Finanza

Salgono i tassi? A rimetterci saranno i correntisti

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Attenzione alle rate dei mutui, e per le banche torna il rischio crediti deteriorati e lo spettro del BAIL_IN. Il Debito Pubblico? Sarebbe ancor più difficile arginarlo senza crescita. Basteranno le banche centrali?

E se improvvisamente arrivasse davvero l’inflazione? E se davvero cresceranno nuovamente i tassi d’interesse?

Chi se ne avvantaggerebbe? Chi, invece si troverebbe in forte difficoltà? Correntisti, risparmiatori, banche, assicurazioni, mutuatari, debitori e creditori; chi vincerebbe e chi perderebbe con un quadro congiunturale opposto a quello attuale?

 

Il quadro congiunturale

Ciò che sta avvenendo nelle ultime ore è davvero un fenomeno nuovo. L’economia, spinta dai vaccini, spinta dall’idea che dalla Pandemia si possa uscire, spinta dal crollo dei contagi negli USA, dove proprio i vaccini sembra stiano facendo la propria parte nella lotta al Coronavirus, sta ripartendo con un passo che sembra più deciso rispetto alle più rosee previsioni. Improvvisamente sono saliti i prezzi delle materie prime, di cui tutti fanno incetta. Se crescerà, come sembra, il numero di auto elettriche, serviranno i materiali necessari all’assemblaggio delle batterie, il digitale avrà bisogno di silicio per i processori e così via.

Insomma, la ripresa non è ancora cominciata che già le aziende di mezzo Mondo hanno cominciato a comportarsi come se fosse già partita. La sensazione è che nessuno si voglia far trovare impreparato rispetto al momento in cui tutto ricomincerà a girare nella maniera giusta.

 

Inflazione e tassi d’interesse

La corsa alle materie prime, naturalmente ha fatto salire i prezzi delle stesse e la risalita dei prezzi ha accesso i riflettori su un possibile ritorno dell’inflazione. Automaticamente abbiamo assistito ad un rialzo dei tassi d’interesse, soprattutto per le durate più lunghe, tassi che di solito si muovono di pari passo all’inflazione. Molti economisti continuano a guardare alle enormi masse di liquidità che circolano nel Mondo, anche come risposta al Covid-19, come un elemento che potrebbe far scattare verso l’alto prezzi, inflazione e tassi d’interesse nei prossimi mesi.

Insomma, secondo molti, quello che abbiamo visto nell’ultima settimana rappresenta una minima scena di prologo rispetto a quello a cui potremmo assistere nel corso dei prossimi mesi. Naturalmente, come già osservato nei giorni scorsi, un rialzo dei tassi porterebbe anche a forti spostamenti degli investimenti dai comparti azionari a quelli obbligazionari in virtù del fatto che l’offerta a reddito potrebbe tornare ad essere più appetibile per una parte degli investitori.  Le violente oscillazioni che abbiamo visto nei giorni scorsi su alcuni titoli azionari ne sono la più palese testimonianza.

 

Chi Vince? Chi perde?

Cominciamo dai risparmiatori. Indubbiamente oggi dal punto di vista del ritorno economico gli investimenti, a meno che non siano azionari, hanno dato poco o nulla. Molti hanno soldi quasi totalmente in conto corrente per cui, per questi, un eventuali rialzo dei tassi d’interesse potrebbe rappresentare una manna dal cielo, perché potrebbero ricevere redditività, seppur minime, in grado di coprire almeno le spese sostenute per la tenuta dei conti.

Quindi siccome stiamo parlando, di aumenti che potrebbero essere nell’ordine di un punto, un punto e mezzo nel lungo periodo, ecco che i risparmiatori dovrebbero comunque essere chiamati a fare scelte diverse per riuscire ad avere qualcosa che possa essere utile per la crescita dei loro capitali. In pratica, almeno da questo punto di vista, cambia poco o nulla. Ci sono però altri aspetti che meritano invece punti di attenzione particolari,

 

Per chi ha un mutuo (soprattutto a tasso variabile)

Per tutti coloro che hanno un mutuo invece, le cose potrebbero essere molto diverse nei prossimi mesi. Naturalmente chi ha sottoscritto un prodotto a tasso fisso non avrà di cui preoccuparsi mentre invece chi dovesse avere sottoscritto un mutuo a tasso variabile, in caso di aumento importante dei tassi di interesse, si potrebbe ritrovare con aumenti importanti delle rate degli stessi. Questo potrebbe incidere non poco sui bilanci delle famiglie che avrebbero imperiose voce di spesa in più in un contesto di mercato ed economico già molto difficile e complicato.

 

Banche

Diversa è la situazione del mondo bancario. Un aumento dei tassi di interesse, infatti, potrebbe determinare un forte aumento dei crediti deteriorati in quanto molte imprese potrebbero avere difficoltà a restituire i loro debiti in un contesto economico che si fa sempre più complicato. Inoltre l’entrata in vigore della normativa dell’Eba di inizio anno potrebbe acuire notevolmente questo difficile momento. Un aumento quindi dei cosiddetti Npl potrebbe mettere in condizione alcune banche di trovarsi sull’orlo di una situazione fallimentare proprio nel momento in cui le autorità europee potrebbero smettere di aiutare gli istituti di credito continentali, visto che si sta uscendo dal clima pandemico.

Vedremo nuove banche fallire? È possibile che qualche istituto già in difficoltà possa proprio per i motivi che abbiamo scritto sopra avere qualche problema in più del dovuto rispetto al Bail_In. Naturalmente per le banche c’è anche il risvolto positivo della medaglia visto che in caso di aumento dei tassi interesse il ritorno che avrebbero da prestiti e investimenti porterebbe loro qualche margine di utile a cui da tempo erano state costrette a rinunciare.

Ma saranno più le problematiche con i vantaggi? Staremo a vedere nelle prossime settimane. Sta di fatto che anche in questa situazione a rischiare di pagare le conseguenze di tutto questo potrebbero essere sempre i risparmiatori.

 

Debito Pubblico

C’è un unico aspetto da considerare e da tenere in conto. Un eventuale aumento dei tassi d’interesse farebbe esplodere ancor più il nostro già elevato Debito Pubblico. Diventerebbe insostenibile. Per le banche che hanno tanti titoli di stato in pancia sarebbe un aggravio in termini di bilancio, con conseguenze pesantissime sui parametri di solidità richiesti dall’autorità europea.

Insomma, tutti aspettavano la ripresa. Ma sembra che la ripresa, arrivando ad ampie falcate, come scritto nelle prime righe di quest’articolo sia più deleteria che vantaggiosa.

Ma forse, è solo una questione di normative e di regole stringenti che vogliono imbrigliare ciò che non si può imbrigliare: il libero mercato.

 

Leopoldo Gasbarro