E’ importante, oggi più che mai, sensibilizzare le famiglie italiane relativamente al giusto “approccio alla finanza e alle scelte d’investimento”.
Perché proprio “oggi”?
Stiamo vivendo un momento storico molto particolare che coinvolge l’economia e le nostre finanze su più fronti, con temi fortemente interconnessi tra loro, temi che condizionano l’andamento dei mercati finanziari ed inevitabilmente i nostri investimenti.
Ma osserviamo la fotografia “scattata” da Consob e che ci viene presentata nell’ VIII Rapporto sulle scelte di investimento delle famiglie italiane”.
L’analisi prende in esame un campione di 1.436 capifamiglia investitori italiani di cui l’80% rappresentano da uomini per la maggior parte coniugati, mentre solo il 20% da donne di cui il 50% coniugate e l’altro 50% divorziate o vedove.
Da qui emerge un primo elemento importante che ci permette di riflettere sulla situazione socio-culturale italiana, che identifica ancora la figura maschile come punto di riferimento nella gestione delle finanze familiari e come solo una piccola percentuale di donne, di cui la metà sole (dunque inevitabilmente costrette a farlo), impegnate nella gestione finanziaria domestica.
Il campione di riferimento ha un’età adulta (compresa tra i 35 e i 55 anni) con una ricchezza familiare compresa tra i 50 e i 250 mila euro.
E’ emerso come molti degli intervistati siano dei risparmiatori e investitori inconsapevoli, poco sensibili all’importanza di porsi obiettivi di investimento e incapaci di definire budget familiari di gestione del risparmio.
Il livello di conoscenza dei concetti finanziari di base varia a seconda delle loro caratteristiche.
Hanno maggiore conoscenza finanziaria i laureati, le persone più adulte e chi vive al nord. A prescindere da ciò, la cultura finanziaria si attesta su un livello medio e più ci si focalizza su concetti specifici, tipo prodotti finanziari, il livello diminuisce.
Nonostante la maggior parte degli intervistati ritenga complessa la gestione delle finanze personali a causa dell’incertezza che caratterizza il contesto attuale di mercato, solo il 26% di questi si affida alle competenze di un professionista del settore.
Preferiscono ricevere consigli informali oppure formulare scelte autonome ritenendo di avere un livello di conoscenza finanziaria superiore alla media (overconfidence finanziaria).
Dal Rapporto emerge come gli investitori trovino complicato il concetto dell’importanza del tempo negli investimenti finanziari. Preferiscono investimenti con un orizzonte temporale di breve/medio periodo. Manca dunque la consapevolezza della correlazione tra il fattore tempo e il risultato (performance) dell’investimento.
Viene, inoltre, a mancare un atteggiamento di pazienza e di tolleranza alle oscillazioni di mercato che sommato all’avversione alle perdite, porta a privilegiare investimenti a scarsa o ridotta redditività nel tempo. Le tante masse depositate in conto corrente ne sono la più palese manifestazione.
Questo fenomeno, purtroppo, si osserva indipendentemente dal livello di conoscenza finanziaria e di esperienza agli investimenti.
Le motivazioni alla base della scarsa diffusione della consulenza, solo il 26% del campione intervistato si avvale del consulente finanziario, sono legate alla poca conoscenza della professione e del ruolo, alla mancanza di fiducia, a ritenere che l’investimento di piccole somme disponibili “non meriti” l’attenzione di una consulenza, e a non essere disposti a sostenere eventuali costi aggiuntivi derivanti dal servizio.
Coloro che invece si avvalgono del professionista si ritengono soddisfatti per la competenza, per la scelta fatta in termini di affidabilità della persona e per l’attenzione ricevuta, elementi fondamentali che portano l’investitore a mantenere il consulente nel tempo.
Da questa interessante analisi di Consob emerge ancora quanto lavoro debba essere fatto per cambiare culturalmente gli italiani relativamente al modo di gestire il proprio risparmiarmio nel percorso della pianificazione del proprio patrimonio sia in termini di gestione del tempo, di obiettivi e di emotività.
Emanuela Cappellazzo, 31 gennaio 2023