Sarà pure un’Oca ma è tutta d’oro e potrebbe valere attorno ai 2,5 miliardi di euro, incluso il debito. Il marchio del lusso Golden Goose – che ha vestito con le sue sneaker i piedi di Hilary Duff, Taylor Swift e Selena Gomez – si quoterà in Piazza Affari entro la fine di questo mese.
La formula scelta dai proprietari è quella di una offerta pubblica di vendita e sottoscrizione (Opvs) che potrebbe aggirarsi attorno ai 700-800 milioni. L’operazione prevede in particolare un aumento di capitale fissato a 100 milioni e la alienazione di parte del pacchetto di controllo (83% del capitale) che oggi fa capo al Fondo Permira dopo la transazione avvenuta nel 2000 con i colleghi di Carlyle.
Golden Goose conta di centrare il miliardo di fatturato entro il 2029, contro i 587 milioni del 2023 (+18%) conservando gli attuali margini generosi. Le sue sneaker costano 400-500 euro al paio e sono considerate icone di lusso e di stile.
Golden Goose – nata nel 2000 a Marghera da un’idea di Francesca Rinaldo e Alessandro Gallo – è ormai un brand globale presente in 80 Paesi del mondo. La sua storia è stata infatti più volte affiancata dagli analisti a quella del gruppo Moncler di Remo Ruffini, diventata una icona dell’Italia nel mondo.
Golden Goose, che una clientela in gran parte femminile, ha comunque giù rimarcato in più interviste la propria unicità e il fatto di non vendere semplicemente calzature ma una “esperienza”. Staremo a vedere.
Di certo Goldel Goose interrompe la serie di delisting che sta “svuotando” Piazza Affari: tra gli ultimi in ordini di tempo, restando nel settore del lusso, c’è quello del gruppo Tod’s di cui il fondatore Diego Della Valle si è “ricomprato” il 100% del capitale insieme al fondo L Catterton legato al colosso francese Lvmh.
L’Oca d’oro con la sua corsa verso il listino di Milano porterà infatti un po’ di energia a un mercato finanziario che resta piccolo in termini di peso sul Pil, così potrebbe darne Armani se in futuro prensse forma l’ipotesi ventilata dallo stilista di una quotazione per gestire una eventuale successione.
A processo completato il flottante di Golden Goose potrebbe avvicinarsi al 35%, inclusa l’opzione greenshoe concessa alle banche del consorzio di collocamento che vede schierate, accanto all’italiana Mediobanca, colossi internazionali come JP Morgan e Bank of America, con Lazard nella veste di advisor.
Gli Stati Uniti valgono ormai oltre il 42% del fatturato del marchio, ma la stessa Golden Goose ha sottolineato come sia stata naturale la scelta di quotarsi in Piazza Affari, essendo l’Italia la patria del lusso. Non per nulla Kering ha di recente sborsato 13 miliardi pur di aggiudicarsi uno stabile di massimo prestigio nella milanesissima via Monte Napoleone,
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A breve dovrebbe partire il road show in cui l’amministratore delegato Silvio Campara illustrerà al mercato le strategie di espansione. Nella speranza degli investitori grandi e piccoli che l’Oca resti tutta d’oro, così come le sue uova.