Finanza

Lvmh si infila il Moncler

Arnault sigla un’alleanza con Ruffini, che si rafforza come primo socio e resta alla guida del gruppo

Lvmh investe su Moncler

Bernard Arnault si infila il Moncler e mette nella cabina armadio di Lvmh un’altra icona del lusso made in Italy. La multinazionale a cui fa capo la stessa Louis Vuitton ha infatti stretto un’alleanza con l’imprenditore Remo Ruffini in base al quale diventa azionista stabile del gruppo dei piumini.

Più precisamente il colosso guidato da Arnault, che è uno degli uomini più ricchi del mondo insieme a Jeff Bezos di Amazon e a Elon Musk di Tesla, ha rilevato tramite una società creata ad hoc il 10% di Double R, cioè del veicolo di investimento controllato da Ruffini Partecipazioni Holding che detiene direttamente il 15,8% di Moncler.

L’operazione avrà due effetti sul capitale:

  • Double R da qui a 18 mesi aumenterà la presa sul gruppo dei piumini fino a un massimo del 18,5%. A finanziare gli acquisti sarà Lvmh che di conseguenza salirà fino al 22% di Double R.
  • Remo Ruffini rafforzerà il proprio ruolo di  maggiore azionista di Moncler.

Arnault raccoglie in senso lato il testimone del fondatore di Stone Island, Carlo Rivetti, che ha da poco interrotto il legame azionario con Ruffini. Rapporto instaurato nel 2020 quando l’imprenditore compra Stone Island con l’intento di rilanciarla come ha fatto con Moncler. Un lavoro quello in Stone Island ancora in corso e che quest’anno ha visto anche l’apertura di due boutique a Vienna e a Seoul.

L’asse azionario e strategico con Lvmh ha galvanizzato analisti e sale operative: questa mattina Moncler è il miglior titolo dell’indice FtseMib di Piazza Affari con un balzo di quasi l’11% che sta trascinando al rialzo l’intero mondo del lusso, a partire da Brunello Cucinelli che avanza del 4,3 percento.

Quanto alla governance di Moncler, Ruffini continuerà a definire e guidare lo sviluppo del gruppo nella veste di presidente e amministratore delegato. E’ stato però firmato un patto parasociale in base al quale Lvmh ha diritto a due suoi rappresentanti nel consiglio di amministrazione di Double R e di un posto nel board del gruppo del lusso.

“Questa partnership rafforza la posizione di Double R in Moncler e fornisce la stabilità necessaria per realizzare la mia visione per il futuro. Ho sempre ammirato lo spirito imprenditoriale di Bernard Arnault e la sua profonda comprensione del settore del lusso e sono felice che supporti così chiaramente le mie ambizioni di lungo termine per gli straordinari marchi del nostro gruppo”, ha rimarcato Ruffini nel comunicato che annuncia l’alleanza

“Moncler è una delle storie di successo imprenditoriale più significative del settore negli ultimi vent’anni. La visione e la leadership di Remo Ruffini sono straordinarie e sono lieto di investire nella sua holding per rafforzare la sua posizione di azionista di riferimento in Moncler e supportare l’indipendenza del Gruppo Moncler”, ha chiosato Arnault con un chiaro tributo alla bravura dell’imprenditore italiano.

E’ stato infatti Ruffini l’autore del rilancio del marchio Moncler, che era sostanzialmente caduto nell’oblio dopo essere stato il piumino simbolo dei Paninari negli anni Ottanta. Fino a quando appunto Ruffini nel 2003 non rileva il marchio, rendendolo una icona del lusso.

Oggi il gruppo Moncler vende i suoi prodotti in tutto il mondo nelle sue boutique, a fronte di un fatturato che nel primo semestre dell’anno è salito a 1,2 miliardi (+11%) e di un utile netto che ha fatto un balzo del 24% a 180,7 milioni.

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A questo punto Moncler e Stone Island entrano, seppur restando autonome, nella collezione di Lvmh. Al colosso del lusso fanno capo infatti oltre alla gran parte dei più noti champagne (da Moët & Chandon a Dom Pérignon, da Veuve Clicquot a Krug) e altri alcolici, marchi dela moda come Louis Vuitton e Christian Dior, così come le italiane Fendi e Loro Piana. Senza dimenticare, tra orologi e gioielli, Bulgari, TAG Heuer o Tiffany; e poi ancora i profumi di Acqua di Parma e anche il Caffè Cova di Milano.

Il fondo L Catterton, vicino allo stesso Arnault, ha inoltre da poco fatto altro shopping in Italia rilevando la catena di trucchi Kiko dalla famiglia Percassi e affiancando Diego Della Valle nell’Opa su Tod’s con l’obiettivo di cancellarla dalla Borsa di Milano e facilitarne lo sviluppo senza l’incubo imposto dalle trimestrali e sfruttando la maggior flessibilità di cui godono le non quotate se per esempio si presentasse una operazione straordinaria.

Proprio ieri sera Tod’s ha scelto come nuovo amministratore delegato lo statunitense John Galantic, classe 1961 e vecchia conoscenza di Chanel che ha fatto crescere puntando sul digitale. Galantic, che vive a Milano e parla italiano, siede anche nel consiglio di amministrazione di Ferrari, probabilmente il marchio della Penisola più celebre al mondo.

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