenitude. Il cui progetto di quotazione è stato prima annunciato e poi congelato dallo stesso Descalzi in attesa di un momento dei mercati più propizio. Un po’ la stessa cosa che è accaduta, nel lusso, alle sneakers delle star Golden Goose.
Il collocamento sul mercato con una offerta pubblica rappresenta peraltro il modo migliore anche per predisporre una agevole via di uscita a Kkr e Eip. I fondi di private equity o comunque infrastrutturali di norma si muovono infatti con un orizzonte temporale di cinque anni.