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La storia di Pinocchio come esempio per i risparmiatori di oggi

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Ho spesso citato “Le avventure di Pinocchio” nelle varie storie raccontate nella mia newsletter nel corso di questi anni perché ritengo il libro di Collodi altamente istruttivo e con tanti collegamenti con la vita reale.


Questa volta voglio raccontarvi la storia del Paese dei Balocchi

Dopo la brutta avventura in cui rischiò di essere fritto in padella Pinocchio tornò dalla Fata che gli promise di trasformarlo in un bambino in carne e ossa; il burattino allora decise di fare una grande festa e andò per il paese a invitare i suoi compagni, in particolare Lucignolo, il ragazzo più svogliato di tutta la scuola ma che era il suo migliore amico.

Dopo averlo cercato più volte lo trovò nascosto sotto il portico della sua casa, dove stava aspettando il carro per partire per un luogo da fiaba: “Vado ad abitare nel più bel paese di questo mondo, una vera cuccagna, il Paese dei Balocchi” gli disse Lucignolo.

“Credi a me Pinocchio, se non vieni te ne pentirai! Dove vuoi trovare un paese migliore? Niente maestri né scuole, né libri, non si studia mai, le vacanze iniziano il primo di gennaio e finiscono l’ultimo di dicembre. E’ il paese che fa per me, come dovrebbero essere tutti i paesi civili! Ci si diverte dalla mattina alla sera, poi si va a letto e il giorno dopo si ricomincia! Che te ne pare? Parti con me Pinocchio, saremo più di cento ragazzi e partiremo a mezzanotte col carro che passerà di qui”.

Pinocchio resistette ma la tentazione era troppo grande: niente scuola,  solo vacanze…

E finalmente il carro arrivò, guidato da un omino grassottello con la faccia che sembrava unta di burro e una voce sottile e carezzevole; tutti i ragazzi salirono a bordo del carro e Pinocchio era ovviamente tra loro.

E fu così che, arrivati nel Paese dei Balocchi, Pinocchio e Lucignolo passarono giorni, settimane e infine mesi di divertimenti: giocavano a mosca-cieca, si vestivano da pagliacci, urlavano e fischiavano; insomma, una vera cuccagna.

I due dapprima le presero a ridere poi, quando le risate divennero ragli e vennero trasformati i due ciuchini iniziarono a disperarsi.

Infine, sentendoli ragliare così forte, arrivò l’omino del carro che però non era più gentile come qualche mese prima e dopo averli strigliati a dovere li portò sulla piazza del paese per venderli al miglior offerente…

(da Le avvenure di Pinocchio di Carlo Collodi)

I risparmiatori sono saliti sul carro che li ha portati nel Paese dei Balocchi anni fa, quando le banche centrali di tutto il mondo hanno iniziato a stampare denaro come se non ci fosse un domani e facendo salire indistintamente tutti i mercati, azionari e obbligazionari, intervenendo ogni qualvolta ce n’è stato bisogno per riportare la calma; hanno acquistato prima titoli di stato, poi obbligazioni corporate fino – vedi esempio giapponese – a comprare azioni sul mercato.

Gli investitori hanno trovato il loro personale Paese dei Balocchi: finalmente rendimento senza rischio, una vera cuccagna.

Ma attenzione, come nella favola di Pinocchio, prima o poi l’omino di burro si presenterà a chiedere il conto: non esiste rendimento senza rischio o, per dirla alla Paul Samuelson, “in economia non ci sono pasti gratis”.

In America, più avanti sulla strada della ripresa economica, assistiamo già a un parziale rialzo dei rendimenti dei titoli di stato che ha già mietuto qualche vittima tra i possessori di Treasury a lungo termine.

In Europa siamo più indietro (v. la nota vicenda delle campagne vaccinali) ma – prima o poi – arriverà anche da noi la ripresa e il conseguente rialzo dei tassi; cosa succederà allora ai Bund tedeschi che viaggiano con un “rendimento” del – 0,28%? O ai nostri Btp? Pensate che rimarranno immuni da scosse?

 

Nella bocca del coccodrillo

Come ho già scritto in precedenza è interessante (e un po’ preoccupante) vedere come è cambiato il mercato obbligazionario in questi anni: se all’inizio degli anni duemila potevo acquistare un’obbligazione al 4% di rendimento con una durata di 5 anni oggi mi devo accontentare di poco più dell’1% con una durata lievitata a circa 7 anni e mezzo.

La stessa Italia, Paese con un debito pubblico di oltre 2.500 miliardi e con un rapporto debito /Pil salito al 155% emetteva i suoi Btp decennali al 4,8% e oggi allo 0,7% circa.

 

Il fondatore di Bridgewater, Ray Dalio, ci dice che “con questi rendimenti e con l’inflazione in salita acquistare obbligazioni sovrane (titoli di stato) non ha senso economico”; il suo ragionamento non fa una grinza: “ai tassi attuali, investendo in bond cinesi, americani, giapponesi o europei, un risparmiatore dovrà attendere 25, 42, 150 e 450 anni per incassare 100 dollari di interessi” (da Milano Finanza del 20 marzo 2021).

Detto questo, quando andiamo a costruire i nostri portafogli, dobbiamo tenere conto di tutte le variabili e non avere certezze assolute.

Dobbiamo partire prima di tutto dai nostri obiettivi, traguardarli nel tempo e poi – coerentemente con il nostro profilo di rischio e orizzonte temporale – inserire le varie asset class per costruire un portafoglio che, se non invulnerabile, sia almeno antifragile come dice il professor Paolo Legrenzi.

 

 

Massimiliano Maccari