Saranno i risparmi a salvare gli italiani e l’Italia? E se sì, come? Ci sarà una Patrimoniale o verrano finalmente emessi gli Euro-bonds . Ci commissarieranno e saremo costretti a vivere sotto scacco della Troika? Oppure salterà l’Unione e torneremo alla vecchia, cara lira?
Le domande, per niente scontate nascono dall’analisi di quello che sta accadendo attorno a noi. Ma andiamo con ordine e cominciamo dai numeri e da quelli più difficili da sostenere.
Debito pubblico. Ormai supera i 2400 miliardi di euro. E’ la vera zavorra italiana. E’ il motivo per cui la Germania può permettersi di mettere 550 miliardi sul piatto della lotta al Coronavirus ed ai suoi effetti sull’economia mentre l’Italia è costretta a partire con 25. Chi pensava che il debito pubblico fosse qualcosa di astratto, di poco importante, ora comincia a capire quanto danneggi il Paese, soprattutto in situazioni di difficoltà come quelle che stiamo vivendo oggi. Proprio per colpa del debito pubblico, dopo la dichiarazione della Lagarde, i titoli italiani erano stati messi sotto attacco, un attacco che aveva costretto la BCE a tornare sui propri passi ed a porsi in “Modalità Draghi”: pronta a fare qualunque cosa per supportare i Paesi più in difficoltà. Ma più del debito pubblico pesa il disordine della spesa pubblica. L’inefficienza della macchina dello stato, è un elemento di valutazione fortemente negativa per chi investe…Ed ora, che bisognerà aumentare la spesa per far fronte alle necessità sociali e d’impresa, cosa succederà? Un report uscito proprio oggi di Deutsche Bank prevede che il rapporto tra debito pubblico e Prodotto Interno Lordo si avvicini al 160% entro il 2020.
Italia all’asta. L’effetto della copertura di garanzia da parte della BCE si è fatta sentire sull’asta odierna dei titoli di stato italiani. Tutte regolarmente andate in porto le offerte del Tesoro, sia quella relativa al Btp a cinque anni, sia quella relativa al decennale. La domanda è stata superiore all’offerta, a dimostrazione di come l’Italia rappresenti pur sempre un forte polo di attrazione. Tuttavia, seppur in termini che in valore assoluto sembrano marginali, c’è stato un rialzo importante dei tassi d’interesse. Soprattutto il tasso a cinque anni è più che raddoppiato, passando da 0,35% a 0,80%, mentre il decennale è aumentato di mezzo punto passando dallo 0,95% ad 1,48%. Insomma appare evidente, come, nonostante l’effetto BCE, le tensioni sul nostro Paese non solo non siano sparite ma si acuiscano a causa dalla forte frattura esistente in seno all’Unione Europea. Non è un caso che i movimenti dello spread, anche nel corso della stessa giornata, assomiglino più a quelli di un titolo azionario che alle oscillazioni, così come sarebbe giusto che sia, che misurano i rapporti di forze tra due stati come Germania ed Italia.
La Pandemia rischia di impoverire il Paese. La sensazione che circola è che, senza il supporto dell’Unione, l’Italia, ma anche la Spagna e la Francia che segue a ruota le prime due, possa non farcela. In Italia, in Spagna, in Francia c’è un profondo bisogno di liquidità. Il “corpus” economico di questi Paesi è stato SPENTO dalla Pandemia. Un motore che viene spento non è detto che venga riacceso con facilità. Famiglie e imprese rischiano di trovare difficoltà sempre crescenti nel riuscire a sostenersi. La preoccupazione maggiore è per le famiglie più in difficoltà, ed anche per tutti quelli che rischiano di perdere il posto di lavoro. Il paradosso è che c’è preoccupazione anche per tutti quei “lavoratori in nero”, che potrebbero essere anche nell’ordine di qualche milione, che si sono visti privare del loro reddito, qualunque esso fosse, a prescindere che fosse lecito o meno. E poi ci sono le imprese, senza cassa corrente come faranno a resistere?
Risparmio. Dove si troveranno le somme necessarie? La cassaforte del Paese è rappresentata dal risparmio privato ed il cuore di questa cassaforte è costituito da Cassa Depositi e Prestiti. Vediamo un pò di numeri. Il risparmio liquido “tricolore”, come da dati ABI, supera i 4.400 mld di euro, ma se a questi togliamo le partecipazioni e la liquidità delle imprese, di soldi veri restano poco meno di 3.300 miliardi. Di questi 440 sono in Cassa Depositi e Prestiti. L’ 84% di questa somma, come riportato nella grafica del report di bilancio di CDP, è rappresentato da “azionariato popolare” che, altro non è, che “risparmio postale”.
Cassa Depositi e Prestiti. A CDP si guarda come possibile veicolo da cui far passare alcune delle possibili alternative finanziarie per supportare il Paese. E’ di ieri l’interrogazione parlamentare di Sestino Giacomoni che indica proprio: “Cassa Depositi e Prestiti, Banca Europea degli Investimenti e Fondo Europeo degli Investimenti come supporto per il sistema bancario italiano e consentirgli di giocare un ruolo decisivo per fare affluire il danaro a famiglie e imprese. E’ necessario che il Governo imprima una forte accelerazione sul piano dei prestiti con garanzia dello Stato, attraverso la Cassa Depositi e Prestiti che, a sua volta, deve poter operare sotto il controllo della Commissione di vigilanza, organo questo che la maggioranza non convoca da mesi e risulta paralizzato”.
RISCHIO PATRIMONIALE? Ai risparmi guardano in molti. Si guarda ai risparmi per alimentare le imprese, come è stato fatto attraverso i PIR, strumento che andrebbe rilanciato con forza e incrementato. Al risparmio, erroneamente guardano alcuni, folli a mio avviso, come opportunità per abbattere il debito pubblico. Ma ricordiamo, il debito pubblico supera i 2400 mld di euro. Ogni anno ne vengono rinnovati circa 400 mld.
Una patrimoniale che entità dovrebbe avere per sortire un effetto di utilità sui conti pubblici? Se fosse nell’ordine del 10%? Vorrebbe dire, per i conti fatti sul risparmio, un prelievo di circa 300 miliardi. Si tratta di una cifra esorbitante da pagare per famiglie che sono già in difficoltà. Questa cifra, però, non servirebbe neanche a coprire i rinnovi dei titoli di stato di un anno. Senza avere un piano profondo di ristrutturazione, progetti e investimenti, servirebbe soltanto ad impoverire ulteriormente le famiglie. Guai a farla davvero.
RICHIO TROIKA, RISCHIO POLITICO, RISCHIO ISTITUZIONALE. Siamo ad un bivio decisivo della nostra storia. Questo è il tempo della verità. E’ il tempo in cui si potrebbe decidere di abdicare una parte della sovranità di ogni stato dell’Unione per avere più Unione ed averla super-partes. Non ci può e non deve esserci Germania o Italia, Francia o Olanda. Bisognerebbe che ci fosse un’unico Stato.
La vedremo un’ Europa così? Un’Europa così non avrebbe neanche gli Europei di calcio, perché le nazioni sarebbero una sola.
Per come stanno le cose sembrerebbe non esserci alternativa. Dovrebbe essere questa la strada. E non è un’alternativa nemmeno l’eventuale presenza delle Troika, un anacronismo autoritario e austero che nessuno capirebbe e che alimenterebbe altri rancori e dissapori. Tuttavia, per come stanno le cose l’Unione Europea appare sempre più sfibrata e rischia d’implodere prima d’essere mai nata veramente. Per cambiare passo e pelle ci vorrebbero uomini o donne giuste al posto giusto, Merkel, Macron, Johnson, quelli di casa nostra, o l’integralista olandese Mark Rutte. Tutti hanno mostrato di essere inadeguati, hanno dimostrato di non poter interpretare un ruolo più grande di loro. Spaccheranno l’Europa?
Se così fosse mi converrebbe tornare in soffitta. Da qualche parte devo avere un sacchetto pieno di vecchie e care LIRE. Sono nel cassetto di una vecchia scrivania. Sfoglio le banconote. Quanti ricordi. Poi mi chiedo quelle banconote cosa rappresentino?
Sono un passato remoto che non tornerà più o un “ritorno al futuro” che abbiamo già cominciato a vivere?