Mercato obbligazionario. Il crollo peggiore di sempre

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crollo obbligazionario

Per anni e anni l’uomo che vedete riportato nella copertina, Bill Gross, è stato

il più grande gestore obbligazionario al mondo; ribattezzato The Bond King, il Re delle Obbligazioni, ha co-fondato nel 1976 la Pacific Investiment Management Co, meglio nota come PIMCO, una delle più grandi società di gestione al mondo specializzata appunto nelle obbligazioni e gestendo l’allora fondo più grande del mondo, il Total Return Bond Fund (293 miliardi di dollari).

Dopo aver lavorato come giocatore professionista di Blackjack a Las Vegas e alla Pacific Mutual Life dal 1971 al 1976 Gross fondò Pimco portando una innovazione fondamentale: storicamente le compagnie di assicurazione e i fondi  pensione erano i grandi acquirenti di obbligazioni che venivano comprate e conservate in un caveau
e – normalmente – detenute fino a scadenza; Gross capì che sfruttando le inefficienze del mercato che ciclicamente si presentavano (movimenti dei tassi, inflazione, spread eccetera) si potevano fare molti più soldi e portò questa innovazione nella gestione in Pimco facendo guadagnare più soldi di chiunque altro ai clienti (Morningstar, 2010, “Gross gestore del decennio”).

Gross disse: “i mercati obbligazionari sono potenti perché sono la base fondamentale di tutti i mercati. Il costo del credito, il tasso di interesse (su un titolo di riferimento), è ciò che in ultima istanza determina il valore delle azioni, degli immobili, e di tutte le classi di attività.”

Il mercato obbligazionario è così forte che anche uno come Bill Gross ne ha perduto le rotte.

Come molte altre innovazioni finanziarie la creazione di un mercato del debito pubblico e delle relative obbligazioni è un’invenzione del Rinascimento italiano: già nel Trecento-Quattrocento le città-stato medievali finanziavano le frequenti guerre emettendo debito con la caratteristica fondamentale che questi prestiti potevano essere venduti ad altri cittadini (era nato il mercato delle obbligazioni); lo strumento ovviamente si estese poi in tutta Europa e città e Stati sovrani presero ad emettere obbligazioni.

Purtroppo capitava spesso che un emittente, città o Stato, si dichiarasse insolvente verso i propri debiti (un esempio eclatante fu la Corona di Spagna che fece default nove volte tra il 1537 e il 1662). Il mercato si strutturò in modo simile a oggi alla metà del 1700 quando l’Inghilterrà consolidò definitivamente il proprio debito costituendo il Consolidated Fund, i titoli vennero chiamati consol.

I consol erano titoli molto liquidi e attraenti, anche per gli investitori stranieri; alla fine del Settecento ce n’erano due tipi in circolazione: obbligazioni  perpetue al 3% e al 5% prive di scadenza che il Governo poteva rimborsare solo se il prezzo sul mercato fosse uguale o superiore al nominale.

Ma torniamo alla gestione moderna di Bill Gross e al mercato obbligazionario di questi mesi: l’esplosione dell’inflazione oltre l’8% sia in Europa che in America e la conseguente politica di rialzo dei tassi varata dalle banche centrali sulle due sponde dell’Atlantico e un po’ in tutto il mondo sta mettendo a dura prova la resistenza degli investitori in obbligazioni.

Le frasi non dette dalla Presidente della Bce, Christine Lagarde, hanno provocato un mezzo sconquasso nel mercato dei titoli di Stato dell’eurozona in particolare sui cosiddetti periferici, Italia, Grecia, Spagna e Portogallo. I tassi salgono e i prezzi dei titoli scendono in un perfetto meccanismo asimmetrico.

Il mercato scende in maniera importante: -12% per il Bloomberg Barclays Global Aggregate, cioè l’indice mondiale delle obbligazioni, cifra mai vista negli ultimi 45 anni minimo. Molti però non sanno che, anche in periodi di rialzo dei tassi, il mercato obbligazionario – dopo un iniziale periodo di discesa – normalmente fa guadagnare gli investitori.

I livelli di rendimento di molti comparti obbligazionari costituiscono oggi una soglia di entrata decisamente interessante: rendimenti a scadenza del 5, 6 e anche 7% sono ormai abbastanza frequenti e, a meno che non si immagini una ulteriore crescita dell’inflazione e un continuo rialzo dei tassi da parte delle banche centrali (quelli previsti sono già nei prezzi), possono essere già una prima occasione di rientro nei mercati o di mediazione dei prezzi.

Massimiliano Maccari, 20 giugno 2022

 

 

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