Schiaffo a Mirafiori, anche Leapmotor sceglie la Polonia

L’alleato cinese di Stellantis vuole produrre a Tychy la sua nuova piccola. E in Italia c’è un accordo per esodi incentivati

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tavares polonia

Altro che Mirafiori. Finirà in Polonia anche la nuova “piccola” elettrica prodotta da Leapmotor, la casa automobilistica cinese alleata di Stellantis. Sfuma così un’altra delle promesse di soccorso e  di rilancio dell’impianto simbolo dell’ex Fiat a Torino.

Leapmotor, legata a Stellantis da una joint venture di cui detiene il 79%, sembra infatti aver deciso di realizzare a Tychy una vettura elettrica di dimensioni equivalenti alla nostra Panda.

La produzione dovrebbe partire a breve, secondo la testata specializzata Automotive News nel secondo trimestre di quest’anno. Portando così altro lavoro e business al sito polacco, già oggi incaricato di assemblare e di mettere su strada altri modelli Stellantis, come la Fiat 600 e la Jeep Avenger a cui dovrebbe presto aggiungersi una Alfa Romeo.

L’operazione sancirà lo sbarco in Europa di Leapmotor che a febbraio era stata identificata come il cavaliere bianco per Mirafiori. L’impianto torinese si trova ormai in uno stato di grande sofferenza,  se non di pre-agonia: attualmente le sue catene di montaggio assemblano la Fiat 500 elettrica e due Maserati: la GranTurismo e la GranCabrio.

Come è noto quello del Tridente non è certo un marchio “popolare”, visti i prezzi del suo listino. Sale quindi l’attesa del governo e dei sindacati per capire quale modello deciderà di affidare a Torino l’ad di Stellantis, Carlos Tavares. Il tavolo per le trattativa è in calendario il 3 di aprile.

Il manager portoghese, a cui John Elkann ha affidato Fca dopo la fusione con Psa che ha dato vita a Stellantis, ha intanto ingaggiato un duro braccio di ferro con l’esecutivo, che è determinato  ad arrivare ad almeno un milione di veicoli prodotti in Italia, tra automobili e furgoni.

I dissapori sono più volte sfociati in un aperto scontro verbale tra Tavares e il ministro delle Imprese Adolfo Urso. Da un lato Stellantis ha fatto capire come la competitività di buona parte degli impianti italiani dipenda dalla disponibilità del governo a concedere nuovi incentivi, quindi altri soldi finanziati con le tasse dei contribuenti.

Dall’altro Urso ha sferrato il contrattacco, mettendosi alla ricerca di una casa produttrice estera disponibile a puntare sulla Penisola. Una azione diversiva che per ora non ha sortito alcun risultato. Infine John Elkann, l’erede dell’Avvocato, è andato in missione diplomatica da Mattarella a battere cassa.

Per approfondire leggi anche: Ciaone di Stellantis a Pomigliano, la Panda elettrica parla serbo. Qui, invece, Niente Apple car, cancellato il sogno di Jobs.

Di certo non è un buon segno per la tenuta dell’occupazione in Italia, l’accordo quadro firmato ieri da Stellantis con i sindacati per alcune uscite incentivate. La Fiom non ha aderito. Ma il dimagrimento del settore pare irreversibile a livello globale: negli Usa sono in uscita altri 400 colletti bianchi da Jeep.

 

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