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Lo schema Ponzi è arrivato in Cina

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Il crollo del colosso immobiliare cinese Evergrande ha portato alla ribalta innanzitutto la grande ironia della storia nel vedere una crisi prettamente capitalistica nel maggior esempio ancora esistente di regime comunista. 

In questo caso oltre che lo sviluppo del mercato dei capitali e parallelamente quello dei debiti, quello che il capitalismo ha esportato in Cina, come in altre parti del mondo, è anche la possibilità di creare il terreno favorevole sia alle speculazioni finanziarie sia alle vere e proprie truffe. E infatti la bolla di Evergrande è cresciuta grazie

Un altro particolare è nel fatto che anche la Cina ha scoperto a proprie spese lo schema Ponzi, il sistema che da cent’anni a questa parte fa parte della cassetta degli attrezzi di truffatori e speculatori.

Lo schema prende il nome da Carlo Ponzi, uno degli italiani più famosi d’America, ma non certo in senso positivo. Ponzi, ribattezzatosi Charles, all’inizio del secolo scorso si traferì a Boston e mise in piedi una delle più colossali, almeno per quel tempo, attività di malavita finanziaria, un’attività basata non tanto sugli immobili quanto sui francobolli.

Un secolo fa, infatti, non essendoci ancora la posta elettronica, era normale che assieme alle lettere per l’estero vi fosse un buono per l’acquisto dei francobolli per la risposta.  Ponzi, attraverso i suoi contatti in Italia, iniziò a rastrellare i buoni che gli emigranti inviano ai loro parenti, per poi rivenderli sul mercato americano.

Per raccogliere i fondi necessari a queste operazioni di arbitraggio Ponzi fondò una società che prometteva rendimenti fino al 50% in tre mesi, rendimenti che all’inizio furono regolarmente pagati, ma non con il ricavato delle operazioni finanziarie, ma con il denaro dei nuovi investitori attirati dalle altissime promesse di guadagno.

Fino a che un’inchiesta giornalistica e un’altra del tribunale dimostrarono che il patrimonio di Ponzi era costituito sulla sabbia e sette milioni di dollari di risparmi svanirono nel nulla. Ponzi passò dieci anni in carcere, per poi tornare in Italia e trasferirsi infine in povertà in Brasile.

Il suo nome resta nella storia perché lo schema Ponzi sarà alla base di tante altre truffe come quella di Bernie Madoff, che nel 2008 ha mandato in fumo qualcosa come 60 miliardi di dollari per poi venir condannato a 150 anni di carcere.

La storia delle crisi finanziarie dimostra con evidenza che quando vi sono le condizioni perché si verifichi un incidente, alla fine questo inevitabilmente accade. E così il caso Evergrande è l’ennesima dimostrazione di come il mercato abbia bisogno di regole, di controlli efficaci, di interventi preventivi: non è un cammino facile perché si tratta di tenere in equilibro l’indispensabile libera iniziativa dei singoli e la difesa degli interessi della collettività.

Senza dimenticare come sia indispensabile un’almeno basilare educazione finanziaria con quell’elemento fondamentale di giudizio per cui più aumentano gli interessi, più crescono i rischi.

Non è facile anche perché se è vero, come diceva Cicerone, che la storia è maestra di vita, è altrettanto vero che nonostante le lezioni della storia crisi e truffatori continueranno a gettare sabbia negli ingranaggi della finanza e a cercare a tutti i costi i propri vantaggi.

 

 

Gianfranco Fabi