Finanza

L’illusione della bravura e la consulenza

L’illusione della bravura è basata su credere che ci sia un esperto più bravo degli altri per risolvere un dato problema e che, quindi, sia meglio affidarsi a lui.  Normalmente non è una illusione perché ci sono effettivamente idraulici, elettricisti, avvocati, architetti, sarti, e tanti altri tipi di esperti: alcuni sono più bravi di altri, anche se non sempre è facile scovarli e riuscire a rivolgersi proprio a loro.

Più facile è dire quali sono gli sciatori e i tennisti più bravi: qui vengono redatte delle statistiche dettagliate delle gare vinte o delle posizioni raggiunte nei vari tornei. Se guardate queste classifiche non solo scoprite quali sono i più bravi ma vi accorgerete facilmente che in un intervallo di tempo anche lungo sono più o meno sempre gli stessi: Djokovic, Nadal, Federer nel tennis, Gisin, Shiffrin e Vlhova, in futuro forse anche Liensberger, tra le sciatrici.

Magari questa mia classifica, fatta a memoria, non è corretta. Comunque in cima alla classifica ci sono sempre le stesse campionesse o gli stessi campioni, quelli di cui tutti ricordano i nomi se appassionati di uno sport. Si possono contare sulle dita di una mano, e continuano a primeggiare per lungo tempo. Nel campo dei risparmi e degli investimenti ci sono due classifiche analoghe.

La prima è quella dei consulenti, ed è ai più ignota. Il criterio per posizionarsi in questa classifica è semplice, anche se per solito la graduatoria è riservata: il totale delle masse, cioè dei risparmi, affidati dai clienti a un consulente. Tante più sono le masse affidate, tanto più un consulente ha avuto successo: è una graduatoria semplice che spesso non è nota ai clienti finali ma lo è sempre ai coordinatori di quel consulente.

La seconda graduatoria riguarda i gestori, e cioè le persone incaricate di costruire e seguire i prodotti finanziari, poniamo i fondi azionari. Queste sono le graduatorie più note perché vengono pubblicate spesso dai giornali specializzati ma anche dalla stampa generalista nelle apposite sezioni: le classifiche dei più bravi e dei più ricchi interessano sempre il grande pubblico.

In genere le persone guardano graduatorie che si riferiscono a una data precisa o a un intervallo temporale corto. Se però raccogliamo le graduatorie dei migliori, poniamo i migliori fondi azionari anno dopo anno, ci accorgeremo che le posizioni apicali in queste graduatorie cambiano molto di più di quelle degli sportivi.

Al contrario non sono soggette a mutamento, ovviamente, quelle dei consulenti, se classificate questi ultimi sulla base delle masse raccolte. Il fatto è che non c’è un gestore “più bravo” in assoluto ma c’è il più capace ad adattarsi rapidamente e a cogliere l’ambiente di un dato momento, riuscendo magari a capire che in quel momento si è raggiunto un punto di non ritorno anticipando così i concorrenti.

Potreste ovviare a questa sequenza di fotografie istantanee, anno dopo anno, facendo una graduatoria del successo dei fondi fin dalla nascita, così da avere una storia pluriannuale. Ma anche in questo caso scoprite una cosa curiosa. Consideriamo, per esempio, la lista statunitense dei migliori 25 fondi azionari: è la lista più ricca e consolidata del mondo finanziario.

Il primo è il Fidelity Growth Company, nato il 17 gennaio 1983. Da allora ha avuto un incremento medio annuo del 13,34%. Tale incremento è attribuibile alla bravura di un gestore superiore agli altri? In parte sì, ma è difficile dirlo perché ne ha avuti più d’uno. Perché è andato così bene per quasi venti anni? La causa principale è da attribuirsi al fatto che è sovra-pesato sul biotech e sulle tecnologie in generale. Insomma è lo stile del fondo che ha contato, come se un giocatore di tennis che sa andare a rete giocasse contro avversari che non ne sono capaci.

Il secondo è il Fidelity Select IT Services, nato il 13 dicembre del 1973. Anch’esso ha avuto un incremento medio superiore al 13% perché contiene tutti i campioni delle tecnologie. Per lui vale dunque lo stesso discorso di prima. Vince cioè lo stile del fondo, non il giocatore che adotta quello stile. Ovviamente quando i titoli tecnologici vanno male, e raramente capita anche a loro, e può andare temporaneamente anche molto male, questi fondi non sono più i primi nella graduatoria annuale.

Tutto ciò dimostra che non c’è un gestore più bravo ma che alcuni gestori vincono sui tempi lunghi perché si sono dedicati ai settori vincenti. Questo punto è sviluppato nel libro “Ricchi per la vita”, che Leopoldo Gasbarro ed io abbiamo scritto e che uscirà il 5 maggio da Sperling & Kupfer.

 

Paolo Legrenzi