Finanza

Nuovo terremoto in Campari, lascia l’amministratore delegato

Crolla il titolo, torna Concewitz e parte la ricerca del successore. Ma è giallo

Fantacchiotti campari

Non c’è pace per Campari. L’amministratore delegato Matteo Fantacchiotti, in carica solo dallo scorso aprile e quindi ancora fresco di nomina, si è dimesso con effetto immediato per “motivi personali”.

Un nuovo terremoto a cui la Borsa risponde con una pioggia di vendite sul titolo che, mentre scriviamo sta perdendo il 6% e passa di mano ormai a 7 euro, sempre più lontano dalle quotazioni pre-crisi.

Per Campari infatti è un momento molto difficile. Due i fattori che impensieriscono le sale operative:

  1. il faldone aperto dalla Procura di Milano nei confronti di Lagfin, la holding di Campari, per una presunta evasione da 1 miliardo su un imponibile di 5 miliardi; nel mirino c’è il trasloco della sede fiscale in Lussemburgo;
  2.  la congiunturale debolezza del mercato degli spirits, conseguente al maltempo che ha imperversato per la buona parte della stagione estiva prossima a terminare, disincentivando la voglia di aperitivo e i momenti conviviali al bar e al ristorante. Con l’esito di deprimere i consumi.

Quanto invece all’aspetto giudiziario, i Pm ritengono che Lagfin avrebbe dovuto pagare la cosiddetta exit-Tax; il caso è simile a quello che ha interessato Exor, la holding con cui gli Agnelli mantengono il 14% di Stellantis e controllano l’icona del lusso Ferrari, oltre che del gruppo Gedi, editore anche dal quotidiano La Repubblica;

Davanti all’addio di Fantacchiotti, Campari corre ai ripari con un doppio interim: le deleghe dell’ad uscente passano a Paolo Marchesini (chief financial and operating officer) e a Fabio Di Fede (general counsel and business development officer) come co-amministratori delegati.

A loro si affianca l’apposito comitato per la transizione della leadership, che sarà presieduto dall’ex amministratore delegato Bob Kunze-Concewitz, il volto storico dell’azienda nonchè l’artefice del suo vertiginoso sviluppo nell’ultimo decennio tramite un’intesa campagna acquisti.

Il comitato, coadiuvato da quello preposto dalla governance, avrà anche il compito di selezionare il profilo più adatto per il nuovo capo azienda di Campari, così da portare la candidatura sul tavolo del cda e procedere con il suo insediamento.

Nel congedarsi Fantacchiotti si è limitato ai ringraziamenti di rito a tutti gli stakeholder e al resto del vertice di Campari, ricordando la sua esperienza di 5 anni nel gruppo prima di prenderne le redini.

Rammaricato per l’addio, il presidente Luca Garavoglia ha tentato di rassicurare il mercato, rimarcando come in Campari l’ambizione di crescita rimanga “fortissima” e come il gruppo abbia dinanzi un “futuro solido”, grazie alla propria organizzazione, alla propria presenza globale e ai propri brand. In sintesi, Campari è impegnata a “continuare a generare una crescita profittevole e sovraperformare” il settore nel lungo periodo, “come abbiamo fatto sin dalla nostra quotazione nel 2001”, ha concluso Garavoglia.

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La ricerca del nuovo amministratore delegato avverrà sia dentro il gruppo sia fuori. Ma di certo dovrà essere rapida, perchè il mercato è allergico all’incertezza. Nel frattempo sono in via di definizione le condizioni economiche per l’uscita dell’ad dimissionario.

 

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