La notte del 12 settembre sono finiti gli US Open, un importante torneo di tennis che ho seguito da appassionato giocatore d’un tempo ormai passato. Un tennista serbo doveva vincere la finale maschile: era la partita della vita, come lui stesso disse, perché se l’avesse vinta avrebbe fatto suoi tutti i grandi tornei di questa stagione sportiva: il mitico Grande Slam. Non succedeva da decine e decine di anni. E invece ha perso.
La finale femminile è stata vinta da una diciottenne britannica che prima si era dedicata a finire bene gli esami delle scuole secondarie: le importavano tanto. Di certo più del tennis della figlia ai suoi genitori, forse anche a lei. Era la 160° nella classifica mondiale. Non ha mai perso un set e ha vinto il torneo. Che cosa dovrebbe insegnare un consulente professionista o un modesto professore dilettante come me a un risparmiatore: se ci tieni meno ai tuoi soldi, questi col tempo diventeranno di più.
L’11 settembre 2021 è stato l’anniversario dall’attentato terroristico alle torri gemelle. Il mondo è cambiato. Che cosa è successo in venti anni esatti? I mercati emergenti sono saliti del 689%, l’oro del 570% e l’indice S&P500 del 517% (per non parlare dell’indice tecnologico Nasdaq, il campione assoluto, ma il più altalenante del ventennio).
Alti e bassi, ma alla fine del ventennio molti più alti che bassi. Se vi importava assai dei vostri soldi, questi alti e bassi vi avrebbero distrutto. Se vi importava meno, come alla tennista britannica, alla fine avreste vinto.
Alla maggioranza degli italiani non piacciono le palpitazioni indotte dai mercati, fanno loro troppo paura: hanno investito in maggioranza i loro risparmi in case, in titoli a reddito fisso e in liquidità. Non hanno mai perso molto, anno dopo anno, ma alla fine non hanno neppure vinto. A loro è sfuggito il decennio d’oro, probabilmente irripetibile nel corso della mia vita.
Il decennio d’oro per i mercati azionari: l’ultimo. Un’occasione non facile da ripetere, come l’occasione del Grande Slam per il giocatore serbo. Morale: se moltiplicate un’importanza minore dei soldi nella vita (“meno”) per un’importanza minore delle perdite temporanee (“meno”) alla fine avrete più soldi (“più”). Vi siete mai chiesti perché in matematica “meno” moltiplicato per “meno” da “più”?
Paolo Legrenzi