La patrimoniale sui conti correnti vale 15 miliardi, i nuovi dati ABI confermano la crescita degli accantonamenti in conto corrente: 9 miliardi in più nel solo mese di maggio. Così tra bolli e commissioni bancarie l’esborso patrimoniale raggiunge i 15 miliardi di euro.
50 miliardi di imposte sui patrimoni, altri 15 miliardi, forse qualcosa di più sui conti correnti. E’ questo il saldo negativo che tutti noi stiamo già pagando in termini di esborsi all’erario sui nostri patrimoni. Eppure nessuno sembra accorgersene, anzi, tutti sono straordinariamente preoccupati da possibili nuove imposte che potrebbero essere introdotte dal governo, per far fronte all’impennata straordinaria del debito pubblico che ha raggiunto e superato i 2600 miliardi di euro.
Ed invece la patrimoniale, anzi le patrimoniali, ci sono già e pesano parecchio sui nostri portafogli.
Come detto valgono oltre 60 miliardi di gettito l’anno.
Ma andiamo a vedere di che cosa si tratta e facciamoci aiutare dall’analisi della CGIA di Mestre.
Sui nostri patrimoni gravano una serie infinita d’imposte: quella di bollo, di registro e sostitutiva, le ipotecarie, i diritti catastali, il canone radio TV, il bollo auto, l’Ici, IMU e la Tasi, l’imposta su imbarcazioni e aeromobili, l’imposta sulle transazioni finanziarie, l’imposta sul patrimonio netto delle imprese, l’imposta su successioni e donazioni.
Si tratta di un bell’elenco di imposte ricorrenti sul patrimonio e che per questo, quindi, vengono definite patrimoniali. Noi le stiamo pagando ogni anno. La maggior parte di queste imposte, quelle più recenti come data d’introduzione, arrivano soprattutto dall’azione fiscale del governo Monti. Ma a questa infornata di imposte ricorrenti noi italiani ne stiamo pagando un’altra, di cui non ci rendiamo neanche conto, ma che incide sulle nostre tasche per quasi altri 15 miliardi di euro l’anno.
La potremmo chiamare “nuova patrimoniale sui conti correnti”. La cosa strana, però è che quest’imposta ce la stiamo, scusate il gioco di parole, imponendo da soli, da noi stessi, senza che governi, ministri e sottosegretari, siano costretti ad inventarsi o che si siano inventati, nulla per realizzarla. Tra l’altro si tratta di un’imposizione che cresce costantemente nel tempo e che è generata proprio dal nostro modo di utilizzare i risparmi.
E’ notizia di ieri, infatti, che il saldo dei conti correnti degli italiani è salito nell’ultimo mese di altri 9 miliardi di euro, portando la crescita di tale saldo ad un totale di circa 35 miliardi di euro dall’inizio del 2021. Se questa tendenza non dovesse cambiare, dopo i 162 miliardi versati in conto corrente nel 2020, anche nel 2021 si arriverebbe ad un nuovo accantonamento di circa 110 miliardi.
Ma intanto, aspettando di vedere cosa accadrà nei restanti mesi del 2021, quanto già accumulato in conto corrente crea un monte finanziario di circa 1.774 miliardi di euro.
E’ su questa somma straordinaria che noi stiamo facendo autogol:
Prometeia, società di ricerca finanziaria, lo scorso anno aveva valutato in un intorno di 14 miliardi i costi pagati dagli italiani per lasciare i soldi in conto corrente. Si tratta del pagamento di bolli, ritenute, operazioni, voci di costo varie, tipiche dei conti correnti e che su una somma tanto grande come quella detenuta dagli italiani, oggi sfiora i 15 miliardi. Insomma una patrimoniale di cui ognuno paga la propria quota, una quota che è funzione della quantità di denaro che ognuno di noi detiene in conto corrente.
E qui stiamo esclusivamente parlando di costi, senza pensare agli effetti negativi dettati dal ritorno dell’inflazione.
Insomma, o cambiamo le nostre scelte finanziarie o saremo costretti a continuare a sborsare., ma stavolta non avremo nessun altro, se non noi stessi, con cui prendercela.
Leopoldo Gasbarro