Finanza

Stellantis, crolla la produzione in Italia. Mirafiori e Melfi dimezzate

Sempre più lontano l’obiettivo di un milione di auto annunciato dal ministro Urso

Stellantis © okfoto e Wavebreakmedia tramite Canva.com

Altro che un milione di auto prodotte in Italia da Stellantis. Basta dare una rapida occhiata alla crisi in cui versano gli impianti dell’erede della Fiat di Gianni Agnelli per capire che siamo ai minimi termini. Nel caso di Mirafiori, la fabbrica simbolo dell’Avvocato, siamo persino a un passo dall’agonia.

A tirare le somme è stato il sindacato dei metalmeccanici Fim-Cisl, dopo i tavoli con la casa automobilistica franco-italiana svoltisi al ministero delle Imprese e del made in Italy con Adolfo Urso. Nel primo  trimestre di quest’anno Stellantis ha prodotto in Italia 105.255 automobili, il 23,8% in meno rispetto a un anno prima.

Il totale sale a 170.415 (-9,8%) se si considerano anche i veicoli commerciali, cioè camioncini e furgoni. Ma quello che fa davvero riflettere è l’istantanea dei singoli impianti, scattata dai sindacati. Perché Mirafiori, Melfi, Cassino e Modena hanno dimezzato le auto uscite dalle loro catene di montaggio.

Ecco il dettaglio di quello che è accaduto da gennaio a marzo di quest’anno:

  • Mirafiori ha prodotto 12.680 vetture (-51% rispetto alle 25.900 conteggiate nello stesso periodo del 2023);
  • Cassino (Frosinone) ha prodotto 8.540 vetture (-40,7%);
  • Melfi (Potenza) ha prodotto 25.100 vetture (-50,7%);
  • Modena ha prodotto 105 vetture (-68,2% rispetto alle precedenti 330), davvero poche anche se si tratta di un marchio premium come Maserati.

Si salvano, invece, per ora dallo stallo generalizzato Pomigliano d’Arco (Napoli) che ha sfornato 58.830 vetture e Atessa (Chieti) con i suoi 65.160 furgoni: i due stabilimenti sono in crescita, rispettivamente, del 26 e del 28,5 percento.

Mirafiori appare, quindi, sempre più una cattedrale nel deserto di Torino, aggrappata alla Fiat 500 elettrica (prodotta però ormai in appena 11.360 esemplari) e al Tridente, peraltro ridotto da cinque a due modelli (la Gran Turismo e la Gran Cabrio). Le stesse vendite della Fiat 500 elettrica molto dovrebbe far riflettere sulla crisi che stanno attraversando le auto con la spina, bocciate anche da Mister Toyota.

Molto difficile la situazione anche a Cassino, a cui sono affidate le Alfa Romeo Stelvio e Giulia oltre alla Maserati Grecale. Così come a Melfi, che sforna la Fiat 500X e la Jeep Renegade, in attesa dei nuova gamma elettrica promessa dall’ad Carlos Tavares.

Proprio la penuria di modelli rende molto complesso il rilancio degli impianti e si riflette sui ripetuti e vigorosi tagli occupazionali nel nostro Paese decisi da Tavares e dal presidente John Elkann. Anche perché nel frattempo Stellantis, come tutte le multinazionali, ragiona in un’ottica globale.

Così il gruppo presieduto da Elkann ha detto “Ciaone” a Pomigliano, portando la Panda elettrica in Serbia e l’alleata cinese Leapmotor ha scelto la Polonia assestando un altro schiaffo a Mirafiori.

Per approfondire leggi:  Il marchio Fiat perde dopo 96 anni il primato delle vendite in Italia. Qui, invece, i nuovi aiuti pubblici chiesti da Stellantis al governo con il ricatto degli impianti e la missione diplomatica di Elkann al Quirinale per ricucire e battere cassa.

In sostanza, secondo le proiezioni dei sindacati, senza una vera e altrettanto improbabile scossa quest’anno dagli stabilimenti di Stellantis lungo la Penisola usciranno poco più di 630mila veicoli. A conti fatti saranno quindi 120mila in meno rispetto al 2023. L’obiettivo di un milione di auto annunciato da Urso è sempre più un miraggio.

 

 

 

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