Imprese vittime delle sanzioni alla Russia? Ipotesi risarcimenti Ue

Ieri alla Farnesina il tavolo per il maxi-sequestro subito da Unicredit, si cerca un linea comune anche per Ariston

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Tajani unicredit

La strada dei risarcimenti e quella di individuare una strategia di risposta comune a Bruxelles per le aziende europee rimaste intrappolate nelle sanzioni alla Russia: la Farnesina è al lavoro.

Ieri si è svolta la terza riunione del “Tavolo Russia”. Al centro dell’incontro il maxi-sequestro da 463 milioni tra conti correnti e attività che ha colpito Unicredit per il mancato rispetto di un contratto che prevedeva la realizzazione di un impianto per il gas nelle vicinanze di San Pietroburgo.

Da risolvere, però, per il ministro Antonio Tajani ci sono anche il caso Ariston e quelli delle numerosissime pmi della Penisola che sono ancora in affari, diretti o indiretti, con Mosca. Si stima siano circa 200 realtà, la metà rispetto al periodo pre-bellico, e di queste una sessantina producono nel regno di Vladimir Putin.

Unicredit sta valutando di fare opposizione alla decisione della corte di San Pietroburgo, forse facendo perno su un parere di quella inglese. Il lavoro dei legali si preannuncia comunque irta e lunga. L’alternativa, perlomeno teorica, potrebbe essere quella di rivalersi sulla ditta appaltatrice Linde, che ha sua volta ha tentato un arbitrato.

Oltre a Unicredit hanno visto scattare istanza di sequestro per il medesimo impianto  anche le altre banche finanziatrici del progetto: Commerzbank, Deutsche Bank, Landesbank Baden-Württemberg e Bayerische Lb.

In ogni caso è l’intero settore del credito europeo a rischiare pesanti ripercussioni, anche sul fronte americano, dalla guerra russo-ucraina. Tanto che la Bce ha già chiesto agli istituti del vecchio continente un ordinato piano di ritiro.

Non solo, se si allarga lo sguardo in sede comunitaria, si moltiplicano le storie di grandi aziende finite nei guai con Mosca. Ne sono un ulteriore esempio:

  • la tedesca Bosch che, come Ariston, si è vista nazionalizzare le proprie attività nel Paese; 
  • la danese Carlsberg;
  • la francese Danone.

Per approfondire leggi anche: La lettera a Inchiostro & Affari di questo imprenditore italiano rimasto intrappolato nella maglie delle sanzioni contro la Russia.

Tutti gruppi che, con i loro brand, entrano nelle case delle famiglie italiane. Senza contare appunto le migliaia di piccole e medie imprese. Ecco perché il ministero degli Esteri è al lavoro per proporre risarcimenti coordinati in sede comunitaria. Per esempio attingendo ai patrimoni confiscati agli oligarchi russi allineati con Putin.

 

 

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