Stellantis fa perdere la pazienza anche alla Casa Bianca. “Vogliamo che Stellantis rispetti gli impegni presi“, ha tuonato ieri Washington. Un monito sicuramente collegato alle imminenti elezioni presidenziali americane, visto l’importante bacino di voti racchiusi nell’indotto dell’auto, ma anche un affondo clamoroso contro Carlos Tavares.
I problemi negli Usa sono comuni a quelli italiani: una produzione di ridotta al lumicino davanti a un mercato in crisi e l’urgenza sociale di saturare gli impianti. Lo scorso anno Tavares si era impegnato con il sindacato per imprimere una svolta ma poi tutto è rimasto lettera morta.
Anche Oltreoceano pesa il crollo delle vendite, causato sia dagli alti tassi di interesse con cui Fed e Bce hanno spento l’inflazione, sia dal clamoroso autogol della politica e delle case produttrici con il diktat del tutto elettrico. Una illusione che ha consegnato il mercato nelle mani dei produttori cinesi, contro cui sono poi stati messi i dazi. Un assurdo.
Il destino è beffardo e così nelle stesse ore in cui la Casa Bianca sparava a zero su Stellantis, a Torino Elkann ci faceva la lezioncina sull’importanza di non smarrire lo spirito pionieristico di Fiat che rientra nel novero delle pochissime aziende che ha superato il secolo “adattandosi ai cambiamenti”. Un chiaro messaggio anche in questo caso alla transizione green.
Elkann ha poi dato l’affondo: con “le polemiche strumentali, i rancori e i protagonismi non si risolve nulla”. L’erede dell’Avvocato parlava ai manager del Lingotto riuniti proprio nell’auditorium Gianni Agnelli in occasione del cinquantesimo anniversario del Gruppo Dirigenti Fiat.
Evidente, tuttavia, che le sue parole sono un messaggio trasversale a governo e Parlamento, a cui Tavares in audizione è appena tornato a battere cassa per le auto elettriche, nascondendosi senza vergogna dietro la foglia di fico degli interessi degli italiani.
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Lo stesso Elkann peraltro, malgrado sia stata già aperta la selezione del successore e sia stata cambiata gran parte della prima linea, ha appena confermato la fiducia a Tavares fino al termine del mandato.
Peccato che anche in Italia la crisi degli impianti si aggravi sempre più, con danni evidenti per gli operai e per i costi che la cassa integrazione comporta alla collettività. Fino al caso limite dell’agonia di Mirafiori, che ha visto lo stop alla 500 elettrica prolungato fino a novembre. L’ex stabilimento simbolo di quell’orgoglio Fiat di cui ha parlato Elkann, che oggi è ridotto a uno zombie.
Ieri Stellantis ha peraltro annunciato una raffica di altre sospensioni alla produzione. Le linee di assemblaggio si fermeranno per alcuni giorni da Pomigliano d’Arco a Termoli fino a Pratola Serra. Stellantis ha visto crollare del 20% le consegne nel terzo trimestre a 1,148 milioni di unità e le vendite del 15%.
E’ il riflesso della decisione di Tavares di ridurre le scorte davanti al disamore del mercato per i marchi del gruppo. Moody’s ha tagliato l’outlook a negativo. Un pessimo viatico in vista della prossima trimestrale.