Fnac-Darty vuole comprarsi Unieuro. E, insieme al finanziere ceco Daniel Kretinsky, lancia un’offerta pubblica per rilevare la catena di elettronica italiana fondata a Forlì dalla famiglia Silvestrini.
La proposta, che non è stata concordata quindi è “ostile”, valorizza Unieuro 12 euro per azione per un totale stimato prossimo a 249 milioni. Sul tavolo non c’è infatti una somma secca, ma un cocktail di cash e carta. In particolare:
- 9 euro in denaro;
- 0,10 azioni di nuova emissione di Fnac Darty.
L’Offerta pubblica di acquisto e scambio, si legge nel comunicato, incorpora un premio del 42% sulla base del prezzo medio ponderato del 15 luglio e del 34% se confrontato con gli ultimi tre mesi.
Mentre scriviamo il titolo non riesce a fare prezzo in Borsa, sospeso per eccesso di rialzo perché, come è normale, sta tentando di allinearsi ai valori dell’Opa.
L’offerta è stata messa in cantiere tramite una società veicolo controllata al 51% da Fnac, che peraltro già possiede il 4,4% di Unieuro, e per il restante 49% da Ruby Equity Investment che appunto fa capo a Kretinsky, a sua volta grande socio di Fnac.
Tecnicalità a parte, la scalata segnerebbe il ritorno di Fnac in Italia dopo una assenza di oltre dieci anni. Ma in gioco c’è molto di più. Perchè l’obiettivo dichiarato dell’operazione è quello di dare vita, grazie alla combinazione tra Fnac Darty e Unieuro, a un leader dell’Europa meridionale e occidentale nei settori dell’elettronica di consumo, degli elettrodomestici, dei prodotti editoriali e dei servizi. La nuova realtà avrebbe in particolare oltre 10 miliardi di euro di fatturato, 30mila dipendenti e oltre 1.500 negozi.
Unieuro è infatti il leader italiano nel settore dell’elettronica di consumo e degli elettrodomestici con una quota di mercato pari al 17%: nel 2023 il fatturato si è attestato a 2,6 miliardi.
E secondo Fnac presenta sia una forte complementarità operativa e geografica sia visioni e ambizioni strategiche allineate in diversi ambiti come: omnicanalità, servizi, private label e sostenibilità. Sono attese sinergie per 20 milioni, soprattutto derivanti dalle migliori condizioni di acquisto della merce.
Si prevede che l’operazione possa essere conclusa nel quarto trimestre di quest’anno. Se la scalata andrà in porto Unieuro lascerebbe il listino milanese, che perderebbe così un altro pezzo diventando così ancora più mini rispetto al Pil.
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Difficile pensare di alzare una linea di difesa perché Unieuro ha un azionariato diffuso, da public company. Al figlio del fondatore, Giuseppe Silvestrini, resta il 6,1% del capitale ed è il secondo azionista dietro al gruppo delle tlc low cost francese Iliad e al suo inventore Xavier Niel. Un altro 5% circa di Unieuro fa invece capo ai fondi di Amundi. Il resto è frammentato.
Il consiglio di amministrazione della catena di distribuzione italiana si è comunque già riunito, riservandosi ogni valutazione circa la scalata.