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In viaggio verso il futuro

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Se ci fosse davvero una macchina del tempo, come la useremmo? Torneremmo indietro o faremmo un salto in avanti? Chi di voi non andrebbe almeno a dare un’occhiata? Magari cambieremmo qualcosa del nostro passato e modelleremmo in modo differente il nostro futuro. Non lo fareste? Ma ciò dimostra, semmai ce ne fosse bisogno, che il passato e il presente altro non sono che la porta d’accesso all’unico tempo che realmente ci interessa: il nostro domani. Magari salteremmo avanti e indietro nel tempo per disegnare la nostra vita davvero come la vorremmo.

Ma se il futuro cambia ogni volta, vuol dire che forse non c’è alcun futuro, che il futuro non esiste davvero. Il futuro è una nostra costruzione emotiva. Siamo noi che trasformiamo le nostre percezioni odierne in una realtà che può essere comoda o scomoda a seconda di come la immaginiamo. Il futuro è solo la proiezione di ciò che viviamo oggi, così come ieri, al tempo stesso, finisce per essere il ricordo di oggi. Passato e futuro non esistono, quello che resta è l’oggi, soltanto l’oggi: sono le scelte che facciamo oggi, le sensazioni che viviamo oggi, a proiettarci verso il domani.

Immaginate di dover fare un lungo viaggio in auto. Se il giorno prima siete stati colpiti da un forte mal di schiena, come immaginereste quel viaggio? Di sicuro non piacevole. Se invece vi sentiste in perfetta forma, non immaginereste un viaggio di passione e difficoltà.

Il futuro è come ce lo immaginiamo in funzione della realtà che viviamo, in funzione del nostro stato d’animo, della condizione fisica e morale. Il futuro sarà una giornata grigia, anche quando ci dovesse essere il sole, o una splendida giornata, anche quando dovesse esserci maltempo.

Questo ci aiuta a capire la differenza tra ottimisti e pessimisti. Tutto è funzione di come si guarda al futuro: c’è chi lo vive in maniera costruttiva, con fiducia, e chi invece ne ha paura e dalla paura resta congelato. L’ottimismo e il pessimismo misurano la distanza tra chi intende investire nei progetti personali e famigliari e chi invece è bloccato in un presente di cui ha paura.

Secondo la nuova ricerca Agos Monitor condotta da Eumetra, la differenza tra i due gruppi starebbe tutta nel modo in cui si riescono a filtrare le notizie negative da cui siamo sistematicamente e quotidianamente travolti. In Italia siamo sottoposti a una pressione mediatica che ogni giorno «urla» notizie che scuotono il nostro modo di essere e di comportarci; a condizionarci maggiormente sono quelle economiche, di politica interna e internazionale. Le notizie sono le stesse per tutti: è il modo in cui si reagisce e le si filtra a determinare i nostri comportamenti e a costruire il nostro futuro.

Il concetto di filtro esprime al meglio il tema principale della nostra ricerca. Gli ottimisti ricordano con forza le  notizie positive e su queste costruiscono il loro percorso di vita, mentre i pessimisti le dimenticano così in fretta che in loro non resta altro spazio che quello riempito dagli strilloni di sciagure.

Naturalmente è importante anche il punto di partenza, la condizione di base da cui si parte per guardare al futuro. In questo senso va un’altra ricerca condotta dal Pew Research Center su scala globale, che ci racconta come ci sia molta differenza di giudizio nella popolazione mondiale quando si tratta di valutare la qualità della vita odierna.

Le attuali condizioni economiche sono un fattore chiave nella definizione dei progressi fatti. Cinquant’anni fa il mondo era un posto molto diverso. Gli Stati Uniti e i loro alleati erano bloccati dalla guerra fredda con l’Unione Sovietica, i personal computer e i telefoni cellulari erano roba da fantascienza e gran parte della popolazione mondiale non aveva ancora sperimentato miglioramenti sostanziali nell’aspettativa di vita e nel benessere materiale. Oggi è tutto cambiato. Gli Stati considerati emergenti sono cresciuti e hanno conquistato posizioni di mercato importanti, ma hanno ancora tanta voglia di fare e soprattutto sono talmente giovani che hanno molte più prospettive. Sostanzialmente chi viene da Paesi in difficoltà economiche ha più voglia di riscattarsi e di guardare al futuro rispetto a chi, appagato, è meno disposto a rimettersi in gioco.

È successo anche agli italiani nel dopoguerra, quando sono stati capaci di ricostruire il Paese e rilanciare lavoro e ricchezza privata.

La certificazione delle nostre ipotesi arriva dalla ricerca del Pew Research Center, realizzata grazie alle interviste a oltre 43.000 persone in tutto il mondo. A livello nazionale alcune delle valutazioni più positive sui progressi compiuti negli ultimi cinquant’anni si trovano in Vietnam (l’88% afferma che la vita è migliore oggi), India (69%) e Corea del Sud (68%), tutte società che hanno conosciuto drammatiche trasformazioni economiche dalla fine degli anni Sessanta, per non parlare, nel caso del Vietnam, della fine del conflitto armato. Una maggioranza in Turchia (65%) condivide anche un senso di progresso negli ultimi cinque decenni. Anche in alcuni dei Paesi più sviluppati, i cittadini segnalano che la vita è migliore oggi.

A livello globale, le valutazioni variano a seconda che la vita sia migliore o peggiore di cinquant’anni fa, ma, come detto, non tutti sono convinti che la vita oggi sia migliorata rispetto al passato. Gli americani per esempio sono divisi: il 41% afferma che la vita è peggiore, mentre il 37% dice che è migliore. In generale, i Paesi più ottimisti in merito alla loro economia nazionale hanno maggiori probabilità di dire che la vita oggi è migliore rispetto al passato. Per tornare all’esempio del Vietnam, il 91% afferma che le condizioni economiche sono buone. Nel complesso, la correlazione tra valutazioni economiche e opinioni sul passato è piuttosto forte.

È la sfiducia a condizionare le nostre percezioni. Abbiamo la ricchezza privata pro capite tra le più alte al mondo, viviamo nel Paese più bello del mondo, siamo creativi, abbiamo imprese che sono gioielli, eppure… Eppure viviamo come se tutto questo non ci fosse, come se i nostri ristoranti non fossero sempre tutti pieni, come se fosse facilissimo trovare posti allo stadio anche per le partite di grido, per i concerti dei cantanti più famosi o per una vacanza last minute nelle località più ricercate.

Invece la percezione che abbiamo della nostra quotidianità è completamente diversa da quella che molti numeri racconterebbero; e la percezione, a volte, conta più dei numeri. Perché, parafrasando sant’Agostino, se la visione (il presente) è distorta, si avrà ansia per l’attesa (il futuro).