Finanza

Saipem si sposa con la norvegese Subsea, nasce un nuovo big delle trivelle

Patto parasociale tra Eni, Cdp e Siem. La regia resta in Italia, Giorgetti soddisfatto

Saipem © Fotonen, Bernhard_Staerck e Jan-Rune Smenes Reite tramite Canva.com
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Nel bel mezzo della guerra del gas che sta schiacciando le famiglie e le imprese italiane sotto il macigno del caro-bollette, vede la luce il nuovo big europeo delle trivellazioni e dei servizi dell’energia. A donargli la vita sono l’italianissima Saipem e la norvegese Subsea7, che sono pronte a unire le proprie forze in un unico gruppo da 20 miliardi di ricavi aggregati e 43 miliardi di ordini.

Per capire di che cosa si tratterà basta dare un’occhiata ai dipendenti del nuovo gruppo: la forza lavoro sarà di 45mila unità, dei quali 9mila saranno ingegneri o project manager. Specialisti pronti a cogliere ogni occasioni per le perforazioni, soprattutto quelle in mare aperto, cogliendo ordini che stanno progressivamente crescendo di dimensioni in parallelo alla stazza dei committenti.

Il nome scelto è Saipem 7, crasi che non brilla di creatività per tra Saipem e Subsea7, ma quello che conta è la sostanza. Le due spose, che valgono in Borsa 4,6 miliardi circa ciascuna, si definiscono “fortemente complementari” sia a livello di business sia come penetrazione di mercato sul globlo terrestre.

Capaci, quindi, di unirsi in un “nuovo leader globale nel settore energy services”, alla faccia dei no-triv e dei talebani dell’ambiente che, mentre combattono contro il ritorno dell’Italia al nucleare impostato dal governo Meloni, si ostinano ad affidarsi unicamente a eolico e fotovoltaico. Del tutto incuranti dei costi che questo comporta per l’economia reale.

Subsea 7 avrà un margine operativo lordo prossimo ai 2 miliardi e sarà in grado di assicurare creazione di valore sul lungo termine, si legge nel comunicato stampa che annuncia l’operazione già approvata dai rispettivi consigli di amministrazione con la firma di un memorandum di accordo che ora andrà al vaglio delle assemblee degli azionisti.

Le nozze, si legge nel comunicato stampa diffuso da Saipem, saranno strutturate “come una fusione tra pari con un rapporto di concambio fisso 50-50”. In particolare gli azionisti di Subsea7 riceveranno 6,688 azioni di Saipem per ogni titolo Subsea7 in loro possesso oltre a un maxi-dividendo.

A fusione avvenuta i grandi soci Eni, Cdp Equity e Siem Industries firmeranno inoltre un patto parasociale che blinderà il 29% del capitale. La regia per una volta sarà però italiana, perché è Saipem a incorporare Subsea, mantenendo la sede sociale nel nostro Paese.

Quanto alla Borsa, ci sarà una doppia quotazione in Piazza Affari e alla Borsa di Oslo. Non solo, dal punto del vista del capitale complessivamente sarà in mani italiane il 17% della società (10,6% farà capo a Eni e il 6,4% a Cdp) contro l’11,8% della norvegese Siem Industries. L’amministratore delegato in pectore è l’attuale numero uno di Saipem Alessandro Puliti, mentre Oslo sceglierà il presidente.

“Con questa operazione creiamo un leader globale di grande valore industriale e tecnologico. Saipem nel corso degli ultimi anni ha compiuto un percorso di continuo miglioramento delle performance operative e finanziarie che l’ha portata in una posizione di eccellenza tale da potere essere protagonista di questa trasformazione significativa: un grande risultato che valorizza pienamente il sostegno che abbiamo fornito nel nostro ruolo di azionisti”, ha detto l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi.

“Assieme a Eni abbiamo lavorato in sintonia e con successo al perfezionamento di una grande operazione industriale. L’unione delle attività di Saipem e Subsea7 rappresenta un significativo rafforzamento di aziende ad alta tecnologia e affermate nei mercati di riferimento e che da oggi, sfruttando la loro complementarietà, danno vita a una realtà destinata a diventare leader mondiale nel settore”, ha aggiunto Dario Scannapieco che guida Cassa Depositi prestiti.

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Marcata anche la soddisfazione del governo: questo accordo di fusione, secondo il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che con il Mef è grande socio della stessa Cdp, “rappresenta un perfetto esempio di come il pubblico può valorizzare operazioni industriali imponenti. Con questa fusione, infatti, si costruisce un colosso mondiale del settore dell’ingegneria energetica ma con sede in Italia, a Milano”.