La passeggiata verso la Borsa di Golden Goose si interrompe prima di raggiungere il traguardo. Niente quotazione, almeno per ora, per l’azienda del lusso made in Italy nota per aver fatto calzare le sue sneakers ad attori di Hollywood e noti sportivi.
Che qualcosa non stesse andando per il meglio per l’Oca d’oro si era già intuito ieri, quando il gruppo ha annunciato che l’offerta pubblica delle sue azioni sarebbe avvenuta a 9,75 euro cadauna, cioè nella parte bassa della forchetta di prezzo inizialmente indicata tra 9,50-10,50 euro.
Malgrado lo “sconto” concesso, comunque stridente rispetto alle logiche e ai multipli tipici del settore del lusso, tutti sembravano proseguire il lavoro per il debutto in Piazza Affari fissato per il 21 giugno.
Non solo: l’agenzia Bloomberg lasciava trapelare una nota di ottimismo per il fatto che gli ordini di sottoscrizione in fase di Ipo avessero abbondantemente superato l’offerta disponibile.
Questo fino alla doccia fredda odierna. Golden Goose rimanda la quotazione a data da destinarsi, malgrado “il forte sostegno” assicurato dagli investitori, a partire da Invesco che era pronta a fare da perno allo sbarco in Borsa con un impegno d 100 milioni.
Il book degli ordini era stato coperto molto rapidamente, aggiunge ancora la società, ma l’esito delle elezioni per il Parlamento Europeo e in particolare la crisi politica apertasi in Francia hanno deteriorato in modo significativo le condizioni del mercato. E in particolare quelle del lusso.
In sintesi, anche se il gruppo non lo dice, l’Ipo non può continuare. Perché, a dispetto della loro suola di gomma, il rischio venerdì mattina sarebbe quello di veder scivolare le azioni Golden Goose sul pavimento di Piazza Affari subito dopo il suono della campanella.
Un incidente che sneakers vendute in boutique a 300-400 euro al paio non vogliono correre. Quindi la passeggiata del gruppo verso La Borsa sarà rivalutata a tempo debito, a quando sarà possibile completare una quotazione di successo “per tutte le parti interessate, con prestazioni aftermarket forti e sostenibili”.
Perché se è vero il detto “non è tutto oro quello che luccica”, va anche detto che un’azienda di scarpe di design non può finire in pantofole senza ledere la sua immagine con la stella.
La retromarcia di Golden Goose è tuttavia costata cara agli altri titoli del lusso in Borsa, già nel mirino degli analisti da qualche giorno per crescenti timori sulle prossime trimestrali.