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Gamestop: colpo di scena

Frenesia no stop

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Il valore di GameStop (GME) ha ripreso a salire vertiginosamente oltre un mese dopo gli avvenimenti di fine gennaio. L’azione ha chiuso ieri a $265.00, ed è in continua crescita da fine febbraio, come illustra il seguente grafico.

Gamestop: la saga continua

Nonostante i fondamentali dell’azione indichino chiaramente che sia costosissima, anche considerando l’attuale esuberanza dell’azionario americano, il sentimento rialzista degli online retail traders persiste imperterrito.

Pur tralasciando qualunque tipo di analisi tecnica, ci si sarebbe aspettati che, dopo essere stati bruciati a seguito del crollo di Gamestop di inizio febbraio, molti giovani traders sarebbero stati più cauti nei loro investimenti, o che si sarebbero addirittura rivolti a dei professionisti. Forse, però, investimenti non è il termine più adatto.

Osservando attentamente gli ecosistemi online in cui questi interagiscono, risaltano agli occhi due principali problematiche:

  • la quasi totale mancanza di analisi fondamentali o quantitative competenti;
  • groupthink (un fenomeno psicologico che si verifica quando il desiderio di essere parte di un gruppo sociale inibisce la razionalità dell’individuo).

Nonostante il fenomeno di groupthink sia una vulnerabilità della nostra specie da sempre, gli ecosistemi online sembrano esasperarlo. Le conseguenze si sono già rivelate essere drammatiche nella dimensione politica della nostra società, ma potrebbero essere ancora più palesi, in quanto più dirette ed immediate, negli esiti della frivolezza che determina gli investimenti dei retail traders.

Il groupthink è sostenuto da continui messaggi come “stonks only go up“, che incentivano scelte finanziarie sconsiderate. Da questi messaggi emerge un sentimento anti-establishment, così come una narrativa secondo la quale è un lavoro di squadra (quasi virtuoso) continuare a supportare determinati asset, tra i quali Gamestop è ormai diventato il simbolo.

Ma come fanno dei giovani ed inesperti traders a muovere il mercato con tanta forza? La domanda richiede una serie di considerazioni inerenti a degli importanti macrotrends, tra cui quelli che riguardano la stratificazione della ricchezza tra le diverse generazioni, discussi in questo articolo.

Prevalentemente, però, lo si può attribuire alle politiche fiscali accomodanti che i governi hanno perseguito a seguito delle restrizioni dovute alla pandemia. Questo è particolarmente vero negli Stati Uniti, dove una grande proporzione di stimulus checks sono finiti in piattaforme come Robinhood. In parole povere, hanno più denaro tra le mani.

Un articolo del Financial Times del 9 marzo quantifica la loro forza. Si stima infatti che negli U.S. i retail traders siano oggi responsabili per un volume di transizioni quasi pari alla somma dei volumi gestiti dai fondi mutui di investimento e dagli hedge funds. Credit Suisse stima inoltre che in diversi giorni quest’anno le loro compravendite siano arrivate ad essere pari ad un terzo del volume complessivo dell’azionario americano.

Gamestop: la saga continua

Cosa significa tutto ciò?

Significa che un esercito di traders inesperti è responsabile di una sensazionale frazione delle transizioni del mercato americano (anche se il trend è osservabile in numerosi altri paesi). Le loro compravendite non sono fondate su considerazioni finanziarie, quanto su sviluppi culturali che hanno luogo in determinati ecosistemi online.

Per comprendere l’importanza di questi ecosistemi, basta guardare il volume di asset discussi su WallStreetBets (il canale Reddit da cui è cominciato lo short-squeeze su Gamestop) comprati in piattaforme di trading online, espresso in miliardi nel seguente grafico.

Gamestop

In conclusione, nulla è certo, ma con questo volume di compravendite determinate da attitudini da gioco d’azzardo ci si può aspettare che il mercato americano continui a ballare ancora per un po’, specie in vista della nuova Relief Bill di $1.9 trilioni di Biden.