Finanza

La Bce ordina alle banche il ritiro dalla Russia, pesa il rischio sanzioni Usa

L’Eurotower attende il piano entro giugno. A Unicredit già sequestrati asset per 463 milioni

bce russia © claudiodivizia e Yurchello108 tramite Canva.com

Unicredit ha già pagato dazio con un sequestro cautelativo da 463 milioni delle proprie attività russe da parte di Mosca, ma è ormai scesa in campo anche la Bce. L’Eurotower avrebbe infatti intimato alle banche europee su cui esercita poteri di Vigilanza di approntare e consegnare in tutta fretta un ordinato piano di ritiro dal regno di Vladmir Putin.

Il timore della Bce sarebbe infatti quello che gli istituti del Vecchio continente che fanno affari con Mosca, finiscano nel tritacarne delle sanzioni americane. Un bel guaio considerando che Washington è un partner commerciale ben più importante per il nostro Paese che non la Russia, soprattutto dopo l’embargo scattato in risposta all’invasione dell’Ucraina.

Secondo quanto rivelato dal Financial Times, le banche europee devono quindi spedire già entro giugno ai burocrati di Francoforte un piano d’azione con i loro rimedi. Ma sarebbe meglio dire che sarà una ritirata per evitare il rischio di una Caporetto. Di recente, proprio su pressione diplomatica della Casa Bianca, l’austriaca Raiffeisen ha già dovuto rinunciare a un accordo di scambio Europa-Russia. L’istituto detiene già il poco record, oggi poco invidiabile, di esposizioni verso Mosca.

Il rischio per le banche che non si adeguano e non riducono la propria esposizione verso Mosca, o almeno tracciano il percorso per farlo, è infatti quello di vedersi comminare una multa da parte della Bce.

Il guaio in cui è finita Unicredit è nato da un contenzioso relativo a un contratto di finanziamento,  secondo l’accusa non onorato. In gioco c’era la realizzazione di un impianto di gas liquefatto vicino a San Pietroburgo affidato alla tedesca Linde con controparte RusChemAlliance, joint venture in cui figura il gigante pubblico Gazprom.

Di fatto tutto si è fermato a seguito delle sanzioni, nel 2022 le controparti hanno cercati di rescindere il contratto ma il tentativo è fallito. Le banche finanziatrici non hanno comunque come è ovvio potuto procedere. Insomma, un pasticcio burocratico e un groviglio di carte bollate in cui sguazzano i legali, fino alla sentenza di sequestro dettata dalla Corte di San Pietroburgo.

Leggi qui la testimonianza di questa impresa meccanica italiana che, dopo aver vinto un appalto, è rimasta intrappolata nella rete delle sanzioni contro la Russia.

Va ricordato che Unicredit non è stata la sola banca europea a subire un sequestro cautelativo. Al contrario ci hanno già rimesso le penne anche le tedesche Commerzbank e Deutsche Bank, alle quali sono stati congelati asset per un controvalore di 200 milioni. Tra le banche italiane con ampi interessi in Russia, dopo Piazza Gae Aulenti, c’è Intesa Sanpaolo che infatti è da tempo al lavoro per ridurre la propria esposizione in loco.

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