Ferrari sta studiando insieme ad alcuni partner una serie di carburanti eco-sostenibili da utilizzare in Formula Uno. In sostanza i motori termici hanno un futuro. Le parole scandite ieri dall’amministratore delegato Benedetto Vigna, che ha definito l’idrogeno una “buona opzione”, sembrano un messaggio diretto ai talebani dell’ambiente.
Un messaggio ai tecnocrati di Bruxelles che, mentre bloccano alla frontiera i veicoli cinesi con dazi fino al 48%, vorrebbero parcheggiate davanti alle nostre case solo auto elettriche. Magari in panne visto che mancano le colonnine di ricarica.
Vigna ha parlato in occasione dell’inaugurazione del nuovo e-building del Cavallino rampante. Ospite d’onore il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, accolto dal presidente John Elkann e da Vigna insieme al resto della prima linea e dalle tute rosse Ferrari schierate quasi fossero Corazzieri.
L’edificio, uscito dalla matita di Mario Cucinella, è un parallelepipedo di 42.500 metri quadrati distribuiti su tre piani, avvolti da un alternarsi di vetrate trasparenti ed opaline. Darà lavoro a 300 persone e punta a coprire il proprio fabbisogno con le rinnovabili.
Ferrari, di cui è prima azionista la famiglia Agnelli tramite la holding Exor, ha investito 200 milioni sul nuovo impianto, destinato a produrre nel 2026 la prima rossa elettrica di Maranello.
Elkann ha sottolineato come con l’e-building, Ferrari abbia mantenuto le promesse. Sotto Exor è però posizionata anche Stellantis che, dopo un massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali, ha in corso un duro braccio di ferro con il governo per il destino degli impianti italiani.
Ma torniamo a Ferrari: I primi modelli ibridi e a benzina, sono invece attesi già dal 2025. A uscire dalle catene di montaggio dovrebbero essere la Purosangue la SF90 Stradale. Insomma, il principio è quello della neutralità tecnologica, proprio quello che non vuole capire la sinistra a Bruxelles quando si parla di mobilità.
Il presidente John Elkann e Vigna hanno detto che Ferrari non ha realizzato l’impianto con l’intento di aumentare la produzione, ma per guadagnare in flessibilità e “personalizzazione” rispetto agli appassionato di tutto il mondo che, conquistati dal rombo Ferrari, staccano assegni milionari.
La vera sfida Ferrari, oltre che in Formula uno dopo tanti anni di digiuno, è tutta qui. Consiste, come sempre per il lusso, nel sapere tenere in equilibrio il concetto di esclusività con quello dell’esigenza di aumentare progressivamente ricavi e margini. Così da avere sempre conti trimestrali in grado di placare l’appetito degli analisti.
Il lancio dell’e-building ha permesso al gruppo di riconfermare l’orientamento qualitativo alla crescita futura, si legge in un report di Jefferies che ha un giudizio “hold” (cioè mantenere) sul titolo del Cavallino.
La nuova linea di produzione darà al gruppo la flessibilità necessaria per restare neutrale rispetto alle future preferenze di propulsione dei clienti, proseguono gli esperti, fiduciosi anche dinanzi alla promessa che il nuovo veicolo tutto elettrico made in Ferrari dimostrerà un approccio molto diverso rispetto a quello dei concorrenti.
Nel frattempo in Piazza Affari il titolo della Rossa ieri ha terminato la seduta a un prezzo di 386 euro. In un anno lo scatto in avanti è stato del 37% e del 22% solo negli ultimi sei mesi, mentre il bilancio dell’ultimo mese è sostanzialmente piatto.
Il prossimo muro da abbattere è la soglia psicologica dei 400 euro. Ferrari ci proverà fedele al “ticker” che ha scelto quando si è quotata “Race“, ma non sarà certo facile.
Leggi anche: Le auto elettriche fanno flop, immatricolazioni Ue in black out. Qui, invece, spiegato il rischio stangata sul pieno alla colonnina per ristorare il fisco dei mancati introiti su benzina e gasolio.
Giova ricordare che Ferrari si è quotata alla Borsa di Milano il 4 gennaio del 2016 a un prezzo di 43 euro e che cinque anni fa il titolo passava già di mano attorno ai 140 euro. Il turbo, insomma, è in funzione da tempo. Staremo a vedere che cosa accadrà ai box.