Finanza

In Borsa è lunedì nero, panic selling dopo il crollo di Tokyo

Pesa il rischio recessione negli Usa. Volatilità alle stelle

bandiera giappone, crisi finanza © Wavebreakmedia e Adam Smigielski tramite Canva.com

Lunedì nero in Piazza Affari e nelle altre Borse mondiali. Il contagio è partito da Tokyo che ha chiuso con un tonfo del 12,4%, il peggiore della sua storia. Una correzione di questa portata, che segue il -5,8% rimediato di venerdì scorso, non si vedeva dal 1987 e ha portato il listino nipponico ad azzerare i guadagni da inizio anno.

A scatenare il più classico dei panic selling, favorito anche dalla pausa estiva, è l terrore che l’economia americana finisca in recessione mentre il presidente della Fed, Jerome Powell, rimugina su quando procedere con il taglio dei tassi di interesse.

Esplode a volatilità dell’indice Vix, considerato una sorta di “termometro della paura”,  che è balzato da 25 fino a quota 30, dopo aver toccato nelle prime ore anche livello 36, cioè i massimi da novembre del 2000.

Il banchiere centrale americano, come Christine Lagarde, è alle prese con falchi e colombe, ma tutto a Eccles Building è ulteriormente complicato dalla sfida tra Trump e Harris per la Casa Bianca visto che Powell è stato scelto dalla amministrazione uscente e che The Donald ha già fatto capire di tenere d’occhio.

A freddare gli investitori sono stati in particolare i dati sul lavoro americano diffusi venerdì scorso a causa di:

  • un tasso di disoccupazione al 4,3%, cioè mai così alta da ottobre del 2021;
  • un numero di nuovi posti di lavoro ampiamente sotto le attese.

Come sempre accade quando si teme che il Pil si avviti un una vera crisi economica, ormai anche Goldman Sachs è più pessimista e vede sbriciolarsi la speranza di un soft landing negli Usa, in Borsa sono le banche a essere particolarmente colpite dalle vendite. Di conseguenza Piazza Affari, dove i titoli finanziari rappresentano una discreta parte del paniere principale, è la peggiore tra le Borse europee.

Mentre scriviamo Milano cede il 3% e zoppica ormai solo di pochissimo sopra il gradino psicologico dei 31mila punti. Nessun titolo del listino principale è in positivo.

Insomma, non ci vuole nulla perché la situazione dei listini peggiori ulteriormente, affossata dalle vendite automatiche degli istituzionali che fanno scattare le stop loss sui loro portafogli e delle mosse dei fondi hedge che giocano allo scoperto. La stessa Piazza Affari questa mattina aveva aperto con uno score ancora peggiore.

Deboli anche il petrolio, malgrado le crescenti tensioni in Medio Oriente su Israele, e il Bitcoin. Insomma domina la paura e gli occhi sono puntati sui dati macroeconomico in arrivo nel pomeriggio dagli Usa.

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Venti di speculazione a parte, infatti, a contare davvero sono i fondamentali dell’economia e dati delle trimestrali, che però sempre negli Usa hanno lasciato l’amaro in bocca, soprattutto tra le big tech.