Diciamolo chiaramente, paragonare Evergrande a Lehman Brother è poco corretto. Ma questa che potrebbe sembrare un’affermazione di principio, può essere suffragata da dati e considerazioni che chiariscono il perchè il confronto non regga.

La cronaca. Le azioni quotate di Evergrande a Hong Kong sono crollate di quasi il 90% da luglio 2020, quando il governo cinese ha represso la speculazione nel mercato immobiliare. Il titolo ha perso oltre il 20% negli ultimi cinque giorni di negoziazione e gli investitori stanno osservando se il gigante immobiliare sarà nella condizione di pagare gli interessi sulle obbligazioni emesse. E’ questo dubbio  che ha portato non poca fibrillazione sui mercati nei giorni scorsi.

Le differenze principali con Lehman

Quando si tratta di valutare la portata dell’impatto potenziale sui mercati finanziari internazionali, sono gli analisti stessi ad indicare una grande differenza tra la crisi di Evergrande e il crollo di Lehman: Lehman deteneva attività finanziarie, Evergrande ha tangibili asset immobiliari ed è proprietaria di moltissimi terreni edificabili.

Proprio in virtù di questo, seppur considerato il fatto che Evergrande abbia problemi di flusso di cassa, parlare di rischi sistemici sembra davvero esagerato

Non è Lehman, e non è LTCM , l’ hedge fund americano, Long-Term Capital Management, che era  gestito da un gruppo di premi Nobel per l’Economia è fallito negli anni ’90.

Evergrande non è un hedge fund con massicce posizioni con leva finanziaria; non è una banca i cui prezzi delle attività finanziarie stanno precipitando verso lo zero. È una società di sviluppo immobiliare con più di 300 miliardi di dollari di debiti, ma anche con la possibilità di monetizzare buona parte delle sue attività immobiliari e soprattutto di terreni edificabili.

 
Ecco perchè ci si aspetta che se Evergrande riuscirà ad ottenere un po’ di flusso di cassa dai suoi asset reali, la società potrà completare i suoi progetti di sviluppo, venderli e iniziare a pagare il debito. Mercoledì, il gruppo immobiliare della società ha annunciato che pagherà puntualmente gli interessi su un’obbligazione negoziata dalla Cina continentale denominata in yuan.

Del resto, se i dati che arrivano dalla Cina sono corretti Evergrande ha  attività, che consistono principalmente in progetti di terreni e abitazioni che valgono poco più di 1,4 trilioni di yuan (220 miliardi di dollari).

Il crollo di Lehman nel 2008 ha portato ad un crollo dei derivati ​​finanziari – credit default swap e obbligazioni di debito garantite – facendo dubitare il mercato circa lo stato di salute di tutto il sistema finanziario americano.

E’ abbastanza improbabile che la saga di Evergrande faccia crollare il prezzo dei terreni. Dopo tutto, il valore dei terreni è semplicemente più trasparente e stabile degli strumenti finanziari. È particolarmente così in Cina, dove il governo locale ne monopolizza l’offerta.

Di conseguenza, il governo locale ha un forte incentivo a stabilizzare il prezzo dei terreni. 

Il controllo del governo

Un’altra differenza fondamentale nel caso di Evergrande è il maggiore livello di controllo e coinvolgimento del governo nel settore immobiliare cinese.

La leggendaria banca d’investimento statunitense è crollata 13 anni fa questo mese in un momento iconico della crisi finanziaria globale. La banca ha sottoscritto titoli per decine di miliardi di dollari garantiti da mutui rischiosi durante una bolla immobiliare negli Stati Uniti. Il governo degli Stati Uniti alla fine ha permesso a Lehman di fallire, mentre salvava altre istituzioni finanziarie.

Le autorità saranno pazienti nel caso di Evergrande poiché hanno due obiettivi: prevenire l’eccessiva assunzione di rischi e mantenere la stabilità nel mercato immobiliare.

Il report di UBS

Gli analisti di UBS si aspettano che Evergrande ristrutturi il suo debito e prevedono che i prezzi delle obbligazioni si riprenderanno dai loro minimi e limiteranno il contagio.

Gli analisti hanno anche delineato una serie di possibili effetti di ricaduta se Evergrande dovesse entrare nello scenario meno probabile di piena liquidazione, come il fallimento delle banche esposte e la vendita del credito dei mercati emergenti.

Gita Gopinath, capo economista del Fondo monetario internazionale, ha dichiarato a Reuters questa settimana che l’organizzazione ritiene che “la Cina abbia gli strumenti e lo spazio politico per impedire che questa si trasformi in una crisi sistemica”.

Finora i funzionari cinesi hanno rilasciato poche importanti dichiarazioni pubbliche su Evergrande.

In una conferenza stampa la scorsa settimana, un portavoce dell’Ufficio nazionale di statistica ha affermato che il dipartimento sta monitorando le difficoltà di alcune grandi società immobiliari e il potenziale impatto sull’economia.

Il mercato immobiliare cinese, insieme alle industrie correlate come l’edilizia, rappresenta oltre un quarto del PIL nazionale, secondo le stime di Moody’s.

Le scommesse sul fatto che i prezzi degli immobili sarebbero aumentati alla fine hanno costretto molte famiglie cinesi a contrarre mutui per permettersi le case. Negli ultimi anni, il governo ha cercato di raffreddare il mercato con misure come restrizioni sul livello di debito che gli sviluppatori possono adottare.

 

E i mercati?

Vediamo cosa deciderà la Fed nel pomeriggio. Come già scritto nell’articolo dell’altro giorno, i mercati potrebbero aver usato “l’effetto Evergrande” per tirare Powell per la giacca in termini di politica monetaria. Avevamo ragione? Poche ore e lo sapremo.

 

 
Leopoldo Gasbarro