Il Tesoro fa cassa con Poste, pronto il collocamento del 14%

Scelto il consorzio di garanzia. Incasso atteso di 2 oltre miliardi

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Giorgetti poste

Entro la fine di ottobre un altro 14% del capitale di Poste Italiane sarà collocato sul mercato, riducendo come previsto la presa nel gruppo del Tesoro e di Cdp a poco più del 50% rispetto al 64% attuale. Il pulsante del conto alla rovescia è stato schiacciato ieri dal Mef, scegliendo gli avdisor che si occuperanno del collocamento.

Fanno parte della squadra Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mediobanca, Deutsche Bank, Citi e JP Morgan nella veste di global coordinator, mentre Bnp Paribas, Barclays, Société Générale, Ubs e Morgan Stanley agiranno al loro fianco come joint bookrunner.

Ad oggi Il ministero del Tesoro possiede direttamente il 29,2% di Poste, mentre un altro 35% fa capo a Cassa depositi e Prestiti, che a sua volta è però controllata dal Mef all’82%. Dettagli azionari a parte, se le attese saranno rispettate, l’Offerta pubblica di vendita (in sigla Opv) delle azioni di Poste Italiane dovrebbe scattare il 21 ottobre, una volta ottenute le necessarie autorizzazioni dalla Consob.

L’impianto prevederà, come quasi sempre accade, una parte riservata agli istituzionali e una ai piccoli risparmiatori a cui si aggiungerà però una specifica offerta per i soli dipendenti delle Poste. Infine la cosiddetta “greenshoe”, che rappresenta il tesoretto di ulteriori azioni a cui le banche del consorzio potranno attingere se le richieste dovessero superare le attese.

A questo punto il Tesoro dovrà definire, con l’aiuto dei suoi consulenti, la forchetta cioè l’intervallo del prezzo di collocamento. Quest’ultimo sarà invece reso noto al termine dell’Offerta pubblica di vendita. Naturalmente tutto dipende da come andranno gli ordini una volta che saranno aperti i book, cioè da quale risposta darà il mercato.

Ad oggi comunque Poste capitalizza in Piazza Affari 16,44 miliardi, si può quindi stimare che il collocamento del 14% dovrebbe fruttare allo Stato un incasso prossimo ai 2 miliardi. Il gruppo guidato da Matteo Del Fante che ieri ha chiuso la settimana in Piazza Affari a un prezzo di 12,52 euro, fa segnare un progresso dell’8,5% negli ultimi sei mesi ma un rally del 31% negli ultimi dodici mesi. Il picco dell’anno è stato il valore di 13 euro che Poste ha raggiunto il 6 di giugno e il minimo i 9,7 euro segnati il 9 di febbraio.

L’altra operazione che il ministero dell’Economia dovrebbe essere attivata entro la fine dell’anno è la vendita della terza tranche di Monte dei Paschi. In entrambi i casi si tratta di denaro preziosissimo in vista di una legge di Bilancio per la quale Giancarlo Giorgetti ha detto che occorrerà un contributo, cioè uno sforzo, da parte di tutti.

leggi anche : Il Tesoro mantiene un presidio nel Monte Paschi e si siede al tavolo del risiko bancario europeo.

Il presidente di Confindustria Emanuele Orsini ha assicurato che le imprese sono pronte a fare la loro parte disboscando le tax expenditures. Noi pensiamo che la strada maestra dovrebbe essere quella di tagliare spesa, sprechi e sussidi. E siamo completamente contraria a qualsiasi aumento del carico fiscale, che peraltro è già salito dello 0,7% come dimostrano le ultime rilevazioni dell’Istat.

Dalle tabelle dell’Istituto nazionale di statistica sul secondo trimestre è anche emersa una crescita del Pil minore di quanto sperato. Una doccia fredda che finisce per rendere sempre più difficile da raggiungere quel target dell’1% posto dal governo. E quindi rivela la necessità di una azione più incisiva per rilanciare l’economia del nostro Paese.

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